Possesso, gioco, pali e zero punti

Ha ragione mister Tami quando dice che nel calcio non è mai simpatico chiamare in causa la dea bendata. Ma non aveva torto nemmeno quel tale che sosteneva che la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo. Ciò che è successo mercoledì sera a Cornaredo, che era poi il secondo atto della beffarda serata dell’interruzione per pioggia, ha dell’incredibile. Se il 29 luglio nei 45 minuti giocati il dominio luganese era stato impressionante (61 a 39% il possesso palla), nella ripetizione -specie nella ripresa- la superiorità di Sabbatini e compagni è risultata schiacciante. Il dato finale del possesso parla di 66 a 34 per i padroni di casa. Con i sangallesi costretti a difendersi con ogni mezzo (21 falli commessi contro 11) nel disperato tentativo di portare a casa un punticino. Un pari, sia detto chiaramente, che era il minimo sindacale che il Lugano avrebbe dovuto incamerare. Ma i due pali, il rigore dato e non dato e le altre occasioni non sono servite. La difesa a oltranza dei Contini-boys, che ha ricordato quella degli zurighesi due settimane prima, ha avuto la meglio. E’ il campionato svizzero, bellezza, commenterebbe qualcuno. Ne prendiamo atto anche se da tifosi preferiamo vedere una squadra che gioca al calcio per novanta minuti in modo propositivo senza limitarsi a speculare sugli errori avversari. Chi si affida al gioco prima o poi viene ricompensato.

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