"Arrivare il più in alto possibile"

“Arrivare il più in alto possibile”

Si prospetta un’emergenza difensiva per il Lugano che giovedì sera disputerà l’ultima partita stagionale a Cornaredo ricevendo  i neo-campioni svizzeri dell’YB. All’allenamento di rifinitura di mercoledì non hanno partecipato né il portiere Osigwe né il centrale difensivo Daprelà. Due assenze importanti in vista del match con i gialloneri considerato che per squalifica mancheranno già il portiere titolare Saipi e Hajrizi. Inoltre altri due centrali (Mai e De Queiroz) sono infortunati. Ma anche negli altri reparti il Lugano non sarà a pieno organico: infatti Bottani ha subìto un pestone alla caviglia a Basilea mentre Mahou non verrà probabilmente più schierato per evitare ricadute nel problema muscolare che l’aveva tenuto lontano dai campi per due mesi.

Per noi partita vera

Nella tradizionale conferenza stampa della vigilia a Mattia Croci-Torti è stato inizialmente chiesto se questa partita si potrà giocare a carte scoperte visto che mancano dieci giorni alla finale di Coppa che rivedrà di fronte le due squadre?

“Per noi è una partita vera per loro è l’ultima scampagnata della stagione. In seguito avranno la fortuna di giocare due volte in casa dunque è l’ultima trasferta che intraprendono. Ci terranno a far bene ma non avranno le nostre motivazioni. Per l’YB sarà una partita uguale alle ultime trasferte, verranno e cercheranno di far bene perché sono un’ottima squadra ma non possiamo paragonare questa sfida alla finale di Coppa. Per noi conta già questa, per loro solo fino a un certo punto.”

Percorsi differenti

-Negli ultimi otto turni voi avete conquistato 16 punti e loro 17. Sono numeri che rivelano che tutte e due le squadre attraversano un buon momento e che stanno preparando al meglio l’attesa finale del 4 giugno.

“Noi abbiamo il dovere di fare punti per raggiungere i nostri obiettivi, loro vanno avanti a farli perché  confermano di essere la squadra che ha giustamente dominato il campionato. Vedo che in casa fanno sempre il loro senza problemi  e che anche in trasferta impongono  la loro forza. Sono due percorsi differenti: l’YB meritatamente ha già chiuso il campionato da alcune settimane. Evidentemente hanno un altro tipo di pressione nella testa disputando queste partite”.

Raccogliere punti

-Quindi non credi che i bernesi verranno a Cornaredo per lanciare qualche segnale sulla loro superiorità o sarete voi al contrario a voler inviare qualche messaggio in vista della finale di Coppa?

“Noi vogliamo arrivare secondi o almeno terzi in classifica. Sapete quanto ci teniamo a questi due obiettivi quindi dobbiamo disputare due partite che ci permettano di raccogliere punti per non guardare e dipendere dal percorso degli altri. Se badiamo a noi stessi non dobbiamo preoccuparci di quello che fa il Lucerna che è dietro a noi in classifica. L’YB dimostra il suo valore ogni week-end, non penso che domani possa cambiare qualcosa. Metteranno in campo la mentalità che li ha contraddistinti sin dall’inizio del campionato. Se potranno farcene quattro come all’andata, lo faranno; non sarà perché ci ritroveremo tra dieci giorni che disputeranno una partita diversa. Loro sanno benissimo la squadra che sono e che il 4 giugno sono nettamente favoriti: hanno 20 punti più di noi in campionato. Quando affrontammo il Winterthur nei quarti di finale, con 7 punti di vantaggio in campionato, avevamo la pressione che se avessimo perso la stagione sarebbe stata fallimentare. Stesso discorso ai quarti a Sion quando avevamo 6 punti più di loro. Con il Servette in Coppa, pur con 4 punti in meno, le percentuali erano 50 a 50 nonostante fossimo a Ginevra perché noi eravamo i campioni in carica. Ma evidentemente adesso con 20 punti di vantaggio in classifica il ruolo di favorito spetta ai campioni svizzeri. Questa cosa è normale ma domani sera non penso che ci sia nei loro occhi e nelle loro motivazioni altro se non confermare che squadra sono.”

Pressione su di loro

– Insomma se perdono la finale contro il Lugano  per i bernesi sarebbe una stagione fallimentare?

“Penso che se perdi con una squadra che  ha 20 punti di meno in classifica puoi solo pensare che le cose non siano andate come dovevano. Per noi vincere sarebbe una grande impresa, ci crediamo, andiamo in casa loro e dunque sarebbe un’impresa ancora più bella se riuscissimo a portarla a termine. ”

Carica dai tifosi

-E rispetto al rischio dei campioni svizzeri ti senti di ripetere il concetto espresso lo scorso anno alla vigilia – probabilmente per destabilizzare anche un po’ l’avversario e ci eri riuscito- di dire che il Lugano ha più voglia di vincere dell’YB e che Croci-Torti ha più fame di Wicky?

“La situazione è molto diversa rispetto al San Gallo dello scorso anno. I bernesi a inizio stagione hanno fallito il primo obiettivo che era di entrare nei gironi europei. Sono stati bravissimi invece in campionato a non fallire anzi dominando. Ma una squadra come la loro, giocando la finale di Coppa  in casa, non può pensare di non fare questo “double”, ritengo quindi che Raphael Wicky abbia la mia stessa  voglia di vincere il trofeo. L’anno scorso le nostre motivazioni erano talmente concentrate sull’obiettivo Coppa che  avevo fatto quell’esternazione. Invece quest’anno arriviamo a Berna sapendo che abbiamo una grande impresa davanti e che siamo coscienti di portacela fare. In quest’ottica devo ringraziare tutte le persone che al momento hanno acquistato il biglietto. Sapere che verrà così tanta gente a sostenerci, nettamente di più dell’anno scorso, ha dato ulteriori forza al nostro gruppo e penso che i buoni risultati di quest’ultimo periodo siano anche dovuti all’entusiasmo che ci circonda. Sappiamo cosa vogliamo fare tra dieci giorni ma, come ho detto finora, non togliamo il focus dal campionato, per noi è troppo importante arrivare nei primi tre posti. Dunque fino a domani sera dobbiamo essere focalizzati solo su questa partita e giocarla al meglio. Scenderanno in campo i migliori elementi che ho attualmente a disposizione, non ci sarà come l’anno scorso Croci-Torti che mischia le carte prima della finale. Non possiamo permetterci di fare qualcosa che non sia la migliore per la partita di domani.”

Risultato storico

– Magari in base ai risultati di domani sera la vostra situazione sarà chiara e il secondo o terzo posto già decisi. Sarebbe meglio poter andare lunedì a Zurigo potendo gestire l’impegno senza dover disputare una partita allo stremo con tutti i rischi del caso?

“Sappiamo che lo Zurigo nelle ultime giornate ha fatto buoni risultati ed è riuscito a riportarsi in corsa  per l’Europa, dunque probabilmente per loro quella di lunedì sarà ancora una partita decisiva. Noi cerchiamo di rimanere in lizza per il secondo posto e giocarcelo lì. Se non dovesse essere il caso faremo altri ragionamenti. Ma non voglio pensarci perché significherebbe che non ci giochiamo più la seconda posizione. Poi essere lì sereni al terzo posto i miei ragionamenti potrebbero anche cambiare. Ma devo innanzitutto fare stare tutti sul pezzo per il match di domani, per noi è importantissimo non tanto in vista della finale ma perché questi punti li abbiamo bisogno. Il percorso è ancora nel vivo e le due ultime partite sono importanti. Arrivare secondi sarebbe un risultato storico e tutti noi abbiamo questa voglia.”

Credere ai sogni

-Parlando con i giocatori hanno tutti spazzato il campo dal discorso se sia meglio il secondo o il terzo posto. All’unanimità dicono di volere la Champions League. Come gestisci questa cosa a livello di motivazione visto che molti osservatori, pensando anche alle logiche societarie, ritengono una qualificazione nei gironi molto importante e il secondo posto non l’assicurerebbe?

“Il mio obiettivo dichiarato è arrivare il più in alto possibile e martello tutti i giorni i ragazzi in questo senso. Se qualcuno ti avesse detto che vuole arrivare terzo domani non l’avrei messo in campo. Vogliamo il secondo posto e anche chi non farà  parte di questa squadra deve lasciarla il più in alto possibile. Ai sogni bisogna sempre crederci fino in fondo e se dovessimo arrivare veramente secondi poi inizieremo a pensare a qualcosa di grande, di eccezionale.”.

Più in alto possibile

-Torno sulla questione Europa: Steffen a “Fuorigioco” ha fatto capire che da un certo punto di vista è quasi meglio il terzo posto. E’ cambiato il calcio, si fanno magari calcoli del tipo che per la società è meglio una Coppa meno prestigiosa ma che ti permetta di fare più strada. Cosa ne pensi?

“A me il club ha chiesto di arrivare il più in alto possibile. Non vi preoccupate che Renato non vede l’ora di arrivare secondo anche lui. ”

Ancora su Basilea

-Prima si è parlato di eventuale fallimento se l’YB non conquista la Coppa. Ma per te non è stato un fallimento non aver incamerato i tre punti a Basilea, dopo aver dominato il secondo tempo. Da quando sei arrivato in panchina avete dimostrato di saper crescere partita dopo partita e vi siete presentati senza complessi in uno stadio nel quale magari una volta ci sarebbe stato timore reverenziale. Ripenso all’occasione di Amoura nel finale: con maggior freddezza e meno egoismo si sarebbe potuto portarla a casa.

“C’è sicuramente tanto rammarico per la partita del St. Jakob. Non sono arrabbiato per l’attitudine dei giocatori, ci aspettavamo qualcosa di diverso nel primo tempo e dunque ho dovuto fare dei cambiamenti alla pausa. Peso che, come in tutte le partite di questo girone di ritorno, ci abbiamo creduto sino alla fine e siamo riusciti a girarla. Come ho detto alla vigilia di quel match in conferenza stampa dobbiamo sempre sapere chi siamo e dove andiamo a giocare. Se prima di affrontare il Basilea mi avessero detto che avrei preso ancora un punto ai renani, che avremmo fatto il doppio dei loro tiro e avremmo giocato 45′ nella loro metà campo, sarei stato contento. Se però guardiamo com’è andata non posso nascondere il rammarico ma se pensiamo quanto sia stato importante quel punto in ottica europea, che ci ha permesse di essere ancora a più 4 sul Lucerna e di non staccarci dal Servette che deve affrontare il Basilea, non posso lamentarmi. Siamo ancora tutti lì e vediamo chi è più bravo domani.”

Daprelà e Facchinetti

-Abbiamo letto tutti oggi la notizia relativa al mancato rinnovo dei contratti di Daprelà e Facchinetti. Vorrei una tua parola sull’importanza dei due giocatori in questi anni per il Lugano?

“A dieci giorni dalla fine del  campionato preferisco non parlare di mercato, è giusto che lo faccia il direttore sportivo Carlos Da Silva. Evidentemente penso che tutti i tifosi del Lugano debbano essere fieri e riconoscenti per  quello che Fabio ha fatto in questi sei anni e Michael negli ultimi tre. Sono giocatori che hanno indossato la maglia bianconera con orgoglio e passione. Dal mio punto di vista personale in questi due anni che ho allenato siamo riusciti ad arrivare in Europa e parlando con un amico si rilevava che erano quasi 30 anni che il Lugano non si qualificava per due stagioni di seguito alle Coppe europee. Devo solo ringraziare Daprelà e Facchinetti per quello che hanno fatto per me, per lo staff e per il gruppo. Sappiamo che nel calcio ci sono cosa che iniziano e che hanno una fine. Porterò nel cuore questi ragazzi, Daprelà con me ha sempre fatto il suo e Facchinetti fino al momento dell’infortunio è stato un elemento importante, ha giocato tutte le partite di Coppa, l’anno scorso. E quest’anno, quando è ritornato, anche se non è titolare ha un ruolo per me importante, mi ha aiutato tante volte a sistemare le partite. Devo loro tanta riconoscenza ed è il sentimento che devono avere tutti i sostenitori bianconeri.”

Partenze e arrivi

-Di mercato parlerà giustamente Da Silva ma ti faccio una domanda. Sino a qualche anno fa se capitava che giocatori come questi volessero partire si faceva di tutto per trattenerli. Sembra che adesso la percezione sia cambiata, quando elementi chiave partono sembra che la società abbia già pensato a qualcun altro, magari più giovane anagraficamente. Come vivi questo cambiamento di mentalità?

“Onestamente non penso che ci sia stato questo cambio di mentalità. Anche prima quando si vedevano partite elementi come Alioski o si è dovuto lasciar partire Mariani o Junior è stata la stessa cosa. Quella che fai è un’analisi non corretta. nel calcio moderno, con i giocatori in scadenza, succedono queste cose. Poi ci sono desideri e progetti da parte del club e dei singoli giocatori. Penso che sdia giusto che sia il direttore sportivo a spiegare le dinamiche successe come fece lo scorso anno a proposito di Lavanchy e Custodio. Io sono qui e cerco di lavorare al meglio con i giocatori a disposizione, poi se sono come Daprelà e Facchinetti li posso solo ringraziare per quello che hanno dato alla causa”.

Toccherà a Berbic?

-Torniamo alla partita di domani e ai numerosi indisponibili. Quante chance hanno i vari Daprelà, Mahou e Bottani di tornare a disposizione per la finale di Coppa?

“Fino all’ultimo proveremo a recuperare Fabio Daprelà. Difficilmente Mahou potrà essere arruolatile: dopo il lungo infortunio e alla luce delle reazioni muscolari dopo Basilea riteniamo che potrebbe essere un rischio impiegarlo in queste settimane. Vogliamo capire se non valga la pena preservarlo per la prossima stagione visto che è un elemento chiave per la nostra squadra. Lukas Mai non ci sarà più quest’anno. Mattia Bottani ha ricevuto un colpo a Basilea e da lunedì sarà a disposizione. Sull’impiego del portiere Osigwe. che oggi non si è allenato, decideremo domani mattina. Nel caso non ce la faccia sarà la volta del portiere della seconda squadra Berbic, un ragazzo di cui abbiamo grande fiducia. Aveva già fatto una grande partita con il Como, speriamo che l’entusiasmo e la sua gioventù ci possano dare una mano a fare una grande prestazione contro l’YB.”

Il calore della Brè

-Quella di domani sarà l’ultima partita davanti alla Tribuna Monte Brè che poi verrà smantellata per far postilla nuova Arena. In passato più volte avevi sottolineato l’importanza e il calore del pubblico che assiepa quella tribuna. Anche da giocatore hai avuto esperienze in merito, cosa significa per te la Monte Brè?

“I più grandi ricordi sono state le mie prime esperienze da allenatore a Lugano. Quando in tempi di pandemia ci cambiavamo negli spogliatoi sotto quella tribuna ed entravamo in campo da quella parte, l’abbraccio dei tifosi della Brè -che abbiamo anche adesso dopo le partite- era qualcosa di molto speciale. Tante volte nella tribuna principale ci sono molti scout, agenti e dirigenti ospiti. I tifosi bianconeri più sanguigni li ritroviamo seduti sulla Monte Brè. Non hanno mai fatto mancare il loro sostegno alla squadra, anche nei momenti di difficoltà è da lì, oltre che dalla curva, che partono i cori di affetto e incitamento. Domani sicuramente sarà una sensazione speciale al fischio finale. Sapere che dall’anno prossimo non vedremo più nessuno mi farà venire il magone anche se sono convinto che nei prossimi anni avere i tifosi sulle tribune provvisorie, cosi vicine alle porte, potrà far salire la temperatura a Cornaredo. Me lo auguro vivamente. Ricordo che la prima volta che ero andato in Monte Brè era stato a seguire uno Svizzera-Galles 3-0. C’era in campo Marco Grassi. Avevo le stampelle: quel giorno mi sentivo finalmente in un vero stadio di calcio e vederla buttata giù prossimamente sarà qualcosa di diverso per tutti i luganesi”.

 

 

 

 

 

 

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