Celestini: dobbiamo andare a Sion a fare risultato
Anche l’allenamento di giovedì mattina si è tenuto su uni dei terreni sintetici di Cornaredo. Lavoro prevalentemente tecnico per la maggior parte del gruppo. Chi non ha giocato contro il Thun ha svolto anche una parte atletica. Al termine il tecnico Fabio Celestini si è intrattenuto con i giornalisti.
La prima domanda ha riguardato il previsto faccia a faccia con la squadra che ha fatto seguito alla sconfitta di mercoledì sera. Avete trovato una spiegazione?
“Non è così semplice, in caso contrario si sarebbe trovata la soluzione e l’avremmo già applicata. La partita con il Thun è stata un po’ speciale perché finora la squadra nei contenuti è sempre stata positiva, ha sempre mostrato in tutte le partite qualcosa di interessante. Chiaramente la sensazione dopo il match di mercoledì non è stata per niente buona, anche se poi rivedendolo al video è meno peggio di quanto si potesse pensare. Il problema che abbiamo trasmesso sensazioni negative, di fragilità, di mancanza di gioco di squadra. Una sensazione che ha amplificato una performance di per sé già non buona. Al di là delle prestazioni sono sette partite che non vinciamo e ci dobbiamo mettere nella testa che dobbiamo fare i tre punti, giocando al 150 per cento tutti insieme. Il contenuto è sempre importante ma adesso a livello di mentalità dobbiamo far vedere qualcosa in più. Ne abbiamo parlato ieri nello spogliatoio.”
-Il Lugano quando va in svantaggio è difficile che riesca a recuperare, si può ovviare?
“Io vedo altre cose: che alla minima occasione dell’avversario la squadra diventa un po’ fragile. Contro il Thun nel primo tempo abbiamo avuto anche noi le nostre possibilità, come loro. Però non ho visto nei nostri avversari un cambiamento rispetto a quello che stavano facendo. Fanno due cose e le fanno veramente bene: non hanno disputato una grande partita però ci hanno messo spirito, carattere, voglia, aggressività, grande pressing, compattezza. Noi ci siamo sgretolati dopo qualche perdita di palla un po’ stupida ma che su questo terreno e alla prima partita ci stava. Prima della gara avevamo detto che qualunque cosa si facesse dovevamo farla assieme, invece ho visto troppi dubbi. Questa è stata la sensazione brutta, di avere una squadra sfilacciata difensivamente e offensivamente: ognuno si è stretto in sé stesso per fare la propria partita e ha perso il contatto con il collettivo. Bisogna avere fiducia nei compagni e in quello che stiamo facendo, di sbagli ne fanno tutti. Anche il Thun ha commesso errori ma noi non li abbiamo sfruttati. Qualcosa ci manca e dobbiamo risolverlo.”
-Considerato che avete giocato mercoledì e scenderete in campo già domenica apporterai dei cambiamenti significativi alla squadra?
“Dopo una prestazione come quella di mercoledì è tutto giusto e tutto sbagliato. Se mi dite rinforziamo il centrocampo: ci può stare; passiamo a quattro: pure; lasciamo tutto così ma cambiamo i giocatori: anche questa è una possibilità. Ma anche dare fiducia agli undici che sono scesi inizialmente in campo affinché possano dimostrare che si è trattato di una partita storta e che tre giorni dopo possono far vedere che siamo una squadra vera. Quando resta poca cosa possiamo mettere in discussione il lavoro di due mesi? Le difficoltà ora sono di trovare il giusto equilibrio tra cambiamento e conferme.”
-Si è lavorato assieme per due mesi con ambiente buono, confermato anche nelle amichevoli, poi si arriva alla prima partita e dopo dieci minuti ci si perde, com’è possibile?
“E’ per questo che siamo tutti molto delusi. Avevano lavorato bene e mostrato cose eccellenti nei test creando occasioni e lasciando poco agli avversari: una squadra vera. C’erano grandi aspettative per questo inizio e siamo rimasti amareggiati, cercavano certezze, volevano vincere e staccarci dalle squadre dietro. Invece in dieci minuti è finito tutto.”
-Ti sei sentito tradito?
“No. Sono stato sorpreso anch’io, avevamo lavorato tanto anche sul mentale. Avevamo voglia di mostrare quanto eravamo cresciuti, invece abbiamo perso la partita proprio sui punti che credevamo risolti. E’ stata una brutta serata.”
-Sei più preoccupato dalle occasioni mancate in zona gol o dalle reti incassate?
“Sono preoccupato perché ho l’impressione che la squadra non creda ancora in se stessa. Le tre partite vinte sono arrivate quando c’era il cambio di guida tecnica, siamo andati in campo spensierati, per fare una cosa nuova e per farla bene, senza pensare troppo. Se pensiamo alla partita con il Thun vinta a Cornaredo nel secondo tempo non ci siamo quasi mossi dalla nostra metà campo e loro hanno preso tre pali. Però avevamo coraggio e abbiamo vinto. Devo capire perché la squadra diventa fragile alla minima occasione fallita, gli altri fanno due centri e segno. Come mai certi episodi ci condizionano così tanto quando dovremmo avere ormai certezze e schieriamo giocatori di una certa esperienza? La fragilità di mercoledì è una sorpresa e mi preoccupa, non è questione di fase offensiva o difensiva. Meno male che domenica torniamo in campo e non abbiamo tempo di pensarci troppo: dobbiamo far risultato”.
-Il Sion non è il miglior avversario da affrontare in questo momento e per di più al Tourbillon.
“Non ho paura di nessuno, fondamentalmente ho paura solo della mia squadra. Anche se avessimo dovuto affrontare lo YB non avrei tremato, so che la mia squadra è capace di fare certe cose e le avevamo messe in mostra a Berna dove potevamo vincere. Contro il Basilea eravamo lì. Ho fiducia cieca nei miei ragazzi e in quello che stiamo facendo, li vedo tutti i giorni. Però ci manca qualcosa: l’unica mio timore è che se in campo non siamo sicuri e non abbiamo fiducia nel compagno allora sì che diventa difficile affrontare qualsiasi squadra in casa o in trasferta. Noi paghiamo a caro prezzo i nostri errori, è su quello che dobbiamo lavorare”.