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Renzetti: non si può mollare

E’ un Angelo Renzetti (fotoRiva) stanco ma soddisfatto quello che si presenta nella sala stampa di Cornaredo al termine della partita che ha sancito la matematica salvezza del Lugano. Lui che questa squadra l’ha costruita tassello dopo tassello e che ne ha sempre proclamato il valore ha dovuto soffrire, assieme ai tifosi, sino alla penultima giornata per un verdetto che sarebbe stato meritato con largo anticipo.

“Ora ci si può rilassare un momento ma la tensione deve restare alta perché il prossimo campionato inizia tra poco e la società in questo breve periodo deve risolvere un po’ di problemi: fare delle scelte soprattutto, perché l’aspetto economico sta diventando preponderante con questa pandemia. Anche le prospettive che ci vengono offerte non sono ottimistiche e pertanto bisogna premunirsi, cosa non facile nelle due settimane che ci separano dall’inizio della preparazione. Vedremo cosa si può fare”.

-Non sapete ancora come verrà organizzata la prossima stagione ma intanto dovete prepararvi, impresa non facile?

“Esattamente. Bisogna vedere quanto manca nel budget, si sono accumulati debiti per la pandemia e bisogna stare attenti. Non puoi assolutamente stare sereno.”

-Quante cessioni pesanti dovreste fare per ripianare la situazione ed avere un po’ di tranquillità economica?

“Il problema di fondo non è il numero delle cessioni. Quando sei in difficoltà non devi farti problemi o patemi d’animo di fronte alla partenza di questo o quel giocatore. La difficoltà vera è il mercato: è difficile in questo contesto fare ricavi importanti, in Svizzera ci sono squadre blasonate che non possono fare investimenti. Una volta era più facile: avevi un bravo giocatore e il Basilea, lo Zurigo e l’YB te lo comperavano subito. Non è più così e la stessa cosa vale per l’estero. In questi  tempi ci sono stati offerti una ventina di giocatori al giorno che non prendevano più lo stipendio o per motivi analoghi. Bisogna tener conto di questa problematica che è generale.”

-La vediamo pacato dopo questa salvezza: è perché è provato  più sereno rispetto al recente passato?

“Non vivo di serenità altrimenti non farei quello che sto facendo. Sono pacato perché ho un quadro chiaro della situazione e questo mi aiuta. Abbiamo  preso atto dei paletti e degli estremi del bilancio e vedremo di agire di conseguenza.”

-E’ deluso dal fatto che dalla classe politica non è venuto nessun segnale di sostegno per lo sport professionistico svizzero ma solo considerazioni negative?

“Non sono deluso dalla politica ma da chi ci rappresenta che non è stato in grado di ottenere una aiuto che è un po’ dovuto”.

-Cosa significa la quinta salvezza consecutiva da questo siete in Super League sotto la sua presidenza?

“Ogni anno è più difficile perché o ci qualifichiamo per l’Europa o rischiamo di cadere. Al di là del primo anno di Zeman quando avevamo una rosa al limite per la Super League, nelle stagioni seguenti le fatiche di Europa League le abbiamo risentite in campionato, mentre nelle due stagioni senza impegni europei abbiamo avuto la forza di qualificarci. Senza i punti buttati via anche quest’anno ci saremmo arrivati: il Basilea non ha mai preso tre gol in un primo tempo da quando è in Super League, a Lucerna eravamo in vantaggio per 3-0 e ci siamo fatti rimontare, senza dimenticare le partite con l’YB qui e il San Gallo. C’è un po’ di rammarico ma va bene così. Se poi vincessimo a Neuchâtel e il Lucerna  on facesse i tre punti arriveremmo quindi e in Europa e sarebbe un risultato eccezionale. Purtroppo questi traguardi li ragliamo sempre all’ultima o penultima giornata e prima c’è una vera via crucis.”

-La rifaresti la scelta di sostituire Celestini con Jacobacci?

“Sicuramente, al di là che ho cambiato molti allenatori devo ribadire che il tecnico lo fa il gruppo. Quando i giocatori non sono più in sintonia con chi li guida bisogna intervenire. E gestire 25  professionisti è difficilissimo. Ricordo i tempi di Bordoli che ci stava portando in Super League eppure mi sono trovato otto titolari in ufficio: è sempre il gruppo che decide. Con Celestini non passava più un messaggio positivo, invece Jacobacci si è dimostrato sul pezzo e lo vediamo anche sul campo; è vigile e in piedi. Lo stesse dicasi nelle conferenze stampa: invia sempre messaggi positivi. Abituati com’eravamo ai giudizi sferzanti di Zeman, ai turbamenti o alle esaltazioni di altri tecnici, Jacobacci è equilibrato e sereno. Lo devo ringraziare tanto.”

-La squadra è in una serie molto positiva, questo permette di partire con buone basi per la nuova stagione?

“E così, però bisogna tener conto dei contratti esistenti, alcuni sono importanti. Sembra paradossale ma in un momento tecnicamente molto valido (con diversi giovani di valore ed alcuni uomini esperti che li aiutano) il mercato è strano e la situazione economica va valutata attentamente. Abbiamo contratti onerosi in essere e dobbiamo valutare bene le cose.”

-Marco Padalino ha sostituito per certi versi Giovanni Manna, come giudica il suo lavoro?

“Credo che Giovanni abbia fatto buone cose, è un entusiasta e ambizioso,  mi assomiglia molto e siamo forse andati un po’ oltre le nostre disponibilità economiche; anche il fatto che sia andato alla Juventus  è la dimostrazione che è un ottimo direttore sportivo. Padalino ha altre caratteristiche che in questo momento ci vanno bene. Sta crescendo molto, ha molte relazioni in Italia e questo aiuta. Devo ringraziarlo perché era partito in sordina e adesso vediamo che è una persona che ci va a pennello”.

-Si parla sempre a fine stagione della proprietà e di possibile cessione della società. Qual è la situazione?

“E’ un po’ difficile. La pandemia ha bloccato alcune trattative, non era possibile spostarsi e da mesi ci sono incontri che non possono essere fatti. Poi c’è gente che vuole speculare sul momento difficile dei club, acquisendo le azioni senza pagarle. Cerchiamo di far di necessità virtù e stiamo preparando piani B o C che ci consentano di andare avanti. Non si molla insomma, con tutti i sacrifici che sono stati fatti in questi dieci anni non possiamo lasciar andare le cose così.”

 

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