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Demba Ba: qui per imparare e aiutare il club

Demba Ba: qui per imparare e aiutare

Il FC Lugano ha presentato ufficialmente martedì pomeriggio il suo nuovo giocatore Demba Ba, nato il 25 maggio 1985, di nazionalità senegalese e francese. L’attaccante ha giocato in squadre blasonate nei principali campionati europei (Francia, Germania, Inghilterra) oltre che in Turchia e in Cina. In carriera ha disputato 436 partite (comprese 12 in Champions League e 17 in EL) realizzando 193 gol e 53 assist.

La conferenza stampa è stata aperta da Luca Pedroni, responsabile marketing e business development, che ci ha tenuto come FC Lugano a ringraziare i tifosi per il sostegno delle ultime settimane: “la campagna abbonamenti è partita bene, ci sono abbonati degli anni passati che hanno deciso di tornare a Cornaredo e questo ci fa molto piacere e ringraziamo tutti di cuore”.

Sono seguite le domande al nuovo arrivato. Come mai ha deciso di venire a Lugano visto che avrà sicuramente avuto altri offerte?

“E’ vero che avevo qualche proposta ma l’offerta del Lugano era interessante soprattutto per il fatto che ho incontrato qualche persona legata al club che mi ha dato fiducia e mi ha proposto un buon progetto.”

-Chi sono queste persone che l’hanno contattata e convinta a venire in Svizzera?

“Circa due mesi fa sono venuto a Lugano per la prima volta e ho incontrato Leonid Novoselskiy che è azionista del club. Parlando con lui di calcio ho apprezzato il suo modo di pensare e la sua visione e in seguito abbiamo cominciato a discutere di una possibile venuta a a Lugano”.

-Lugano attende da tempo un vero attaccante, un giocatore che segni delle reti, ci dica perché questo elemento potrebbe essere Demba Ba?

“Penso che la squadra abbia già dei veri attaccanti, giocatori che lavorano duramente ogni giorno in allenamento. Ho sentito parlare molto della filosofia di gioco un po’ difensiva dei bianconeri nel corso dell’anno passato, non è un modo di stare in campo che faciliti le punte. E’ possibile che anch’io con il sistema di gioco dell’anno scorso non avrei fatto meglio dei giocatori schierati. Bisogna avere  rispetto di chi c’era e c’è e lavorare per fare in modo che Demba Ba che ha giocato a calcio negli ultimi 16, 17 anni possa fare le stesse cose”.

-Le piaci quindi la filosofia del nuovo allenatore Braga?

“Ho discusso con il tecnico prima di firmare per il Lugano e mi ha spiegato di avere uno stile molto offensivo, con pressing alto e ciò mi è piaciuto perché per un attaccante è ideale.”

-Il fatto di aver scelto Lugano è legato anche a un progetto di vita per il dopo carriera agonistica?

“Ho pensato al progetto di Leo con la sua accademia per giovani, con lui come detto sono in perfetta sintonia sulla visione del calcio. Da diversi anni lui investe energie e denaro su questo progetto e se posso dargli un colpo di mano grazie all’esperienza che ho accumulato in questi anni lo farò con piacere. Ho firmato con il club un contratto di un anno, come detto ho discusso molto con Leonid al quale devo gratitudine per aver partecipato al mio ingaggio a sostegno del presidente Renzetti che ringrazio a sua volta per la fiducia accordatami.”

-Al di là del progetto di formazione, ha già discusso di un suo eventuale coinvolgimento nella crescita di attaccanti di prospettiva come Muci?

“Non ne abbiamo parlato. Mi approccio a questa esperienza con umiltà per conoscere la cultura del paese e per apprendere dai giocatori che sono già in rosa e che magari hanno qualità che a me mancano. Desidero migliorarmi e trasmettere le mie conoscenze, mi sembra una cosa ovvia.”

-Cosa conosce del calcio svizzero:  ha incontrato nostre squadre in qualche amichevole o nelle coppe europee?

“Con il Chelsea abbiamo affrontato il Basilea nel 2013 in Champions ma non ero in campo, poi un paio d’anni or sono con il Basaksehir ho segnato due reti all’YB, speriamo di continuare.  Il calcio in ogni paese assomiglia un po’ alla cultura di quella nazione, qui si trova un calcio europeo. Ne ho parlato con Clichy (del Servette) che è un amico e mi ha detto che qui ci sono molti giovani talenti e questo a differenza della Turchia dove i giocatori hanno dai 25 anni in su. Ci sono da voi squadre, come il San Gallo di Zeidler, che conosco bene, che hanno una filosofia che porta a valorizzare i giovani. Penso sia un football basato sull’intensità e sulla qualità e non è una cosa che mi dispiaccia.”

-Cosa crede di poter apportare ai bianconeri?

“Esperienza sul piano europeo innanzitutto e speriamo anche delle reti per poter garantire vittorie e punti alla squadra. Cercherò di aiutare i compagni sia in campo sia nello spogliatoio.”

-Fisicamente è pronto a giocare?

“Non direi ancora pronto ma non sono lontano, conosco il calcio e so che la preparazione è un processo normale che richiede il suo tempo; penso che dopo qualche partita le cose cominceranno a girare per il verso giusto anche dal profilo fisico”.

-A livello tattico preferisce giocare con un altro attaccante e Bottani dietro (come si è visto che Braga schiera la squadra nelle amichevoli) o da punta unica?

“Personalmente, come tutti gli attaccanti, preferisco avere un compagno a fianco, quando hai un sostegno è meglio. Mi piace partecipare alla creazione del gioco, fare scambi ravvicinati e avere una spalla che corre negli spazi e che si attira i difensori è importante per la squadra”.

-Lei parla cinque lingue, ha vissuto in molti paesi e ama scoprire le varie culture. Ha curiosità anche di conoscere la Svizzera e di apprendere cose nuove?

“Certamente ho sempre amato viaggiare anche con la mia famiglia e ho scoperto molti paesi e culture. Imparerò un’altra lingua e per me è una grande ricchezza”.

-Lei è sempre stato sensibile al tema del razzismo nello sport. Crede che sia ancora un problema?

“E’ un fatto e non credo che verrà risolto in tempi brevi. Spero che il giorno in cui uno dei miei piccoli giocherà potrà farlo senza questo tipo di problemi. Sono centinaia d’anni che la questione esiste e ritengo che si possa fare cento, mille volte di più di quanto si fa. Ci vuole però la volontà, cominciando dall’educazione di ragazzi e giovani, spiegando che il colore della pelle e la cultura non sono un discrimine.”

-Nei campionati europei in corso ha fatto molto discutere  la vicenda Eriksen il cui cuore si è fermato per qualche istante. Lei ha giocato a Newcastle con Cheick Tioté, l’ivoriano  che è morto in Cina nel 2017 nel corso di un allenamento. E’ stato quindi doppiamente toccato da quanto è successo nel corso di Danimarca-Finlandia?

“E’ stato un episodio che mi ha segnato profondamente. E ancora di più mi ha choccato il fatto che la partita sia ripresa.  Io che stavo guardando la partita in tv dall’altra parte del mondo, quale giocatore, mi sono sentito male pesando che avrei potuto essere al posto di Eriksen, immaginarsi chi era in campo. Per me è incredibile come si possa proseguire un match dopo un evento simile, va bene il business e tutto quello che c’è dietro,  ma credo che la vita abbia un valore. E’ per quello che dicevo prima che il problema del razzismo sarà difficile, lungo e problematico da estirpare. Se si pensa che anche di fronte alla morte il gioco non si ferma.”

-Cosa pensa del fatto di inginocchiarsi agli Europei, c’è chi lo fa e chi no.

“Ancora una volta penso che bisogna dar prova di tolleranza, se qualcuno ritiene che con quel gesto può contribuire a cambiare le cose fa bene a metterlo in pratica. Altri la possono pensare diversamente. L’importante è che si faccia qualcosa di concreto, posare un ginocchio a terra è un inizio ma lo si fa da anni e le cose non sembrano cambiare. Non tocca ai calciatori farsi carico della soluzione di queste questioni, noi possiamo fare gesti simbolici e dare la nostra opinione ma il cambiamento culturale dipende da altri”.

-E’ contento di essere considerato una sorta di leader intellettuale di questi movimenti?

“Non mi considero un leader, non ho follower… Mi batto per le cause che ritengo giuste, per apportare un mattone all’edificio del cambiamento verso un mondo migliore. Spero che un giorno si possano raccogliere anche i risultati”.

-Lei fa parte anche dell’associazione football is small, di che si tratta?

“Anche questo è un progetto volto all’inclusione. E’ una fondazione che incoraggia la pratica sportiva di persone sane o con deficit, maschi o femmine, di non importa quale cultura. Utilizza un veicolo popolare come il calcio per promuovere l’inclusione”.

-Al direttore sportivo Marco Padalino viene chiesto se il FC Lugano pensa davvero di aver trovato il bomber da doppia cifra che manca dai tempi di Sadiku?

“La storia di Demba Ba parla chiaro. Basta dare un’occhiata ai numeri  che sono eccezionali e colti in campionati importanti nei quali ha aiutato le squadre anche a vincere il titolo. Abbiamo una mezza sicurezza, è chiaro che si dovrà calare bene nella nostra piccola realtà ma siamo fiduciosi. Ho avuto modo di conoscerlo nell’ultima settimana e devo dire che è un ragazzo molto motivato, senza supponenza, aiuterà tanto i giovani e come altri farà un po’ da chioccia. Non ho dubbi su di lui: è un calciatore valido e con grandi motivazioni, fisicamente messo bene e una persona seria. Dobbiamo ringraziare Nososelskyi che c’è l’ha presentato più di un mese fa e siamo stati ben lieti di accoglierlo, non ‘è stato bisogno nemmeno di visionare i filmati.”

-Quando venne presentato Abel Braga disse che avrebbe avuto bisogno di qualche tempo per conoscere i giocatori e poi si sarebbe pensato al mercato. Ba è il primo tassello ma immagino che ci sia ancora un bel po’ di cose da fare; a che punto siete?

“Viste le vicissitudini societarie siamo partiti in ritardo e il mercato è particolare visto il tempo perso. Abbiamo visionato dei giocatori brasiliani d’intesa con il tecnico e siamo a buon punto ma bisogna anche aiutare gli elementi che non avranno spazio qui a trovare una sistemazione. Non vuol dire cacciarli ma dare ai ragazzi le possibilità di giocare e non fargli perdere una stagione. E’ anche questo il mio lavoro, anzi attualmente l’80% della mia attività è focalizzata lì. Per tornare alla domanda siamo abbastanza avanti ma quando prendi giocatori dal Sud America i tempi si allungano per i permessi di lavoro e per l’ambientamento. All’inizio del campionato quindi non cambierà molto.”

-La settimana scorsa il presidente Renzetti disse che l’allenatore Braga non riteneva Ba perfetto per il suo stile di gioco. Come si è risolta la questione?

“Penso sia stata un’esternazione teorica di 20 secondi. La carriera del giocatore parla chiaro, al Lugano una punta così serve eccome. Anche Braga si renderà conto di avere un elemento importante nella rosa, non solo in campo ma anche nello spogliatoio. Poi parla cinque lingue, non dimentichiamolo.”

Nella foto TiPress. Demba Ba e il giovane Muci, presente e futuro dell’attacco bianconero.

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