Guillermo Abascal: ci vuole passione innanzitutto
Sabato alle 19 a Cornaredo il Lugano ospiterà il Thun in una partita valida per la trentesima giornata del campionato di Raiffeisen Super League. La rifinitura i bianconeri l’hanno effettuata venerdì mattina. Al termine Guillermo Abascal (foto TiPress) ha incontrato i giornalisti. Si è iniziato con la prima impressione dopo quattro giorni di lavoro con i bianconeri.
“E’ l’impressione che mi aspettavo: buona. Sin dal primo giorno ho visto almeno cambiare la faccia dei giocatori. Non è una situazione semplice per loro ma si sono impegnati al massimo, hanno un atteggiamento di chi ha voglia di rivincita, di farsi vedere e di fare punti: sono contento del lavoro fatto.”
-Credi che la faccia dei giocatori sia cambiata per il tuo arrivo?
“Sin dal primo momento quando li ho incontrati li ho visti cambiare, li vedo sorridere. Glielo avevo detto dall’inizio: non si può lavorare con la testa bassa e la risposta è stata buona da parte di tutti. E’ il primo passo per capire che cambiando la mentalità possiamo raggiungere l’obiettivo”.
-Stamane in allenamento avete lavorato quasi solo sulla fase offensiva. E’ stato così per tutta la settimana o hai alternato le due fasi?
“Alterno sempre il lavoro. La partita la prepariamo sui comportamenti che poi dovranno essere applicati in campo, ci sono giorni in cui curiamo maggiormente la fase difensiva e altri quella offensiva. Comunque in tutto quello che facciamo ci sono quasi sempre ambedue le fasi, non sono uno che divide il lavoro rigidamente in due.”
-La tua età è sempre un tema per i media, sei il più giovane tecnico della Super League, a Chiasso eri lontano dai riflettori e inoltre qui trovi anche qualche giocatore magari più vecchio.
“L’ho già detto che l’età non è un problema, semmai sarebbe grave se non fossi convinto di quello che faccio o se non riuscissi a fare arrivare il mio messaggio ai giocatori. Quella dell’età è una domanda che si pongono anche quando Messi a 17 anni arriva a giocare al Camp Nou davanti a 90 mila persone: è il più giovane, è la prima volta, eccetera. Ma c’è una prima volta per tutti. L’età non è significativa, se le cose si fanno bene. Poi l’esperienza è ovvio che ti fa crescere ma te la devi pur fare in qualunque ambito. Non penso mai all’età che ho perché magari con 30 anni di esperienza da allenatore potrei anche fare male. E’ il lavoro che fai che ti porta il rispetto dei giocatori, qualunque sia la loro età. In quasi tutti i campionati si stanno affermando allenatori e staff giovani; il calcio sta cambiando e c’è bisogno di energie nuove, di usare la tecnologia e non solo di esperienza.”
-Quando arriva un tecnico nuovo porta le sue idee. Che Lugano dobbiamo aspettarci in queste settimane?
“Il tempo ha disposizione è poco. Come allenatore dobbiamo gestire i giocatori che abbiamo, non cambiarli. Poi c’è lo spazio e la disposizione sul campo. Ma non devo insegnare a Sabbatini, a Mariani o a Ledesma come stoppare un pallone, semmai come poter arrivare nelle migliori condizioni nell’area avversaria e come non subire gol. Ho inizialmente dovuto stabilire come sta la squadra a livello mentale e come vedono loro la situazione. E tutto quello che ho visto è positivo”.
-Sul campo hai l’impressione che le tue prime indicazioni siano state assimilate o hai avuto troppo poco tempo a disposizione?
“Quattro giorni ovviamente sono pochi. Ma sta a me e all”intelligenza dei giocatori di capire e applicare quei pochi concetti difensivi e offensivi che abbiamo introdotto e che magari sono il cambiamento più importante rispetto a prima. Ma fondamentale è che la squadra scenda in campo convinta di vincere, di fare bene e di raccogliere punti.”
-Domani c’è una partita importante contro il Thun, pensi che i pochi cambiamenti introdotti siano sufficiente per fermare una striscia di sei sconfitte?
“Se ti rispondessi di no, dovrei cambiar mestiere. Si lavora ovviamente per vincere, per essere superiori all’avversario e per subire il minimo possibile. La cosa più importante, ripeto, è l’atteggiamento, la voglia di rivincita. Da quanto ho visto i giocatori hanno preso bene la situazione: disposti a riflettere su quello che non è andato e a introdurre le novità tattiche”.
-Segui il Lugano da qualche mese, quando lo guardavi da fuori immagino che avevi in testa una formazione: ora che li alleni l’hai cambiata rispetto a quello che pensavi?
“La faccio anche del Barcellona la formazione quando li vedo giocare, a ma non mi hanno chiamato (ride)… A livello di amichevoli con il Chiasso ho giocato con sette o otto squadre squadre di SL. Avevo le mie idee su giocatori e formazione, ma devo dire che adesso che li ho visti all’opera alcune le ho cambiate: qualche elemento mi ha veramente sorpreso e tutti in positivo.”
-Parlando dei singoli Abedini, che tu conosci, potrebbe esordire e di Janko cosa pensi?
“Potrebbe essere anche il momento di Abedini. Quanto al centravanti austriaco ci siamo parlati già il primo giorno: le sue sensazioni sono buone, era indietro di condizione e ha dovuto lavorare duramente in queste settimane. E’ un’alternativa come tutti gli altri. L’unico che non si è allenato è Gerndt, vedremo domani.”
-Il fatto di iniziare con due sfide importanti in ottica salvezza ti preoccupa?
“Il tempo è stretto con tre partite in otto giorni, due delle quali in trasferta, non sono un compito facile. Ma bisogna alzare la testa e dire che ci siamo, ci teniamo e siamo convinti di farcela. E’ ovvio che sarebbe stato meglio avere più tempo a disposizione per prepararci ma la situazione è questa. Dobbiamo ricordarci che il Lugano ha fatto bene anche in Europa League (9 punti non sono facili da conquistare) e essere consapevoli che deve salvarsi in campionato, giocando con coraggio e determinazione le otto partite che mancano. Ci vuole innanzitutto la passione per arrivare a fare punti il più presto possibile.”