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Celestini: vogliamo confermarci

Celestini: vogliamo confermarci

Altro allenamento a oltre 30 gradi per la rosa bianconera. Venerdì mattina i giocatori hanno svolto una seduta completa con esercizi tecnici e tattici. Tutti presenti ad eccezione di Macek che è stato sottoposto giovedì a un intervento chirurgico al piede. Al termine della seduta il tecnico Fabio Celestini ha incontrato i giornalisti facendo inizialmente il punto sulla situazione della squadra.

“Abbiamo vari giocatori in ripresa, come Yao, Junior e Dalmonte che stanno cercando di raggiungere il livello di forma adeguato. Siamo contenti, anche Crnigoj sta riprendendosi: a poco a poco stiamo recuperando i giocatori che si sono aggiunti in un secondo tempo o che hanno subito infortuni. Per il resto sono tutti ok, anche Lovric ha ricevuto il nulla osta federativo.”

-Nell’allenamento di  giovedì ho visto che Junior si allenava con il resto del gruppo mentre Crnigoj svolgeva un lavoro a parte, come mai?

“Perché non sono assolutamente allo stesso livello e nella medesima fase di recupero. Carlinhos è fondamentalmente guarito, sta bene e deve essere reintegrato a poco poco con la squadra, non ha disputato le amichevoli per cui  ci vorrà ancora una decina di giorni. Domen invece sui passaggi lunghi e sugli sprint di una certa durata fa ancora fatica, non si può quindi allenare con i compagni.”

-Conti ancora su entrambi?

“Fin quando la società non mi comunica il contrario per me sono giocatori del Lugano. Sto cercando di fare al meglio possibile il mio lavoro anche se ci sono elementi come Fazliu e Manicone che sono in partenza. Devo gestire 31 giocatori ed è normale vedere gruppi nel corso delle sedute, è difficile allenare una trentina di giocatori.”

-Sono troppi 31 giocatori?

“Sono tanti ed è complesso anche perché qualche elemento non si sente partecipe del progetto. Non è facile allenarsi a parte e sapere che non hai quasi nessuna possibilità di essere convocato. Non è una situazione facile per nessuno ma soprattutto per i ragazzi, spero vivamente che nelle prossime settimane questi giocatori possano poter andare a giocare e la nostra rosa venga ridotta.”

-Giovedì ho visto anche Guidotti e Marzouk allenarsi a parte.

“Dipende da che tipo di esercitazione stiamo svolgendo, se offensiva o difensiva. E’ chiaro che quando alleniamo i meccanismi arretrati ho più bisogno dei ragazzini tipo Rivoira, Leo o De Queiroz. Oggi invece allenando la fase offensiva Guidotti e Marzouk hanno partecipato, quindi non bisogna trarre conclusioni da un allenamento. La rosa c’è l’ho in mente ma le cose possono ancora muoversi. Attualmente mi concentro sul Thun. I ragazzi si stanno allenando molto bene, sappiamo che ci sono giocatori pronti ma in partenza, altri che restano ma che non sono ancora al top e via dicendo. Questo fa parte del mio lavoro, non possiamo sempre avere solo 20 giocatori e starcene tranquilli. E’ una situazione scomoda soprattutto per i ragazzi, noi come staff siamo in numero adeguato per lavorare bene anche così”.

-Il Thun è la vostra bestia nera, lo sarà ancora?

“Speriamo di no. E’ una squadra contro la quale lo scorso anno, anche se l’abbiamo battuta una volta, le cose non ci sono riuscite bene.  Ha rappresentato anche il nostro punto di svolta, la sconfitta di febbraio a Cornaredo ci ha fatto capire cosa non andava e reagire. E’ stato un male che si è trasformato in qualcosa di positivo. Stavolta siamo partiti bene e domenica dobbiamo cercare la conferma di essere sulla buona strada. La squadra bernese è la stessa con le qualità e i difetti di sempre. Cercano di giocare la palla da dietro e quando vai a pressarli la buttano in avanti e sono fortissimi sulle seconde palle, ora hanno anche Simone Rapp che può risolvere i problemi con i cross che arrivano dalle fasce o sui calci piazzati. E’ una squadra che sa cosa fa in campo ed è sempre molto competitiva. Hanno ceduto Sorgic e non so come verranno a giocare se con una sola punta o due.  Vedremo, ma dobbiamo pensare a noi, continuare a crescere e integrare i nuovi che ci possono dare tantissimo. Quest’anno abbiamo bisogno di un gruppo forte e non dobbiamo pensare, siccome la prima è andata bene, che siamo arrivati a qualcosa. Abbiamo solo avuto la possibilità di lavorare questa settimana con il sorriso, positività e fiducia. Ma siamo consapevoli che domenica sarà un’altra storia. Il Thun ha pareggiato la prima e verrà a Lugano col coltello tra i denti perché deve fare risultato. Noi dobbiamo confermarci e fare se possibile un altro passo avanti: iniziare il campionato con sei punti in due partite sarebbe ottimo”.

-A proposito di Rapp l’ho intervistato qualche giorno fa e mi ha confidato che del Lugano teme sì la solidità difensiva ma soprattutto la qualità che quest’anno avete davanti. Il Lugano adesso è sentito dagli avversari come una squadra di livello superiore rispetto agli anni precedenti. Avete anche voi questa sensazione?

“Non so se Simone avrebbe fatto le stesse dichiarazioni se a Zurigo nei primi minuti Kololli ci avesse fatto gol. Se fosse successo e lui avesse ribadito il concetto allora sarebbe diverso. Credo che il 4-0 al Letzigrund con l’euro-gol di Aratore abbia messo paura  un po’ a tutti sul nostro potenziale. Ma bisogna tenere i piedi ben saldi a terra. E’ vero che abbiamo un potenziale importante ma le cose vanno dimostrate sul campo. La squadra, specie a livello offensivo e con la palla, ha ampi margini di miglioramento. Ma ricordiamoci che le avversarie hanno a loro volta potenzialità importanti e non staranno a guardare. Pensate al  Servette che pur avendo preso un gol dopo 2′ è andato a pareggiare in casa dell’YB. Ciò significa che anche chi è salito non sta scherzando. Sarà un altro campionato molto difficile e noi siamo attrezzati per affrontarlo, se poi siamo veramente bravi come dice Rapp lo vedremo già domenica pomeriggio.”

-Dopo la partita di Zurigo cosa ha detto detto ai ragazzi visto che l’esordio meglio di così non poteva andare?

“Chiaramente eravamo contenti, ho visto tantissime cose positive ma è anche vero che il match  si è sbloccato con il calcio di rigore a nostro favore. Non ci sono 4 gol di differenza tra Zurigo e Lugano, dobbiamo essere chiari su questo, ma non chiamo in causa la fortuna. Può darsi che noi abbiamo cercato maggiormente la vittoria, quando succedesse al rovescio diremmo la stessa cosa. Vincere con un risultato simile al Letzigrund non ti viene così per caso, loro hanno fatto due tiri importanti nei primi 15 minuti ma poi le occasioni le abbiamo avute noi e la differenza è che le abbiamo sfruttate. Ho mostrato ai giocatori le cose positive come le uscite dalla zona difensiva: le azioni del secondo e terzo gol sono state avviate dal nostro portiere e quasi tutte le nostre occasioni partono da situazioni avviate da dietro. Desidero che la squadra comprenda che questa è un’arma in più, poi abbiamo fatto il primo gol su una ripartenza, quindi possiamo fare ambedue le cose.  Dipende da come sta in campo l’avversario. Ho detto anche che nei primi 20 minuti qualcosina ci è mancato. Cerco sempre di essere il più onesto possibile e di dire ai ragazzi la verità, Certe volte anche se perdiamo dico che sono stati bravi. Altre volte anche in caso di vittoria non si guarda solo il risultato”.

-Si può fare un plauso alla società che ha scommesso su un giovane portiere come Baumann che dopo qualche incertezza quest’anno ha dimostrato di essere più che affidabile?

“Per me, a parte Sion e Thun in Coppa dove fece due errori, per il resto si è sempre comportato bene. Per un giovane portiere alla sua prima esperienza in SL questo va sottolineato anche perché l’anno scorso si giocava sempre con la pressione dello spareggio sulle spalle e non è facile per un giovane. Credo che bisogna valorizzare molto di più i pregi di Noam che i piccoli errori che vengono commessi anche dai portieri big, giovani o meno che siano. In questi sei mesi sono state molte di più le partite dove si è disimpegnato ottimamente di quelle dove ha commesso errori.”

-Lovric è pronto per essere schierato dal primo minuto?

“Non credo, devo vedere.  E’ arrivato il primo luglio ed era reduce da un infortunio, quindi ha potuto giocare poco nelle amichevoli. Ha tempo di gioco ristretto nelle gambe, dovremo essere intelligenti a inserirlo poco a poco, poi sta lui dimostrare quanto vale. Io guardo cosa succede in campo e cerco di schierare il miglior undici per vincere le partite. Da quando sono a Lugano non ho guardato in faccia a nessuno e ho sempre cercato di fare la squadra che a mio parere era la migliore per vincere, al di là di sapere se era la cosa che la gente o i giocatori volevano. Sono stato onesto con tutti e lo sarò anche con i nuovi venuti. Chi dimostrerà di essere migliore giocherà.”

-Come “play”  davanti alla difesa attualmente è meglio Custodio o Sabbatini?

“Quello che mi è piaciuto tantissimo a Zurigo è che nella ripresa si sono invertiti i ruoli senza che io dicessi nulla. Sabbatini è passato a fare il play perché Custodio veniva marcato strettamente. E’ esattamente questo che voglio dalla mia squadra, che io do il quadro e qualche strumento e poi in campo sta a loro interpretare. Ho diversi elementi intercambiabili e per l’avversario non sapere chi riceverà il pallone e in quale spazio si posizioneranno i ragazzi complica le cose. Non mi piace telecomandare i giocatori, posso dare idee ma sarebbe fantastico poter arrivare -ed a Losanna non ci sono riuscito- al punto che la squadra la perdo, nel senso che in campo loro abbiano recepito i concetti base e mi dicano “mister lasciaci fare, le tre cose che dovevi dirci ce le hai dette, ora tocca a noi”. Tratto i giocatori come professionisti del calcio non mi sembra logico dovergli dire stai lì e non muoverti, in fondo giocano da quando avevano cinque anni. Gli allenatori non possono pretendere di controllare tutto, se i ragazzi non ci mettono del loro è impossibile giocare a calcio, almeno per come vedo io questo sport. Non si arriva all’anarchia perché bisogna occupare bene gli spazi e non è tanto importante chi ci va. Devono parlarsi e trovare le soluzioni in campo, è questione di scelte, di prendersi responsabilità e di avere tranquillità, ovviamente in un quadro chiaro.”

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