Celestini:

Celestini: i ragazzi hanno voglia di giocare

La meteo non ha favorito l’allenamento di rifinitura che i bianconeri hanno svolto martedì mattina in vista della partita di mercoledì sera (ore 20.30) contro lo Xamax valida per gli ottavi di finale di Coppa svizzera. Si è lavorato sul terreno B1 di Cornaredo sotto una pioggia a tratti fastidiosa. Tutti presenti gli elementi della rosa, con Manicone che sta proseguendo il suo recupero a parte. Le condizioni di due o tre giocatori leggermente acciaccati verrano valutate mercoledì. Al termine della seduta Fabio Celestini è stato protagonista della tradizionale conferenza stampa pre-match. Queste le domande e le risposte.

-Mister rispetto al percorso di crescita cui ha accennato più volte, giocare ogni tre giorni è positivo o sarebbe stato meglio allenarsi?

“Quando si è in un periodo come  il nostro le partite servono.  L’unico elemento negativo, come ho già avuto modo di dire, è che diversi giocatori devono recuperare la miglior forma e partite ravvicinate per di più su campi pesanti non sono l’ideale. Qualche giorno in più ci sarebbe servito ad analizzare meglio le condizioni dei singoli per decidere chi rischiare e chi no. A livello di stato d’animo e di morale, dopo le due gare casalinghe di campionato, la squadra ha voglia di giocare, di confrontarsi ancora: è una bella partita, gli ottavi di Coppa in casa. Quindi penso che lo spirito compenserà un po’ la stanchezza accumulata domenica.”

-Lei non era ancora seduto sulla panchina bianconera ma quella di Neuchâtel in campionato è stata forse una delle peggiori esibizioni del Lugano. Sente nei ragazzi un po’ di voglia di rivincita?

“Devo dire la verità non stiamo guardando né pensando al passato. Ci concentriamo su quello che vogliamo e dobbiamo fare per mettere un tassello in più ogni partita e per crescere. Ci sono an cosa tante cose da migliorare, stiamo solo pensando al prossimo match, a fare meglio e ad aggiungere qualcosa in più. Per questo prima del Thun ho detto che era quello l’impegno più importante, non perché non mi interessasse la Coppa. Adesso non sto assolutamente pensando al Basilea perché la partita più importante della stagione è quella di domani contro il Neuchâtel. Dobbiamo cercare di proseguire nel lavoro, di conoscerci meglio, il tutto non è facile perché giochiamo ogni tre giorni.”

-Quello che trasmettete a chi vi guarda da fuori è proprio l’entusiasmo e lo spirito di sacrificio: è un’onda, prima o poi finirà, come vi preparate?.

“Speriamo di no. Quello che cerco di trasmettere ai ragazzi è la positività, in ogni situazione. Ciò non significa che andrà sempre tutto bene. Però bisogna fare in modo che la squadra viva ogni momento in modo costruttivo e non negativo. Nel calcio c’è già troppa gente che vuole demolire, basta una sconfitta e si rimette in discussione tutto. Chi era bravo diventa scarso, quanto fatto viene dimenticato e via dicendo. Come allenatore, ma ricordando anche le esperienza da giocatore, chiaramente so che queste cose non fanno bene se vogliamo fare un certo tipo di calcio. Il mio carattere è positivo, sorridente, anche quando si lavora duro. Sin dal primo giorno cerchiamo di costruire questo, di avere rapporti cordiali e aperti. Ho molti riscontri con i ragazzi e questo è bello. Non ho mai parlato di sacrificio ai giocatori ma il fatto di cercare di creare un ambiente nel quale ognuno possa esprimersi al meglio, rende anche più facile sacrificarsi in partita per il compagno. “

-Ha trovato queste risposte, era un  po’ quello che mancava prima?

“E’ sempre difficile parlare e sapere com’era prima perché non ero presente. Chiaramente vedo ragazzi che non sono gli stessi di quanto sono arrivato, su questa evoluzione posso esprimermi. Cito Junior, Brlek, Vecsei, ma anche Bottani e tanti altri che sembrano diversi. Non ho la bacchetta magica è solo questione di spirito, per quello che dico che al di là delle tattiche, del difendere a 3, 4 o 5, se la squadra ha mentalità, spirito di squadra, entusiasmo, sacrificio, se i tre davanti non fanno differenze tra chi di loro segna, vuol dire che c’è complicità e questo è fondamentale. In tre settimane siamo cresciuti  tantissimo sul piano dello spirito e ciò facilita tantissimo le mie scelte.”

-Non scopro l’acqua calda se dico che  il giocatore più importante dello Xamax è Nuzzolo, farete qualcosa di particolare per controllarlo?

“Stiamo semplicemente  cercando le nostre certezze e non siamo ancora nella fase di dire ritocchiamo il  gioco perché gli avversari hanno un elemento piuttosto che un altro. Ci occupiamo quasi esclusivamente di noi, non sarà sempre così, io in passato ho cambiato spesso, ma in questo momento la squadra ha bisogno di certezze e di credere in queste. Poi una volta che ci saremo consolidati -si è visto anche domenica nel secondo tempo che ci sono cose da registrare ed equilibrare- allora si potrà anche andare a fare cose un po’ più particolari.”

-A proposito di certezze i tre davanti vi stanno dando molte soddisfazioni. Questo tipo di modulo è ipotizzabile anche se uno tra Gerndt, Junior e Bottani dovesse mancare per infortunio o altro?

“Domenica dopo 60′ ne sono venuti a mancare due. Ovvio che la costruzione e il baricentro ne abbiano risentito. I tre davanti hanno caratteristiche molto precise, se mettiamo altri dobbiamo cambiare; è uno dei compiti dell’allenatore”.

-A livello di formazione farai riposare qualcuno?

“Alcuni elementi sono acciaccati e visto che domenica andremo a Basilea bisogna valutare molto bene le situazioni. Non possiamo permetterci di rischiare giocatori anche perché non andrebbero in campo al 100 per cento. Il problema è che in questo momento tutti i ragazzi vogliono giocare e dicono che stanno benissimo. Vedo nei loro occhi la voglia di esserci, ma non posso schierarli tutti.”

-Sei deluso dai duemila spettatori di domenica?

“Pensate che vengo da Losanna dove il pubblico non è foltissimo (ride). Mi è piaciuto che al di là della quantità -il clima non invogliava a uscire di casa- ho visto la gente specie nel primo tempo entusiasta. Era bello anche per noi sentire che avevano voglia di essere dietro la squadra e che ci incitavano. Dico sempre che il  pubblico in Svizzera va al calcio un po’ come al cinema, se gli piace lo spettacolo, se vede gli attori che danno tutto, è raro che fischi indipendentemente dal risultato. Dobbiamo essere bravi noi a farli venire. Questa squadra deve trasmettere qualcosa, ci stiamo provando, non siamo perfetti ma è importante che chi viene a Cornaredo possa magari essere deluso dal risultato ma mai dell’atteggiamento e del coraggio dei giocatori”.

-Il presidente ha detto:  Young Boys a parte, possiamo essere davanti a tutte le altre. E’ uno stimolo o una pressione eccessiva?

“Sapevo che sarebbe arrivata questa domanda (ride). Il presidente è libero di dire quello che vuole. Vedremo se siamo così bravi sul campo. Ho sempre detto che ho accettato in poche ore, lasciando tante cose, senza alcun dubbio perché sapevo di avere una rosa che ti permette di fare qualcosa. L’ho detto appena arrivato a parte l’YB e forse il Basilea, siamo tutti lì, chi fa un po’ meglio o un po’ peggio, ma se ti esce l’annata buona, se sei bravo e paziente, se tieni i piedi per terra, se non rimetti tutto in questione dopo ogni partita, possiamo andare in alto. Tutti dovremo essere bravi in questo: le tre persone che danno questo spirito alla società sono il presidente, il direttore sportivo e l’allenatore. Se stanno sulla stessa linea nei momenti buoni e in quelli difficili, il messaggio che passa è di unità e renderà più facile il lavoro a una rosa che in sé è di grande qualità.”

-Janko giocava poco con gli altri allenatori e anche con te non è in campo: perché non riesce a dare al Lugano quello che si aspettava da lui?

“Marc ha delle caratteristiche diverse da quelle delle altre punte. Chiaramente Junior, Gerndt e Bottani sono diversi. Nel secondo tempo contro il Thun non riuscivamo più ad avere la palla, eravamo stanchi eccetera. Non potevo chiedere a Janko di entrare a fare pressing, andare in profondità, devo fare altri tipi di scelte. Quando la partita fosse bloccata allora avrebbe un senso schierarlo, se l’altro giorno non fossimo stati il Thun (che ci schiacciava e crossava di continuo) l’avrei inserito subito. Lui stesso capisce che quelle con ripartenze non sono le partite per lui. In questo momento è difficile schierarlo, ho bisogno di altri profili. Ma lui mi è vicino, ci parliamo spesso, è un grande professionista. E’ un giocatore di area e spero che prima o poi possa scendere in campo e darci una mano.”

-Come ha preso Covilo il fatto di non partire più titolare?

“Anche lui ha caratteristiche ben precise. Se guardate chi ha giocato con me in quella posizione vedete che hanno altre caratteristiche. Alla fine Covilo è stato il mio primo cambio ed entra in momenti importantissimi, ma possiamo partire solo in undici. Miro è fondamentale quando entra, ma devo chiedergli cose che sa fare, nelle quali si sente forte. E lo si vede quando subentra: la squadra sente la sua carica e tensione, ma non può fare il play. Tutti sono utili e  importanti in determinati momenti. Con il San Gallo abbiamo vinto anche grazie a lui, Crnigoj e Piccinocchi che sono entrati nella ripresa. Ho tante soluzioni a centrocampo, poi chi dimostrerà di essere “il giocatore” avrà la meglio.”

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