Celestini: sarà difficile ma ci proviamo

Celestini: sarà difficile ma ci crediamo

Dopo l’allenamento sul sintetico di venerdì mattina il tecnico Fabio Celestini ha incontrato i giornalisti, facendo il punto sulle ultime notizie dagli spogliatoi. “Non vi sono novità: Covilo accusa qualche problema al tendine d’Achille, Macek è fuori da mesi mentre Piccinocchi ha ripreso ad allenarsi con il gruppo”.

-E andate ad affrontare una squadra contro la quale il Lugano in stagione non ha mai realizzato nemmeno un gol. Sarà la volta buona?

Speriamo di sì. Ce la metteremo tutta, due volte ci siamo andati molto vicini, siamo stati parecchio sfortunati, vuol dire comunque che abbiamo le nostre possibilità. Evidentemente sarà difficile giocare allo Stade de Suisse esaurito, in un ambiente di grande festa con i giocatori locali che avranno voglia di cancellare la sconfitta di lunedì con lo Xamax e contemporaneamente di festeggiare con i propri tifosi il titolo, ma noi saremo lì per cercare di rovinare la festa.  Siamo in un buon momento, vedremo, spero di fargli il primo gol e magari prendere i tre punti.”

-E’ corretto dire che, dopo tante partite nelle quali avevate molta pressione adesso, stavolta avete poco da perdere, giocate in casa dei campioni svizzeri?

“Credo che la pressione ci sia comunque, tutti gli obiettivi dell’anno sono lì da raggiungere, mancano sei partite, veniamo da una vittoria contro lo Zurigo e da otto risultati positivi. Vogliamo assolutamente proseguire questa striscia che è la prima nella storia del Lugano e tenere il più stretto possibile il quarto posto, quindi portare a casa almeno un punto anche se tre ci farebbero molto comodo.”

-Un pareggino no?

“Per pareggiare bisogna comunque cercare di vincere, se poi non è possibile cercheremo di portare via  almeno un punto.”

-Le ultime due sfide contro l’YB le avete un po’ buttate via con una punizione non irresistibile a Berna e un gol rocambolesco al 94′ la seconda. Peccato no?

“C’è un po’ questo rammarico. Non è detto  che se avessimo pareggiato quella partita poi i risultati sarebbero stati gli stessi, ma almeno -a parte la prima con il Thun- non ci sarebbero più state sconfitte in campionato nel 2019. Meritavamo almeno un punto ma va anche aggiunto che l’YB con tutte le squadre di Super League ha vinto nei finali. Se le partite si fossero concluse all’85’ i gialloneri non sarebbero nemmeno in Europa: hanno conquistato almeno 20 punti negli ultimi minuti. Il che dimostra una grande convinzione nei propri mezzi,  forza di carattere, volontà di andare fino alla fine, eccetera.”

-C’è euforia nello spogliatoio, hai dovuto intervenire?

“No, ci sono semmai serenità ed entusiasmo. Contro lo Zurigo la squadra ha dimostrato  dal primo minuto di avere un atteggiamento fantastico, con attaccanti che entravano in scivolata in fase difensiva, con difensori che volevano creare gioco e con centrocampisti che hanno fatto un lavoro enorme. Lo spirito era di non mollare nulla e di pigiare sull’acceleratore nell’ultimo mese. Vedo i ragazzi molto attenti ad allenarsi e curarsi bene, ad essere in forma e pronti: ci giochiamo tantissimo non solo a livello di squadra e di società ma anche di singoli. Ci sono elementi che hanno cose da dimostrare e hanno voglia di compiere un salto e lo si fa nell’ultimo mese non a ottobre. “

-Bottani come vive il fatto che non parte dall’inizio?

“Mattia è stato infortunato e si allena da una settimana: non ha i 95′ nelle gambe perdipiù in una partita sul sintetico. A Basilea aveva iniziato lui;  resta un giocatore importantissimo per me, è uno dei leader del gioco e gli attribuisco grandi responsabilità sia che giochi dall’inizio sia che subentri a un compagno. Sadiku ha dovuto capire che davanti Gerndt e Junior fanno molto bene e che Mattia è un elemento importante per me e che quindi a volte gioca e a volte no. Lo stesso vale per Bottani. Quanto a Junior e Gerndt non lasciano opportunità agli altri di entrare visto che ogni match segnano o fanno assist e si sacrificano molto in fase difensiva. Hanno velocità, tiro, uno contro uno, sono bravi di testa. A parte che i quattro attaccanti li ho già fatti giocare assieme a Zurigo. Un altro giocatore che come Junior e Gerndt si è meritato la mia fiducia sul campo è Vecsei. Non è partito titolare ma mi sta assolutamente dimostrando, non sulla carta ma sul terreno, che lui c’è, per tutti i 90′. Nella partita che ha disputato contro lo Zurigo ha dimostrato, oltre alle cose che fa già bene di solito, di poter mettere anche qualità nell’ultimo passaggio (vedi  il primo gol) e ha fatto anche molti cambi di gioco. Alla fine sono i ragazzi che decidono l’undici di base, sono poche le situazioni dove devo prendere io decisioni. Gioca non chi mi è più simpatico ma chi dimostra in campo e non per 20′ ogni tanto, di essere all’altezza, di mettercela tutta. Vécsei è uno di quelli che ha messo davanti i fatti”.

-E’ vero che da  qualche settimana hai trovato una certa stabilità a livello di modulo, con questi giocatori ottiene quanto ti aspetti?

“Sì e no. Ho avuto comunque infortunati. Se avessi a disposizione sempre Bottani e Covilo, per fare un esempio, magari farei altre scelte. Abbiamo cambiato tanti moduli e interpreti però la squadra non ne ha risentito. Per questo  dico che in questa squadra è lo spirito a fare la differenza non i moduli tattici. E’ vero anche che nelle ultime settimane con i tre attaccanti abbiamo fatto abbastanza bene e che la difesa a cinque, lo dicono anche loro, li fa sentire a proprio agio. Sappiamo di avere un elemento in meno a centrocampo e quindi che la gestione della palla è più problematica, siamo più una squadra da ripartenze che da fare gioco. Ma ci sono anche 20/25 minuti nel secondo tempo nei quali andiamo un po’ in difficoltà non tanto a livello difensivo ma non riuscendo più a spostarci nella metà campo avversaria.”

-Hai detto che attualmente bsiete una squadra da ripartenze, ma  quando eri arrivato si era parlato di possesso palla e di partenza del gioco da dietro?

“Lo facciamo, ma difendiamo più bassi rispetto a quand’era a Losanna. E’ sempre il mio calcio anche se il modello è un po’ cambiato: ho una squadra più adatta a questo gioco. Ai miei difensori non piacere stare alti, fare pressing  e riconquistare subito la palla (cosa che io prediligo), non sono convinti e quindi recuperando la palla 10 o 15 metri più indietro, è normale che abbiamo più spazio davanti da riempire. Una situazione che è gradita sia da chi gioca dietro ma anche dagli attaccanti, viste le caratteristiche che hanno. Se vediamo il primo gol contro lo Zurigo è una palla recuperata nei nostri sedici metri e poi con tre o quattro passaggi siamo arrivati in porta. A San Gallo l’azione della prima rete era partita dal portiere: cerchiamo sempre di sviluppare gioco da dietro. L’unica squadra che in Svizzera è stata capace di tenere palla per il 75% del tempo contro lo Xamax è stata il Lugano. Vuol dire che ci adattiamo alle situazioni, sapendo che per caratteristiche dei giocatori siamo più propensi a difendere bassi e ripartire. Però sappiamo anche fare in altro modo: certo non posso dire a Junior o Gerndt “fate i Bottani”.

-Rispetto a Losanna significa quindi che ascolti maggiormente i giocatori?

“No, significa che là giocavo con Kololli e Campo, al fianco di Margiotta. Hanno caratteristiche diverse, fanno possesso, aiutano i centrocampisti. Campo non è Junior, sono elementi differenti. Al massimo il paragone potrebbe essere fatto tra Campo e Bottani. Già dall’inizio avevo detto che il gruppo a Lugano era più forte di quello losannese per esperienza e qualità globale. Se avessi punte, centrocampisti o difensori con altre caratteristiche farei magari cose diverse ma mi sono trovato con 21 giocatori in sintonia su come dobbiamo impostare le partite. Gli piace difendere vicino alla porta e attaccare poi gli spazi. Poi il giocare a 4 o 5 a loro non importa.”

-Come vivi la rincorsa allo Xamax, è un po’ come avere la sabbia nel costume, sono sempre lì?

“Io girerei la domanda agli altri. Noi lo Xamax lo abbiamo sempre avuto a sei punti, ora sono a 5 ma mancano solo sei giornate. Non è cambiato nulla, per altri invece sì. Proseguiamo la nostra stagione tranquillamente, in 12 gare abbiamo perso un solo punto rispetto ai neo castellani, sapendo che loro -YB e Basilea a parte- sono primi nel 2019 avendo conquistato ben 19 punti, ma noi ne abbiamo incamerati 18!  E’ questo che sta stravolgendo il campionato, che noi e lo Xamax  abbiamo un ritmo da prime. Invece lo Zurigo ne ha fatti 9, Lucerna e San Gallo pochi di più: abbiamo recuperato diversi punti su tutte queste squadre. Certo sarebbe bello scrollarsi di dosso almeno un’avversaria ma in fondo avevamo sei punti di vantaggio sulla penultima e adesso ne abbiamo cinque e mancano poche partite. Sarà dura fino alla fine: abbiamo anche un eccellente differenza reti e questo non va sottovalutato in un campionato a dieci squadre molto serrato. Stiamo lavorando bene e infatti siamo quarti per goal-average. “

-I giornalisti romandi ci chiedono spesso come va con Celestini, non deve essere facile trattare con lui. Noi rispondiamo di non aver problemi: siamo troppo bravi noi o tu sei cambiato?

“Io sono cambiato più nello spogliatoio e sul campo che non fuori. Il fatto è che voi vi siete presentati qui il primo giorno e avete detto “vediamo com’è e poi lo giudichiamo”. Invece a Losanna, dove sono nato e dove ho passato la maggior parte della carriera di giocatore e allenatore, hanno la presunzione di conoscermi e hanno un sacco di pregiudizi. Qualsiasi cosa io dica o faccia per loro è segno di arroganza; è come con il presidente Renzetti dicevano che era inconcepibile che io e lui avremmo potuto sederci allo stesso tavolo senza ammazzarci. Invece abbiamo visto anche anche dopo otto partite senza vincere non è successo nulla.  Semplicemente qui avete imparato a conoscermi come sono veramente, voi sapete chi è Fabio Celestini, a Losanna  vivono di pregiudizi. Anche il presidente ha detto che raramente il clima qui è stato così sereno e credo che il mister in questo senso ha grosse responsabilità. In Romandia per un romando è difficile: qualsiasi altra persona che avesse fatto quello che ho fatto io come calciatore e tecnico per il Losanna si sarebbe meritata un monumento. Invece devo quasi scusarmi quando vado allo stadio. Comunque riconosco che mi hanno dato dato e sono riconoscente a chi ha avuto fiducia in me;  peccato per la scarsa conoscenza: i giocatori e i collaboratori che ho avuto hanno tutti una visione diversa da quella dei giornalisti e della gente. “

-Obiettivo della tua carriera qual è: dove vuoi arrivare ad allenare?

“Non lo so. Devo dire, e me lo riconoscono spesso, che sono molto curioso in generale. Sono felice del passo fatto nei tre anni da Losanna a Lugano. Ho cambiato molto nell’approccio al lavoro e alla squadra. Sono più sereno e tranquillo, desidero continuare a crescere. Siamo così tanti allenatori bravi, io mi considero all’inizio di un percorso, che sono le opportunità che ti fanno fare carriera. Desidererei continuare ad avere il piacere di  questi mesi nel lavoro quotidiano e che alla fine a Losanna ho avuto in pochi momenti.  Il mio sogno nel cassetto sarebbe di allenare in serie A in Spagna, se possibile nella regione di Madrid. E’ sempre stato un sogno poter guidare il Getafe, club dove a livello di calciatore sono stato benissimo. Poi quello che viene viene, desidero mantenere la mia identità e vedere le squadre e i giocatori a me affidati crescere. Junior è arrivato a quota 11 gol, Margiotta veniva dalla serie C italiana e ha segnato 9 reti in sei mesi, Samuele Campo è arrivato al Basilea. Nel mio percorso ho sempre avuto elementi non ancora sbocciati del tutto che l’hanno potuto fare. Credo che questo sia il piacere più grande per un tecnico. “

-Seconda parte della domanda: non sapendo cosa succederà qui da fine maggio, ritieni che la decisione di aver scelto Lugano ti abbia fatto fare un passo avanti rispetto al tuo obiettivo?

“Certamente. Penso di aver compiuto un ulteriore progresso rispetto a Losanna. Per prima cosa qui ho trovato una società, che a là allora esisteva solo sulla carta. Salire in ufficio e vedere quattro o cinque persone al lavoro non mi era mai successo prima d’ora. Qui c’è un club organizzato con persone disponibili con le quali ho un ottimo rapporto di stima reciproca. Mi sento come a casa. Lavoro con un direttore sportivo cosa  che non mi era mai accaduta in precedenza e con un presidente che fa il presidente. Ho una squadra non di tutti ragazzi, ma vera e con esperienza, diversa da gestire. E’ stato un passo avanti sicuro e spero di finire bene la stagione, ci tengo tantissimo. Poi vedremo cosa succede.”

 

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