Jacobacci e Maric: grande lavoro psicologico

Jacobacci e Maric: grande lavoro psicologico

Mentre su ricardo.ch prosegue l’asta delle maglie verdi che i giocatori del Lugano hanno indossato contro il Servette (il ricavato andrà a favore dell’associazione GREEHHOPE che aiuta bambini malati di tumore e le loro famiglie) il clan bianconero si sta godendo la meritata salvezza. A commentare la vittoria si sono presentanti davanti ai giornalisti il tecnico Maurizio Jacobacci (annaffiato dallo staff a fine partita /TiPress) e il  vice-capitano Mijat Maric autore della terza rete.

L’allenatore ha voluto esordire “ringraziando il gruppo per quello che ha fatto durante questo periodo. Non era facile, tutti i giocatori meritano vivi complimenti, soprattutto chi ha giocato poco e ha tenuto alta la pressione su chi entrava in campo.  Un grande elogio anche al presidente Renzetti: è stato lui a cercare questi elementi e costruire un gruppo eccezionale. Fa piacere avere un presidente dal grande cuore e dalla passione enorme, senza di lui non ci sarebbe questo Lugano. Mi auguro che il gruppo possa restare più o meno simile anche l’anno prossimo, con due o tre inserimenti importanti per far sì che la crescita possa continuare”.

-E l’allenatore che meriti si prende?

“Io e lo staff facciamo parte del gruppo, è logico che sia così, abbiamo cercato di creare le condizioni e l’ambiente ideali affinché i giocatori potessero dare il massimo. Siamo stati bravi soprattutto nella seconda preparazione prima della ripartenza, è stato un periodo fondamentale. Lì abbiamo toccato i tasti giusti e siamo arrivati alla prima partita con tutti i giocatori a disposizione e durante queste settimane non abbiamo avuto un solo problema muscolare e questo è un dato di fatto importante a merito dello staff.”

-Mjiat Maric ha confermato le parole di mister Jacobacci. “A parte il lavoro tecnico e tattico in questi mesi è stato fatto anche un grande lavoro psicologico; ci hanno sempre tenuti con la giusta positività e fame, con la concentrazione necessaria in una situazione che nessuno aveva mai vissuto prima.  Sapersi adattare e trasformarsi non è da tutti e devo fare grandi complimenti all’intero staff per quanto fatto per noi in queste mesi.”

-Una domanda a Maric: che avevate qualità lo si sapeva sin dall’inizio, ma nell’andata avete fatto fatica, in che cosa è stato bravo Jacobacci?

“Credo che abbia capito l’alchimia della squadra, ha ridato l’equilibrio che ci mancava, ha trovato i tasti giusti non solo tatticamente ma anche dal profilo mentale.  Ci ha reso consapevoli che potevamo e dovevamo fare molto di più. Da quando è arrivato ha fatto un grande lavoro e non era evidente. Anche dopo il virus si vedono squadre con mille infortunati, tra litigi e altro. Noi nulla di tutto ciò e dobbiamo darne atto prima al mister e poi a tutti i suoi collaboratori.”

-Avete anche una panchina lunga e chi entra non fa ri piangere i sostituiti. Qual è il segreto di voi giocatori?

“E’ la bravura del mister a fare in modo che anche chi non gioca comprenda di essere importante e ciò è fondamentale. Il campionato lunghissimo, le  molte partite e  le situazioni diverse. Chi è subentrato ha mostrato di essere pronto a rispondere presente. E ve lo dico da giocatore non è evidente entrare e sapere cosa e come fare dopo tre o quattro partite che non vieni schierato. Sono ragazzi soprattutto giovani che hanno fatto grossi progressi come Guidotti, Lovric e Lungoyi. L’anno prossimo se proseguono su questa strada potranno darci molto. Poi c’è la base di noi “anziani” che abbiamo sempre fame, mettiamo il piede, la testa e tutto, questo grazie allo staff che ciò mette in condizioni di essere sempre sul pezzo”.

-Mister Jacobacci: è arrivato a Lugano in una situazione particolare,  come giudica la sua esperienza  in questi mesi?

“E’ stata una bella esperienza. Tutti gli allenatori devono sapere che sedersi su una panchina non è mai scontato: c’è sempre da imparare, anche dai membri più giovani dello staff. Se non vuoi migliorarti, il quotidiano rimane lo stesso. Invece bisogna crescere assieme alla squadra. Ho cercato di trasmettere ai ragazzi la mia esperienza. In casa non perdiamo da undici partite con ben 6 vittorie e 5 pareggi:  16 reti all’attivo e 8 incassate. E si diceva che eravamo una squadra che non  segnava: siamo forse il quarto miglior attacco e una delle migliori difese.  La consapevolezza dei propri mezzi è una base fondamentale e ho cercato di inculcarla ai ragazzi. Siamo sempre entrati in campo per vincere le partite, gli avversari dovevano dimostrare con i fatti di essere più forti di noi. Sapevo prima di arrivare qui che avrei trovato qualità e un gruppo sano. Ho cercato di far crescere coloro che non stavano giocando rendendoli importanti. E’ la realtà del calcio moderno, se hai una rosa di 25 giocatori, alcuni devono anche andare in tribuna, ma sono elementi importanti per il gruppo e per fare risultati. Tutti noi siamo cresciuti in questo periodo e ora ci si rende conto cosa significhi giocare ogni tre giorni: ci vuole spirito di abnegazione, serietà e concentrarsi sul calcio perché abbiamo enormi  responsabilità nei confronti della società che fa grandi sacrifici per pagarci gli stipendi.”

-In porta a Neuchâtel potrebbe esordire Soldini visto che Baumann è squalificato?

“La mia idea era di schierare Da Costa anche se Noam non avesse preso il quarto cartellino. David è stato molto importante per il gruppo: ho voluto che rimanesse sino a fine stagione e lui si è comportato benissimo, sempre disponibile e trascinatore dei compagni. Quindi merita di giocare una partita in questo campionato.”

 

 

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