Tami: rimettere la chiesa al centro del paese

Il tecnico del Lugano Pier Tami non si nasconde qualunque sia il risultato delle partite della sua squadra e affronta con tranquillità i giornalisti. Lo ha fatto anche venerdì sera, dopo l’allenamento della squadra, all’indomani della sconfitta in Europa League e a due giorni dalla partita di campionato a Zurigo. E’ stato lo stesso allenatore a esordire senza attendere domande.

“Approfitto di questa occasione per fare il punto della situazione. Penso che i media ticinesi facciano molto e siano importanti per il Lugano. Però  ritengo che anche loro debbano essere obiettivi: nell’ambiente bianconero -e mai come adesso capisco perché è di questi colori, o si vede bianco o si vede nero però vi dico che nella vita vi sono anche altri colori, non era tutto bianco prima e non è tutto bianco adesso- si perde un po’ la  misura delle cose. Mi chiedo il perché. Qualcuno probabilmente ha delle aspettative grandi, forse troppo grandi. E quando i punti di visione sono così opposti posso comprendere che oggi uno possa vedere tutto nero. Se si vede campione o ritiene che questo gruppo di Europa League bisogna passarlo io dico che è fuori misura. Però se qualcuno la vede così può ritenere il percorso del Lugano come  insufficiente.  Se qualcuno si è montato la testa perché facciamo l’Europa League bisogna rimettere i piedi per terra. Perché altrimenti fa male all’ambiente. Parlando di Europa ci rendiamo conto che abbiamo tre avversari, e lo sapete meglio di me, di cui uno il Viktoria Pilsen -che è forse la più forte del girone- che ha sette internazionali e tre giovani pure nazionali. Lo Steaua ha sette giocatori internazionali più altri sette nelle giovanili nazionali.  Non parliamo del Beer Sheva che di elementi in nazionale ne ha 12, senza contare gli ex nazionali. Il Lugano ne ha uno: Kiassumbua che è il portiere di riserva e gioca nel Congo. Già questo fa capire i valori a livello tecnico e di esperienza sportiva. Ma aggiunto altro. Siamo la neofita, la piccola Lugano ed è qui che ci siamo montati la testa, ci riempiamo la bocca con il “turno fattibile” ma di cosa stiamo parlando? Dobbiamo renderci conto che oltre a essere la neofita noi, e qualcuno lo dimentica, giochiamo sei partite in trasferta. Vogliamo sottovalutarlo? Ma è la realtà. Guardo l’Europa League e vedo che c’è un Hoffenheim, una potenza del calcio tedesco, che gioca nel suo stadio sempre esaurito e ha zero punti come il Lugano. Lo stesso dicasi del Colonia che in classifica è al 18.esimo posto con un punto. Per farvi capire che stiamo parlando di squadre vere, strutturate, con logistica ed economicamente nemmeno paragonabili. Ricorderete che ad inizio campionato dicevo che sarà un anno difficile, nel quale l’Europa League ci dovrà permettere di crescere, nel quale dovremmo garantire il nostro posto in Super League, importantissimo perché le squadre sono dieci e non diciotto come altrove. Qui se sei ultimo sei decimo non diciottesimo come il Colonia. Sarà un anno complicato specie da qui a dicembre perché  dobbiamo imparare a conoscerci, i giocatori stessi si misurano con il proprio livello in queste competizioni e allora dobbiamo sapere e capire che sarà difficile. Se invece pensiamo “vinciamo perché siamo il Lugano” bé allora… Giochiamo contro tre squadre che nel loro paese hanno vinto il titolo, noi eravamo a 40 punti dal primo in classifica. E siamo in Europa grazie al fatto che il Basilea ha vinto la Coppa svizzera, ma non perdiamo d’occhio la realtà altrimenti qui la gente si spacca tra il bianco e il nero. Noi siamo bianconeri ma stiamo facendo un percorso di crescita e non c’è una squadra in campionato e in Europa che ci abbia messo sotto. Nel risultato sì ma questo è un altro discorso. Si gioca, si vince e si perde, ma sto facendo un discorso calcistico. E non lo dico a mia difesa personale. Adesso andiamo a Zurigo “partita importantissima”, ma poi c’è il Basilea, il Sion e via dicendo. Sono tutte partite importanti. Se volete il Lugano salvo o nei primi tre posti in classifica a ottobre e novembre e che vada avanti in Europa League allora non si vendono gli internazionali ma si acquistano eventualmente. Abbiamo fatto un altro discorso prendendo elementi che l’anno scorso erano in B e che sono validissimi, che faranno il prossimo salto: i Marzouk, i Bottani sono importanti. Ma stiamo perdendo la misura. Chiedo alla stampa di ragionare con la propria testa e di riportarci con i piedi per terra. Se qualcuno la vede diversamente discutiamone ma io in tempi non sospetti vi avevo detto guardate che  nell’anno già difficile i primi sei mesi saranno estremamente difficili. Ho visto squadre molto più strutturate, forti economicamente e di più in tutto soffrire tremendamente quando giocavano in campo internazionale. Quest’anno è il caso di Hoffenheim, Colonia, Rijeka, Vitesse, Waregem, eccetera. Noi facciamo la nostra figura, nessuno ci ha messo sotto, anzi se vogliamo parlare di calcio trovo che abbiamo fatto qualcosa. Poi sì fisicamente  manchiamo un po’, ma non discutiamo di problemi tattici quando stiamo facendo sforzi incredibili. Non ho niente da rimproverare ai giocatori, stanno dando il massimo. Escono certi limiti, si probabilmente, ma li potremmo superare se non perdiamo la visione dell’obiettivo. Però e lo dico a tutti i tifosi bianconeri: cos’è l’obiettivo? Chiaro che se pensiamo che debba essere il superamento del turno e uno dei primi cinque posti in classifica a dicembre, oggi potrei vedere mezzo nero. Il mese di agosto, quando non c’erano impegni europei, è terminato con la partita contro il Thun. Eravamo tutti contenti del percorso sportivo e dei punti raccolti che erano meno di quello che avevamo seminato. Veniamo da un “settembre nero” dove su sei gare ne perdiamo cinque. Non siamo evidentemente soddisfatti, io per primo e poi i giocatori. Non ci tiriamo indietro di fronte alle nostre responsabilità  ma parlare di crisi, di sistema di gioco, di cosa stiamo parlando? E’ un’espressione che usa spesso il presidente e ora la utilizzo io. Ma avete visto contro chi stiamo giocando? E in campionato tre sconfitte: ma andiamo a vedere di cosa sono figlie? Lo sapevo che  giocando ogni tre giorni, mischiando l’Europa al campionato, con la testa si poteva non essere sul pezzo. Siamo comunque il Lugano. Se vogliamo vincere contro il Thun o il Losanna di turno la testa deve essere solo lì, se ce l’abbiamo solo il 30% altrove non basta. Ed è quello che succede: la concentrazione deve restare per 90 minuti, bastano dieci di disattenzione e pam pam, sei castigato. Mi ribello quando vedo tutta questa negatività e questo nero. Non lo vedo, vedo anche bianco e tanto colore. Siamo una squadra che secondo me non avrà problemi a salvarsi e lo dico adesso che siamo ultimi, però abbiamo davanti ancora un periodo molto difficile, perché stiamo imparando il mestiere e facciamo ancora tanti errori ingenui e lo sapevo che era così. Andiamo a Zurigo con serenità, giocando come sempre per vincere, sapendo che c’è un avversario e che uno vince, l’altro perde o si pareggia. Vogliamo raccogliere il massimo ma sappiamo anche che veniamo da un periodo difficile. Vorrei che si mettesse la chiesa al centro del paese, decidendo però dov’è il centro.”

-Per domenica recuperei qualcuno?

“Piccinocchi e Rouiller no. Ieri non abbiamo avuto acciacchi. Junior si è allenato bene e sarà a disposizione.”

-State pagando un prezzo alto nel vostro apprendistato, perdete sempre le partite per vostri errori.

“Sì, perché anche con il Grasshoppers abbiamo perso 3-0: una cosa incredibile.  Ma anche ieri hanno giocato Viktoria Pilsen contro Beer Sheva. Il primo tempo i cechi hanno dominato, vincevano 1-0 e controllavano la partita come noi contro lo Steaua. Nel secondo tempo gli israeliani  hanno pareggiato e se dovevi scommettere cinque franchi li avresti puntati su di loro, hanno preso campo e via dicendo. Salta fuori un’occasione e il Pilsen segna e gira nuovamente la partita a suo favore. Noi quell’occasione l’abbiamo avuta e abbiamo preso il palo, poi con Bottani potevamo segnare il 2-1. Ci sono episodi che scrivono la storia della partita. Dico solamente che fin qui ci ha messo sotto solo lo Young Boys nel secondo tempo ed eravamo in dieci. Nessun altro. Quindi ci siamo. Dico che ci sono girate male tante cose. Non mi piace attaccarmi alla sfortuna, ma siamo lì. E’ vero che in settembre quando è cominciata l’esperienza europea dei una gara ogni giorni -e guardate che sono stanchi anche i collaboratori che pure non scendono in campo- abbiamo avuto una flessione di risultati ma comprensibile. Ieri abbiamo perso di vista una volta  Budescu e ci ha castigato: ecco cosa vuol dire essere un internazionale di alto livello.”

-Quella di Zurigo sarà una gara determinante?

“Siamo a fine settembre…andiamo a giocare una partita e ne mancano 26: se si perde avranno tre punti in più loro e tre meno noi. Se vinciamo la stessa cosa al contrario ma non è che tutto sia risolto e che la salvezza sia garantita. Dopo la pausa arriverà il Basilea, tornerà l’Europa League e via. Abbiamo vissuto un periodo che ci ha insegnato molto e anch’io oggi conosco meglio le reazione di certi giocatori ai ritmi e alla pressione.”

-Hai parlato di dove posizionare la chiesa, pensi di parlare con il presidente di questo tema?

“Non fatevi prendere in giro anche voi. Quando diciamo che siamo più forti,  rispetto a cosa?. Abbiamo venduto gli internazionali e siamo più forti di prima? Spetta a voi fare le valutazioni. Vi ho detto ad inizio anno dove sta la chiesa. Il presidente parla da tifoso e fa bene a portare le sue emozioni.  Ma obiettivamente vi dico che in questo momento il Lugano deve proseguire a testa alta, deve dimostrare che ci sta in questa categoria, ma non possiamo illudere la gente.  Perché poi altrimenti le analisi le facciamo su queste illusioni e qui casca l’asino. Bisogna essere coscienti che quest’anno il nostro compito è tenere il posto in Super League e non sarà facile. Altre squadre e cito il Freiburg che ha un nuovo stadio sempre pieno, due anni fa ha fatto l’Europa League e poi è retrocesso in un campionato a 18.  E’ quello che sta succedendo al Colonia, che l’anno scorso era al quarto e quinto posto, flirtando con la Champions League. Non vorrei che il fatto di essere capitati in Europa ci illuda di essere da calcio internazionale. Io dico: viviamo questa esperienza, andiamo avanti, facciamo il prossimo passo, ma non siamo ancora lì.”

-Hai l’impressione che i tifosi del Lugano pensino anche loro davvero che la squadra sia più forte dello scorso anno a me non pare?

“Non parlo con i tifosi ma mi sembra che ci sia troppa frustrazione in quello che sta succedendo. Delusione e arrabbiatura sono comprensibili ma la frustrazione no. Se venissimo a casa con scoppole da 5-0 allora capirei ma così no. Siamo la più piccola, giochiamo sempre fuori casa (sarebbe stato molto più bello ieri giocare a Cornaredo) e cosa pretendiamo?  Una cosa è parlare a botta calda ma poi costruire nei giorni seguenti tutta questa negatività non mi piace. Non sono qui a difendere il mio operato, avverto però che chi si aspetta risultati immediati dovrà soffrire, anzi dovremo soffrire tutti insieme nelle prossime settimane. Da queste situazioni ne esci tutti insieme: se si vuole bene al Lugano dobbiamo stare uniti e aiutare la squadra. Io sono tranquillo e contento di quello che vedo in certi momenti e mi dispiace che ieri non abbiamo portato a casa, per ingenuità, almeno un punto. In queste nove partite più due di Europa League e due di Coppa svizzera quello che non mi è piaciuto è che abbiamo concesso 5 calci di rigore e determinati risultati. Ma ripeto: nessuno ci è stato superiore sul piano del  gioco ed alla fine è il nostro gioco che ci porterà in salvo, non le tattiche o altro.”

-Tu tiri in ballo i giornalisti ma forse dovresti parlare di queste cose con il tuo presidente?

“Voi giornalisti date lo stesso peso alle dichiarazioni del presidente o dell’allenatore. Se parliamo di calcio forse dovreste ascoltare maggiormente quello che dico io, se parlassimo di finanze o di altre cose sarebbe il contrario. So che Renzetti fa sforzi enormi per portare avanti la baracca e ci credo. Magari è veramente il Lugano più forte degli ultimi tempi ma prima giocava solo il campionato e quest’anno deve affrontare un triplo impegno. Le tre partite perse in campionato sono sì un campanello d’allarme ma bisogna sempre valutare come sono state perse. La Coppa svizzera l’abbiamo superata e in Europa siamo fermi al palo per errori nostri. Sarà ed è una stagione difficile ma non così nera come la si dipinge. E dal punto di vista sportivo sono sicuro che questa squadra ha i mezzi per uscirne. Quando lo vedremo, perché si dice che dopo lo Zurigo c’è la pausa. Ma quale pausa? Un week-end che non giochi e poi riparti con la filata delle partite ogni tre giorni e sarà così sino a dicembre. Quindi i giocatori dovranno adattarsi a questi ritmi, anche i nuovi. La squadra con tutte le difficoltà ha dieci giocatori che non hanno fatto la preparazione. Ieri c’erano in campo elementi come Daprelà, Crnigoj, Mariani, Ledesma, Bottani che nella fase di preparazione o non erano qui, o non si allenavano, o erano infortunati. A Lugano fanno i miracoli per portare giocatori, è vero. Però ci vuole un periodo di adattamento non si può fare: pronti via,  non possiamo pretendere miracoli. Dobbiamo accettare che ci siano queste difficoltà.”

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