Celestini: a Basilea per fare una grande partita

Celestini: a Basilea per fare una grande partita

Venerdì mattina con momentanea schiarita del clima per permettere al Lugano di allenarsi in vista dell’impegno di domenica a Basilea. Dopo il riscaldamento e una fase di possesso palla, una parte della rosa ha svolto partitelle sei contro sei. Gli altri si sono dedicati a lavori di scarico e recupero. Le tre partite nell’arco di una settimana si sono fatte sentire. Sono stati ben trecento minuti giocati per di più su terreno pesante e anche da elementi che quest’estate, per infortunio, non avevano potuto effettuare la preparazione con i compagni. “Lo staff -come ha ammesso in conferenza stampa Fabio Celestini- sta valutando diversi giocatori che sono molto affaticati e fino a sabato non prenderemo decisioni sul loro impiego. Gli unici infortunati veri e propri sono Yao e Manicone.  Gli altri dovrebbe essere a disposizione ma dipenderà dalle loro forze”.

-Come avete lavorato nei pochi giorni che separano la partita di Coppa con lo Xamax dall’impegno di campionato con i renani?

“Per adesso la nostra preoccupazione è stata di recuperare i giocatori a livello mentale e soprattutto fisico.  Le condizioni non ideali dei terreni ci hanno ulteriormente frenato. Chi ha giocato molto di questi tempi non è quasi sceso in campo, ma si è sottoposto a massaggi e ha lavorato in palestra. Domani vedremo di preparare il match con il Basilea. Più che della tattica ci preoccupiamo di recuperare le forze per poter andare a disputare una grande partita. Devo essere attento a chi sta bene ed è fresco nella testa”.

-Il Basilea sembra in ripresa rispetto a un inizio stentato di campionato?

“Per adesso mi sto soprattutto preoccupando dei miei. Comunque il Basilea resta il Basilea anche se magari quest’anno non sono partiti come di solito, ma ora sono lì, secondi, giocano in casa, hanno vinto l’ultima di campionato, sono passati in Coppa quindi hanno il morale più alto e maggiori certezze rispetto a qualche settimana fa.”

-Il presidente Renzetti ha dichiarato che YB a parte ve la giocate con tutti. Che ne pensa?

“Ho già risposto  a questa domanda. Ripeto: non tocca a me  commentare quello che dice il presidente che ha diritto di esternare le sue emozioni e la sua visione. Sta a noi essere bravi e cercare di andargli incontro in questa valutazione. L’avevo detto il primo giorno che sono arrivato qui: a parte Yb e Basilea (che al di là della classifica ha una rosa molto importante), sul resto si può discutere. Dipende da chi fa veramente bene e da chi fa meno bene. A Lugano l’avete già vissuta l’anno del terzo posto. Anche lo scorso campionato a sei settimane dal termine il nono e l’ottavo avrebbero potuto ancora fare l’Europa League, tanto corta era la classifica. In Svizzera sino all’ultimo mese tutti possono lottare per tutto.”

-C’è una bella immagine,  al termine della partita di Coppa, di te che abbracci Junior. Che rapporto hai con il brasiliano e con altri giocatori che hanno completamente cambiato attitudine, penso a Gerndt, Bottani, Vecsei e altri: hai lavorato anche sul morale?

“Mi sto comportando come sono io fondamentalmente. Un allenatore deve essere autentico e dare alla squadra la sua percezione, quella vera non interpretare un ruolo di qualcuno che non è.  Cerco di essere me stesso tanto nella filosofia di gioco che nella persona. Mi piace essere vicino o ai giocatori, mi piace toccarli, parlare anche di altre cose: può darsi che questo su qualche elemento abbia prodotto maggior impatto che su altri. Poi un giocatore brasiliano ha atteggiamenti e reazioni diverse rispetto a uno di altra cultura, ad esempio slava. Avrei potuto abbracciare con quel calore qualsiasi altro ragazzo che mi avesse fatto gol in quel momento. In questo caso era Junior, per lui era un po’ una partita speciale. Avevo deciso di non farlo giocare per risparmiarlo mentre lui diceva di essere prontissimo e chiaramente voleva giocare. Mi pareva che i rischi erano troppo alti. Alla fine non sono riuscito a mantenere il mio proposito di non schierarlo e l’ho buttato dentro e lui ha fatto gol…”

-Che Junior hai trovato quando sei arrivato e ora a distanza di qualche settimana che giocatore è?

“Il giocatore è lo stesso fondamentalmente. E’ cambiato certamente a livello di testa, di vedere le cose in modo che gli facciano del bene. Dico sempre che io prima non c’ero e non posso parlare di quanto è successo e dell’ambiente che esisteva. Posso dire che adesso mi piace l’atteggiamento di Junior, come si allena, sorride, è attento e ha voglia. Ma vale per tutti: si allenano veramente bene. Poi magari su un brasiliano il cambiamento di atteggiamento si vede maggiormente rispetto ad altri di natura più fredda. Fondamentalmente la squadra mi piace molto, non so com’era in precedenza.”

-Quando Crnigoj entra come in Coppa e gioca così, poi rimetterlo in panchina può essere duro?

“Dovrei farli giocare tutti. E’ bello così; le partite sono tante e i campionati lunghi. Per riuscire a fare quello che ci chiede il presidente dobbiamo fare un salto di mentalità, riuscendo a convincerci che tutti  sono importanti,  non solo gli undici che iniziano le partite. Anzi chi subentra può fare realmente la differenza com’è successo in queste settimane sia a livello difensivo che offensivo. So che ognuno vorrebbe essere nella formazione di partenza ma dobbiamo comprendere che chi entra deve voler dimostrare di essere all’altezza degli altri. Finora chi è entrato ha mostrato gli attributi, ma se cominciano le rampogne, il cambio diventa nullo. Non è colpa del mister, ma è questione di atteggiamento: oggi li vedo tutti carichissimi. Sento quando sono in panchina la grande energia che c’è e che chi sto mettendo in campo vuol dare tutto. Sapevo che Crnigoj a spazi aperti è fortissimo, quando parte con la palla, non col dribbling, ma per forza fisica e potenza può far male. Si è adattato a un ruolo diverso ma non ci pensa: entra e gioca, questo è bello.”

-Fin che vinci tutto funziona poi magari quando perderete chi sta fuori  comincia a dire senza di me si perde e via di seguito.

“Questo è per tutti uguale. Giustamente la forza di una squadra, nella fattispecie del Lugano, si vedrà quando verrà qualche momento difficile. E’ lì che lo spirito collettivo, che è già importante quando si vince,  farà la differenza.”

-Non temi un po’ di rilassamento dopo tre vittorie consecutive in casa?

“No. I ragazzi li vedo molto concentrati, hanno voglia di disputare la prossima partita. Un po’ stanchi sì, quando arriva un nuovo allenatore qualcosina in più a livello nervoso la devi spendere. Abbiamo cambiato tante cose anche nel quotidiano e questo lo paghi. Ma il fatto di aver vinto tre partite ti carica e compensa il resto. Di rilassarci al St. Jakob contro il Basilea mi sembrerebbe strano: andiamo là per fare una grande partita”.

-Ma ci sono le basi per fare bene domenica, vista la stanchezza e il poco periodo per preparare la gara?

“Il problema del calcio è che fino a dopo la partita non so rispondere a domande del genere. Ripeto stiamo lavorando per rigenerare i ragazzi e per farli trovare pronti a fare una grande partita.  Poi se fisicamente avranno benzina sino alla fine bene, se ne avranno per un’ora speriamo che ci vada bene, se non l’abbiamo, vedremo coda succede. Ma se arriviamo là già stanchi mentalmente non abbiamo nessuna chance. Dobbiamo essere carichi in testa al di là della tattica.”

-I minuti che decidono le partite, come dice sempre lei, sono quelli dal sessantesimo al fischio finale?

“E’ matematico. Così come il fatto che il 95% dei gol si fanno nell’area avversaria e non con tiri da fuori. Poi se si vuole allenare il cinque per cento lo si può fare specie per quei giocatori che hanno un tiro molto forte, come Fazliu. Ma i gol, ripeto, si fanno soprattutto arrivando in area, non é facile ma è così.”

-Firmeresti per il pareggio?

“No, neanche a Basilea. Come faccio a dire  alla squadra andiamo a pareggiare, è impossibile. Scendiamo in campo per vincere tutte le partite. In casa e fuori, con la nostra filosofia di gioco, questa non si può cambiare mai. Poi ci sono tanti modi di vincere: su questo possiamo discutere ore. Entro sempre in campo per vincere, se entrassi per pareggiare la perderei. Poi può succedere che non riesci a vincere e ti accontenti del pareggio, ma non parto mai per quello.”

-In Coppa svizzera nei quarti andrete a Thun: un commento?

“L’unico rammarico è che sarebbe stato meglio giocare in casa che sul sintetico di Thun. Ma alla fine in Coppa per arrivare in fondo devi giocare e battere tutti gli avversari. Non è che andare a Kriens sarebbe stato  molto più comodo. Il terreno è l’unico elemento che può penalizzarci un pochino”.

 

 

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