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Jonathan Sabbatini 400 volte bianconero 1

Jonathan Sabbatini capitano e gentiluomo

Domenica, prima dell’inizio della sfida tra Lugano e Servette (Cornaredo ore 14.15), il capitano Jonathan Sabbatini verrà festeggiato per la partita numero 400 in maglia bianconera disputata la scorsa settimana a Winterthur. Il centrocampista d’origine uruguaiana si avvicina a grandi passi a superare il primato delle 411 presenze detenuto da Renè Morf. Del calciatore Sabbatini si sa quasi tutto. L’arrivo giovanissimo in Italia, nella Primavera del Frosinone, i trascorsi a Lanciano e a Chieti e l’arrivo a Lugano propiziato dal neo patron di allora Renzetti.  L’esordio in Challenge League avviene il 26 settembre 2012 a Bienne dove Sabba confeziona l’assist della rete del vantaggio messa a segno da Sadiku. In quella squadra, allenata da Davide Morandi, giostrava già Mattia Bottani mentre Carlos Da Silva, attuale DS bianconero, era all’ultima stagione a Lugano. Due anni dopo arrivò la promozione in Super League con esordio a San Gallo (in panchina sedeva Zeman).  Jonathan in maglia bianconera ha realizzato 48 gol e 44 assist. Ma vediamo qualche aspetto meno conosciuto dell’esistenza del “gabbiano Jonathan” che è un ariete essendo nato il 31 marzo 1988.

Beckham e Bottani

Il padre Giulio nativo di Jesi (la città dell’ex CT azzurro Roberto Mancini) era emigrato a 18 anni in Uruguay e si era stabilito a Paysandu, cittadina separata dall’Argentina solo da un fiume. Lì ha conosciuto la moglie Carla e dalla loro unione sono nati una figlia e Jonathan.  Il ragazzino ha seguito presto le orme di uno zio che aveva giocato nella nazionale uruguaiana. Avrebbe potuto trasferirsi in Argentina nel San Lorenzo /(la squadra del Papa) ma i genitori lo ritennero troppo piccolo. A 17 anni, dopo un provino negli USA, venne draftato dai Los Angeles Galaxy (dove giocavano campioni del calibro di Beckam e Donovan) ma un “pasticcio” dell’agente di allora mandò in fumo. Ci fu quindi il trasferimento in Italia e il resto è noto con l’arrivo a Lugano dove uno dei primi compagni coi quali legò -dividono tuttora la camera nelle trasferte- fu Mattia Bottani.

Sprecato all’ala

Angelo Renzetti lo vide giostrare nel Chieti e rimase impressionato dalla tecnica e dalla personalità del ragazzo. “Giocava con i due piedi e mi sembrava sprecato all’ala dove il tecnico Vivarini lo schierava. Pensai immediatamente che avrebbe potuto essere un punto di forza del Lugano del quale avevo appena acquisito il pacchetto di maggioranza da Enrico Preziosi. E così lo convinsi a venire in Ticino. Fu un colpo di fortuna per entrambi.”

Tredici allenatori

Nelle dodici stagioni trascorse a Lugano Jonathan ha avuto a che fare con tredici allenatori: Morandi, Ponte, Bordoli, Salvioni, Tramezzani, Manzo, Tami, Abascal, Celestini, Jacobacci, Braga e Croci-Torti. Circa 200 i compagni di squadra. Da subito ha legato (e mantiene tuttora i contatti) con lo zoccolo duro formato dai vari Russo, Rey, Basic (oltre che Bottani). Ricorda che uscito dalla doccia, dopo uno dei primi allenamenti, non trovò più i vestiti. Glieli avevano nascosti nella macchina del ghiaccio: “fortuna che si era in luglio e fuori la temperatura superava i 30 gradi”.

Rammarico…Celeste

Pur avendo anche la cittadinanza italiana, Sabba è molto legato all’Uruguay. L’unico grande rammarico è di non aver mai vestito la maglia della sua nazionale. “Negli allievi ho affrontato elementi del calibro di Cavani e Suarez, essere della loro generazione è un onore ma anche un limite per entrare nella rosa della “Celeste”. Di recente l’applicazione Sofascore ha compilato l’undici ideale dei giocatori sudamericani che si sono distinti in Europa nel mese di agosto. Ebbene accanto ai vari Messi, Lautaro, Nico Gonzalez, Thiago Almada  ed Enzo Fernandez è stato scelto anche Joantahn Sabbatini.

Lugano mon amour

Per quanto ami il suo paese -vi fa ritorno in vacanza ogni volta che può- il capitano bianconero e la sua famiglia hanno deciso di stabilirsi definitivamente a Lugano. Jonathan ha sposato  Carolina, vicina di casa e compagna di scuola a Paysandu. I loro due figli, Francesco e Renata, sono nati in Ticino. “Ci piace la tranquillità del posto e che la gente non sia invadente. In Italia, anche se giocavo in serie C, dopo una sconfitta non potevi nemmeno uscire di casa.”  Dell’Uruguay gli manca un po’ l’allegria della gente, “che ha meno in termini materiali, ma è sempre sorridente.”

Corretto e generoso

Chi lo conosce bene anche fuori dal campo lo descrive come una persona tranquilla, educata ed equilibrata. Anche come calciatore, d’altronde, in tanti anni di carriera è stato espulso solo due volte e sempre per somma di ammonimenti.  E’ un ragazzo molto generoso specie verso parenti e amici rimasti in Sudamerica. Delle origini ha mantenuto alcune abitudini alimentari: l’infusione di Mate come bevanda e l’amado grigliato da consumare in compagnia. I gusti musicali sono italiani e rivolti specialmente agli anni sessanta e settanta.

Futuro da scrivere

Sul “dopo” non si sbilancia. Afferma di non vedersi come allenatore (“ma nel calcio non si sa mai”) e di prediligere piuttosto  l’attività di scouting. Ma per il momento vuole concentrarsi sul calcio giocato

 

 

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