“Rammarico per le tre occasioni”
In una partita nella quale gli episodi hanno avuto il loro peso, nella sala stampa di Cornaredo fa discutere quanto è avvenuto nel finale del primo tempo. Il lucernese Schürpf, già ammonito, ha fermato col braccio un passaggio bianconero, ma l’arbitro non ha estratto il secondo cartellino giallo che avrebbe mandato l’attaccante anzitempo negli spogliatoi. Al tecnico luganese Mattia Croci-Torti viene chiesta l’opinione su questo episodio.
Il braccio di Schürpf
“Se Mario Frick ha tolto dal campo alla pausa proprio Schürpf evidentemente un motivo c’era perché quella stata una situazione un po’ strana. L’arbitro ha probabilmente interpretato l’azione come un gesto involontario e non come un tentativo di prendere il pallone col il braccio. Ho detto al quarto uomo che sicuramente era un fallo volontario e come tale avrebbe dovuto essere sanzionato con il giallo. Ed è per quello che poi il tecnico lucernese ha tolto subito il giocatore dal campo. Ma non stiamo qui a parlare di questo, certamente gli episodi sono quelli che cambiano le partite e quello da voi descritto è stato un po’ a sfavore”.
Tre occasioni
-Hai ritrovato i punti dopo la sconfitta di Winterthur ma forse non la convinzione che avevi chiesto alla vigilia ai tuoi giocatori. Forse certe ripartenze avrebbero potuto essere diverse?
“Non so se si sia trattato di convinzione o di qualità. La prima è un aspetto mentale, oggi nei miei ragazzi l’ho vista: vi hanno creduto dall’inizio alla fine, hanno subìto gol e hanno voluto riprenderla. Abbiamo avuto occasioni sino al fischio finale. Nel secondo tempo poi, come tutte le volte che giochiamo contro il Lucerna, le squadre si sono allungate. Ogni errore si trasformava in occasione per l’avversario e noi ne abbiamo avute tre clamorose. Per vincere le partite che si giocano su questo equilibrio c’è bisogno di quella qualità di cui si è parlato. Alla fine le occasioni con Celar, Aliseda e Hajrizi ci sono state ed erano molto pericolose, avremmo dovuto sfruttarle meglio. Forse abbiamo sbagliato qualche scelta e talvolta abbiamo mancato di qualità negli ultimi 25 metri, ma la convinzione c’è sempre stata.”
La novità Belhadj
-Alla vigilia avevi detto che, non sapendo come si sarebbe presentato tatticamente il Lucerna, Sabbatini e Doumbia avrebbero dovuto reagire a seconda del modulo. Non avete impiegato un po’ troppo per capire com’era posizionato il centrocampo avversario che inizialmente vi ha messo tanto in difficoltà?
“Quando a metà campo ti mettono in difficoltà ma poi in un tempo ti fanno due soli tiri in porta, significa che i miei non hanno lavorato così male. L’unica cosa è che sicuramente quello che hanno fato bene è gestire il pallone perché Jashari e Meyer nei primi 45 minuti hanno trovato situazioni da giocatori veri, hanno fatto giocate che solo elementi di quella classe possono permettersi. Non bisogna sempre andare a cercare il posizionamento dei miei ma valutare la qualità della giocata avversaria. Per quanto riguarda le difficoltà nei primi 20′ c’è da dire che Belhadj – che non schieravano titolare da una vita e che per me ha disputato una grande partita – ci ha messo un attimo a trovare i giusti equilibri, ha recuperato tanti palloni ma era sempre un po’ indisciplinato, andava da tutte le parti. Una volta che abbiamo trovato la quadra, con Sabbatini e Celar che difendevano sui loro tre difensori, abbiamo rischiato solo sulle palle lunghe. Il problema è che loro sono molto forti sulle seconde palle. Quando hai giocatori come Schürpf che riesce a toccarla sempre… L’azione del gol infatti arriva da un lancio lungo con spizzata di testa dell’attaccante lucernese e loro trovano il calcio d’angolo. Le loro occasioni non arrivano da giocate ma da un forte gioco offensivo fatto di palle lunghe e seconde palle che il Lucerna interpreta molto bene”.
Palle ferme letali
-Hai parlato della necessità di maggiore qualità in certi momenti e del fatto che il Lucerna ha due elementi di classe. Se tiri le somme la squadra di Frick qualitativamente è superiore al tuo Lugano?
“Sicuramente Max Meyer è un giocatore fantastico. Stiamo parlando di un elemento che in area non ha perso un pallone nemmeno oggi. Ci sono questi giocatori, io ne ho di altrettanto bravi seppur con altre caratteristiche. Però quando giochi contro di loro non puoi pensare di affrontare un avversario debole: soprattutto sulle palle ferme è un incubo perenne. Sia Frydek che Max Meyer mettono tutte le palle tese in area e devi sempre difendere alla grande, poi con il VAR di oggi ogni trattenuta è sanzionata. A Lucerna vincevamo 1-0 e abbiamo preso gol su una palla ferma con rigore di Mai, anche oggi ci hanno colpito su una palla ferma. Bisogna avere anche rispetto di questi giocatori e cercare di approfittare dei pochi punti deboli della squadra avversaria.”
Minuti a Steffen
-Hai detto che ci sarebbe voluta in maggiore qualità in certe giocate ma che la convinzione c’era. È sembrato che oggi a Steffen sia mancata sia l’una sia l’altra caratteristica.
“Renato ha messo una palla fantastica su Celar che poteva trasformarsi in gol. Bisogna sempre ricordare che quando si prepara una partita ci sono due fasi. Il Lucerna è un avversario molto pericoloso quando i loro terzini Drager e Frydek entrano nel vivo del gioco. Penso che sotto questo aspetto Aliseda e Steffen abbiano compiuto un gran lavoro perché non li hanno mai fatti entrare in gioco. Ho chiesto tanto a loro e questo ha magari fatto perdere loro energie e brillantezza davanti. Effettivamente il passaggio a Celar è una di quelle giocate che a volte ti fanno vincere la partita. Cerchiamo di prendere le cose positive e di trasformale in un’altra buona settimana di lavoro: ci aspetta una partita difficile sabato a Berna dove dobbiamo andare non battuti ma con voglia di fare la sorpresa”.
-Sempre a proposito di Steffen, al di là della fase difensiva e del lancio a Celar, da lui ci si attende di più.
“È un nazionale ed è ovvio che ci si aspetti tanto. Ma non dimentico da dove arriva e quali sono state le vicissitudini dell’ultimo mese e mezzo. Ha bisogno di giocare come ha fatto all’andata per poi ritrovare quel ritmo e quell’intensità che lo fanno diventare un ottimo giocatore. La verità è che la sua forza è quando sta bene, ha la gamba, riparte e va dentro il campo. E questa gli verrà giocando: è giusto che tifosi e giornalisti abbiano aspettative: è l’unico nazionale rossocrociato della squadra ma, ripeto, se andiamo a guardare le ultime partite del Lucerna i cross di Frydek e Drager sono quelli che mettono in difficoltà gli avversari. Tant’è vero che negli ultimi 20 minuti, quando le due squadre si sono allungate, tutte le giocate lucernesi partivano da loro due. Steffen non è reduce da un infortunio muscolare per cui ci vuole prudenza nel rientro, ma da un infortunio al collo e bisogna dargli subito minutaggio. Oggi Hajdari penso che abbia fatto un’ottima partita ma gli ho dovuto chiedere un lavoro più difensivo senza spingere troppo perché in caso contrario al 55esimo sarebbe crollato, quindi abbiamo costruito a tre con lui per evitargli sgroppate. Alla fine le partite con le squadre di Frick, a partire dalla famosa semifinale di Coppa, sono sempre così, molto dure. I vari Jashari, Beloko, Schürpf amano andare al duello e con questo tipo di avversari vedi che negli ultimi venti minuti i match diventano sempre come quello di oggi, campi aperti e al primo errore si crea un’occasione. Avremmo potuto essere qui adesso a parlare di una sconfitta come di una vittoria in rimonta.”
Amoura per ripartire
-Nel primo tempo non ho visto un Lugano così brutto, non c’è stata grossa differenza in campo. Nella ripresa invece mi pare che il Lucerna abbia cercato maggiormente di giocare mentre voi colpivate in ripartenza. Era una tattica voluta?
-Sono i giocatori a determinare le tattiche. Quando inserisci Amoura sai che devi cercare di ripartire tutte le volte che puoi. Lui è riuscito ad andare nell’uno contro uno diverse volte. Se sono un difensore avversario e mi vedo arrivare Amoura a duemila all’ora non è facile. Si è creato qualche occasione sulla destra. Nei momenti di nostra maggior pressione, con cinque angoli consecutivi, è nato tutto da una sua progressione, dalle sue giocate. Sappiamo che tipo di giocatore sia Amoura, non gli posso chiedere di giocare tra la linee ma di ripartire e fare male. Tante volte altre volte meno ma oggi con la ripartenza di lui e Aliseda avremmo potuto ammazzare questa partita.”
Gruppo solido
-Un punto in tre partite non era sicuramente quello che avevate messo in preventivo, non tanto a causa del pareggio odierno ma semmai della sconfitta di Winterthur. Quanto ti preoccupa questa mancanza di risultati e quanto ha a che fare con le assenze in particolare con quella di Mai al centro della difesa?
“La situazione non mi preoccupa. Ci sono fasi del campionato nelle quali si riescono a fare più risultati positivi, qui in casa contro GC e Lucerna si spera sempre di poter vincere, e altri momenti più complicati. È tutto il campionato che è così: tutte le squadre sono lì nel giro di pochi punti. Bisogna riuscire ad avere l’equilibrio adesso, e sono io a doverlo avere, di gestire le emozioni della squadra. Dobbiamo arrivare sino alla fine con più giocatori possibili che ci diano una mano. Quello che ho visto anche oggi nel secondo tempo è che i cambi sono entrati tutti con uno spirito di gruppo, per aiutare gli altri. È quella la cosa che mi fa ben sperare. Poi sappiamo che in Super League andare a vincere in trasferta non è impossibile e dunque dobbiamo essere bravi a gestire le emozioni, a non prendere in modo troppo negativo i risultati attuali come prima non ci esaltavamo per le vittorie. Prima recuperano tutti meglio è, ma non perché non abbia fiducia dei giocatori che mando in campo. Solo che quando hai tutta la rosa a disposizione le cose vanno per forza di cose meglio.”
-Si ripenso alle ultime tre partite ti offendi se butto lì il fatto che il Lugano, rispetto all’inizio del campionato, sta diventando più prevedibile?
“Io non mi offendo mai. Tu fai il giornalista e io l’allenatore, devo cercare di trovare delle soluzioni. Non sono mai venuto qui a dire che mi mancano le giocate di Mai da dietro o le sgroppate di Mahou che entra tra le linee scombinando la difesa avversario. Non cito mai l’assenza di Arigoni che ci ha dato tanto. Cerco soluzioni e quando non arrivano i risultati vuol dire che non ho trovato le soluzioni migliori. Analizziamo sempre le partite e cerchiamo di migliorare le cose che non hanno funzionato. Poi la partita come quella di oggi la decidono gli episodi. Quando hai tre occasioni come quelle che abbiamo avuto nel secondo tempo non è che posso star qui a dire se mi offendo o no.”
La classe di Bottani
-Quanto avrebbe potuto tornare utile Mattia Bottani in un match del genere con tante ripartenze?
“Il gioco del calcio è fatto anche di squalifiche e oggi Mattia non c’era. Sappiamo però che quando parliamo di ripartenze e azioni simili lui è certamente il numero uno in Svizzera. Siamo qui a parlare di statistiche su gol e assist e lo accetto, ma quando si parla del primo controllo di Mattia nessuno può venire a dirmi che nel nostro campionato c’è qualcuno più forte di lui. Se ci fosse stato oggi avremmo avuto maggior qualità nella squadra”.