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Tramezzani: si può crescere anche perdendo

Contrariamente a quanto era avvenuto dopo le vittorie di San Gallo e Losanna quando, alla settimanale conferenza stampa  si erano presentati dei giocatori, venerdì è stato il tecnico Paolo Tramezzani a rispondere ai giornalisti. La prima domanda ha riguardato la decisione di convocare i giocatori lunedì scorso alle 6 del mattino per rendere visita a un’azienda del settore edile.

-Come ha vissuto e ha reagito la squadra a questo provvedimento?

“Il messaggio non era legato solo al presente o alla prossima partita. Volevo dare un senso a quello che stiamo facendo, in parte abbiamo fatto cose positive che mi hanno reso felice di quello che la squadra ha dimostrato in questo mese e mezzo di campionato. Però tutto quello che  faccio non lo faccio pensando al giorno dopo, guardo più avanti, a tutta la stagione come ho fatto da  quando sono qui e penso anche al futuro visto che ho due anni di contratto. Il messaggio i ragazzi l’hanno ricevuto, abbiamo voltato pagina, non ho altro da aggiungere se non che amo da morire le persone, in questo caso i giocatori, che cadono e si rialzano. Amo da morire i calciatori che cadono, lasciano dei pezzetti di loro stessi in terra, si rialzano li  raccolgono e ripartono. Il convincimento è che questa squadra se riuscirà in futuro a trovare sempre anche nelle difficoltà la forza di reagire nell’arco di ogni partita potrà fare un buon cammino. Fino adesso ci siamo riusciti. In queste sei  partite, quattro delle quali fuori casa, abbiamo portato avanti la nostra crescita calcistico-tattica individuale e caratteriale. Ogni tanto capita di sbagliare e quindi si riparte come con i ragazzi abbiamo deciso di fare anche questa volta.”

-Da molti quello che hai lanciato è stato interpretato come un segnale nel senso “attenzione non sediamoci che la classifica è corta” altri magari dicono che sei stato un po’ troppo duro.

“Lo so e rispetto tutte le opinioni e qualsiasi tipo di giudizio emerso in settimana e non ho altro da aggiungere”.

-Come ti è nata l’idea: è una cosa che avevi già pensato?

“Basta, voltiamo pagina. Non ho rilasciato dichiarazioni in proposito in settimana a nessuna testata o tv svizzera o straniera che mi ha contattato. Il messaggio voleva assolutamente restare privato. Ne avevo parlato dopo la partita con i dirigenti e per me la cosa era solo ed esclusivamente con i miei ragazzi. Chiaramente oggi le notizie sono difficilmente controllabili ma la cosa è finita lì. Il messaggio doveva essere chiaro per me -perchè in fabbrica ero presente anche io alle 5.30 del mattino e perchè in fabbrica ci ho lavorato e devo ringraziare mio padre e mia madre- e per i miei ragazzi. Poi tutte le considerazioni dell’esterno personalmente non mi hanno creato nessun problema nella gestione del post lunedì.”

-Sui giornali bernesi, dopo il  pareggio (0-0) con il Losanna, si è parlato di uno Young Boys un po’ diverso. Di solito è una squadra che fa gol ma ne subisce anche parecchi. Ha cambiato un po’ atteggiamento tattico, hai sicuramente avuto occasione di vedere la partita?

“E non solo quella. Solitamente il mio staff lavora molto sull’avversario  e nell’analisi delle prestazioni è emersa una squadra che ha probabilmente pagato un po’ l’eliminazione a sorpresa dalla Coppa svizzera e che forse nelle ultime partite non ha mostrato tutte le qualità che ha. Dopo il Basilea a livello individuale lo Young Boys è la squadra più forte. Con il Losanna  hanno fatto una determinata partita ma i vodesi li abbiamo incontrati noi la settimana precedente e ci avevano messo in difficoltà specie nel primo tempo. A dimostrazione che è un campionato molto equilibrato, quindi anche le grandi squadre se non sono al cento per cento rischiano.”

-Cosa temi di più della squadra bernese?

“Il fatto che è una squadra che può esprimersi molto meglio di quanto fatto di recente. E’ un complesso che avrà voglia di chiudere bene il campionato. Ha un allenatore bravo e preparato.  Penso che in questo momento siano queste le cose che dobbiamo temere maggiormente.”

-Con il senno di poi, tornando indietro di una settimana, la controprestazione con il Thun era nell’aria, si sarebbe potuto fare qualcosa di diverso e soprattutto questa settimana hai avuto contromosse?

“L’ho detto anche ai ragazzi e glielo avevo già detto prima della partita di domenica. Studiando e rivedendo gli allenamenti, usando tutti gli strumenti scientifici a disposizione per monitorare carichi di lavoro, disponibilità e recupero, era stata probabilmente la settimana migliore che  avevamo fatto finora. Quindi sai: è la conferma  di quello che ho sostenuto altre volte e che mi capitava anche quando giocavo. Le percezioni che hai durante la settimana  possono essere veritiere fino a un certo punto. Abbiamo fatto settimane  in cui abbiamo lavorato meno bene ed è arrivata la prestazione. E’ chiaro che la base deve essere sempre la continuità del lavoro. Poi sull’analisi della partita -che è una cosa che facciamo sempre anche con i ragazzi- è chiaro che eravamo convinti di fare una prestazione diversa e avevamo preparato una partita diversa. Ve l’ho già detto domenica: a Thun loro hanno fatto quello che avremmo dovuto fare noi e quello che avevamo preparato. Tante volte anche se ti prepari bene non è detto che in campo ti vengano determinate cose”.

-Si dice spesso dei giocatori che devono imparare dalle sconfitte. Come allenatore ti ha dato qualche sensazione nuova, qualcosa che prima non sapevi?

“E’ chiaro: l’avete sottolineato voi spesso e continuate a farlo che sono alla mia prima panchina come capo allenatore. Mi trovo a gestire cose nuove. I cinque anni che ho fatto in Albania da secondo allenatore ero una figura diversa, pur partecipe all’interno di quel progetto, ma condividevo tutto con a fianco un’altra persona.  Oggi sono io ad avere a fianco altri, non è un grandissimo  cambiamento ma sei tu che decidi anche i messaggi che devi dare, come devi gestire  determinate situazioni sotto tutti i punti di vista. Però ho sempre vissuto  molto serenamente sia i momenti belli che quelli meno belli. Quindi le vittorie ma anche le sconfitte. Avendo giocato 20 anni e avendo fatto altri lavori oltre al calcio, ma quasi sempre su un terreno di gioco, so benissimo che può  succedere, che la sconfitta può essere sempre dietro l’angolo. Ritengo che la cosa più importante sia poter ripartire, che la sconfitta vada analizzata nel modo giusto per fare in modo che di fronte a successive difficoltà si sappia, io come la squadra, come opporsi.”

-La partita di  Thun era stata presentata come quella “della svolta” a livello di classifica per i bianconeri. Dopo la brutta sconfitta può essere che la prossima gara sia in realtà più importante dal punto di vista della prestazione e delle reazione dei giocatori, piuttosto che del risultato?

“Secondo me la svolta in classifica è stata data nelle quattro partite precedenti alla trasferta di Thun, nel senso che siamo riusciti  a creare un discreto margine dalle ultime posizioni. Abbiamo guadagnato punti e quindi secondo me lì è stato fatto il primo passo in avanti considerando che l’obiettivo principale, da quando sono arrivato a Lugano, era la salvezza. Vi confermo che tuttora l’obiettivo mio rimane quello per quanto riguarda la classifica e la stagione, ma è chiaro che devo fare nel frattempo anche altre considerazioni. Per quanto attiene allo Young Boys non voglio che abbiamo una reazione limitata a una partita, la cosa più importante è capire perché sbagliamo certe partite, perché  in quelle occasioni non riusciamo a fare determinate cose. La crescita di una squadra non vuol dire che non perda più, ma che si renda conto e si sforzi nel capire come gestire difficoltà,  avversari più forti o che quella domenica stanno meglio di te, sono messi  meglio in campo. E’ questa la vera crescita. Non so dirvi quanto tempo  ci metteremo ma la strada che abbiamo intrapreso è stata abbastanza lineare e questo mi da fiducia pensando alle partite da qui alla fine del campionato. Non guardo solamente alla prossima.”

-Che messaggio  vuoi dare tatticamente e come schieramento: di rivoluzionare tutto o di ribadire fiducia a quelli che hanno sbagliato?

“La mia fiducia i ragazzi ce l’hanno. Anzi avendo sbagliato  tante volte quando giocavo sono cresciuto maggiormente quando le persone mi spiegavano dove avevo sbagliato. Faccio le considerazioni che ho sempre fatto, terrò presente come sempre quello che i ragazzi mi dimostrano in settimana. Come tutte le settimana ho difficoltà nello scegliere perché i ragazzi si impegnano tutti e sempre, hanno voglia di giocare. Ho la fortuna di avere non undici titolari ma molti di più. Chi è dietro scalpita: la concorrenza secondo me fa bene. Quindi terrò presente  come sempre gli elementi a disposizione e l’avversario, cercando di mandare in campo una squadra che si trovi bene, che sia equilibrata, che sappia quello che può e deve fare”.

-A proposito di rosa, come le sembra Cümart, il nuovo difensore venuto dal Basilea?

“Innanzitutto è un ragazzo che ha voglia di arrivare. Si vede che viene dal settore giovanile di una società molto importante, che ha determinate qualità, ha voglia, ha fame, si è inserito subito bene. Ha 19 anni, è la prima volta che è  lontano da casa e si trova in una realtà importante anche per lui. Quello che ho visto in questi giorni è qualcosa di estremamente positivo e mi fa piacere che il club manager Manna e la società  siano riusciti a ingaggiare un elemento che seppur giovane può darci una mano in difesa in un momento in cui abbiamo diverse assenze.”

-Che notizie avete di Rosseti, operato alla schiena a inizio anno?

“Lo sentiamo io settimanalmente e Manna quotidianamente. E’ ancora a Torino presso lo Juventus Medical Center a fare la rieducazione lo aspettiamo. Bisogna avere molta pazienza ma l’importante per lui è che risolva definitivamente questo problema che, aggiunto ad altri guai fisici che ha avuto in passato, lo condizionava e ne ha un po’ rallentato la carriera. L’allenatore dell’U21 italiana Gigi Di Biagio mi ha detto se stanno tutti bene è lui il mio centravanti. Mi fido di Gigi e sono convinto che il suo ritorno sarà veramente molto importante per questa società. Non so dirle quando avverrà.”

 

 

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