Foto di Lugano-Losanna 28

Abascal: preparare la squadra dell’anno prossimo

Mancano due partite alla fine del campionato di Super League. Il Lugano affronterà domenica alle 16 lo Young Boys in trasferta e chiuderà la stagione sabato 19 maggio alle 19 a Cornaredo ospitando lo Zurigo. Dopo la vittoria con il Losanna la squadra ha svolto venerdì mattina un leggero allenamento al termine del quale il tecnico Guillermo Abascal ha incontrato i giornalisti. La prima domanda ha riguardato il dopo Losanna: avete festeggiato?

“No, non c’è da festeggiare, solo da fare i complimenti per l’obiettivo raggiunto che era importante per la società, significa quattro anni in Super League. Era una stagione, per quella che ho vissuto io nel calcio spagnolo,  difficile visto che era la prima in Europa e bisognava dimostrare che il progetto è lungo e importante. Si festeggia quando si vince qualcosa non quando si raggiunge un obiettivo. Complimenti ai giocatori e al Lugano, ma si torna al lavoro”.

-Ieri sera hai detto che nelle ultime due partite ci saremmo dovuto aspettare dei cambiamenti facendo spazio a elementi che avevano giocato meno e hai fatto due nomi: Abedini e Baumann. Li vedremo in campo?

“Tutti e due saranno in campo, ma schiererò anche altri giocatori che devo vedere all’opera in partite importanti. A Berna sarà una bella prova per tutti: aspetto l’allenamento di domani per decidere la formazione. I giocatori più esperti sanno che questi giovani possono essere utili l’anno prossimo e che tutti dobbiamo dar loro una mano”.

-San Gallo e Zurigo sono davanti 4 punti: avete una minima speranza di raggiungere ancora l’Europa?

“Nel calcio nulla è deciso fino al fischio finale. Noi andremo a fare una buona prestazione nelle ultime due gare e se possiamo  vincerle meglio. Se poi arriva qualcosa perché altri hanno perso punti bene. Non è un imperativo, faremo il nostro per chiudere bene la stagione, vedere i giovani all’opera e capire la situazione per l’anno prossimo”.

-In vista dell’anno prossimo, sei qui da un po’ ti sei fatto un’idea di dove intervenire?

“L’ho detto dal primo giorno. Questa rosa permette diversi tipi di situazioni tattiche durante le partite e quello è importante. Ovviamente mi devo sedere con il presidente e con il direttore sportivo Manna vedere il progetto e discutere che necessità abbiamo. Ma a livello di ruoli sono contento di quello che c’è. Per ora non faccio nomi: rispetto tutti i giocatori che ci hanno permesso di raggiungere l’obiettivo salvezza”.

-Era una salvezza che doveva e poteva arrivare prima?

“Quando sono arrivato la squadra aveva perso sei partite di fila e la situazione era delicata con un solo punto in più rispetto all’ultima in classifica. Ora siamo a +9 e significa che qualcosa di buono abbiamo fatto. Sono una persona positiva e lo trasmetto a chi lavora con me. Le mie aspettative erano giocare tutte le partite: abbiamo fatto 25 allenamenti dei quali sei veramente costruttivi, gli altri defaticanti, pre-gara eccetera. Poi nel calcio, come ho detto prima, nulla è scontato fino al fischio finale dell’arbitro.  Puoi pensare tante cose ma dipende dai giocatori, da quello che si fa in campo, dalle certezze che uno ha. Lavoro, lavoro e fiducia sono la base.”

-L’anno prossimo ti immagini una squadra che lotta per la salvezza fino all’ultimo o che possa avere obiettivi più ambiziosi?

“Non mi posso immaginare di dover lottare per la salvezza sino alla fine. Comunque è un campionato molto difficile ed equilibrato: ci sono squadre che prima di Natale erano messe bene, hanno anche investito e adesso può darsi che retrocedono. Il desiderio è di avere una rosa competitiva che possa disputare un buon campionato, valorizzando giovani giocatori con prospettiva importante e mantenere una buona struttura. Se la società riesce a trattenere i giocatori più importanti si può evidentemente puntare a qualcosa di più. In caso contrario dobbiamo ricreare una base e farlo in un campionato come quello svizzero con poca sosta e poca preparazione è molto difficile, è meglio avere una base importante sulla quale innestare quattro o cinque elementi da valorizzare: puntare a una buona stagione senza mettere troppa pressione.”

-Mariani fa parte della base forte che speri di avere?

“Gli ha parlato il presidente l’altro giorno. Conosce la sua situazione. Ha mil contratto in scadenza: se rimarrà sarà un elemento in più che ha fatto bene a Lugano. Vedremo nei prossimi giorni, non voglio parlare dei singoli fino al termine della stagione.”

-Tu senti di essere cresciuto personalmente in queste partite?

“Tutti gli allenatori crescono stagione dopo stagione. Fare bene in due società diverse non è mai facile: devi adattarti alla piazza, alla società, alla storia, all’obiettivo e ai giocatori. Ogni realtà è diversa. Il mio percorso iniziato quest’anno è una crescita personale e lo sarà sempre e nessuno può mai affermare di aver finito di imparare, men che meno io. La mia crescita qui a Lugano la vedo come positiva, ho potuto  vivere un periodo importante uscendo da una situazione delicata, prima di cominciare  bene un nuovo campionato.”

-Ci sono molti rumors attorno a Carlinhos Junior con milioni di euro offerti da società italiane: una cessione che anche per questione di bilanci diventa quasi obbligatoria?

“Non sono discorsi da fare a me. La base di questa squadra se può rimanere meglio, avendo loro vissuto due esperienze importantissime una alta e una bassa, assaporando anche l’Europa. Sulla tua domanda decide la società. Se per fare meglio bisogna incassare soldi lo capirei,  sono abituato in club che ogni anno vendevano un giocatore importante.”

-Ieri il presidente Renzetti ha detto di aver visto per la prima volta la mano di Abascal: senti anche tu di avere delle certezze e la squadra sempre più in mano?

“L’ho detto dopo il match col Losanna, siamo arrivati e abbiamo fatto tre partite in dieci giorni con due soli veri allenamenti. San Gallo, Lucerna e quella di ieri erano le tre partite per le quali abbiamo potuto fare una preparazione pulita. Poi se la palla non entra puoi fare tutti i discorsi che vuoi ma è vero che in queste ultime due settimane ci siamo sentiti più tranquilli per il lavoro fatto in settimana.”

-Undici mesi fa quando eri ancora nel settore allievi del Siviglia ti immaginavi di essere qui a Lugano a portare alla salvezza una squadra di Super League?

“Non mi immaginavo Chiasso, né Lugano, né la salvezza ma sono situazioni che come allenatori dobbiamo essere pronti a vivere. Ovviamente la scelta del presidente con me non riguardava solo questa parte di stagione ma anche l’anno prossimo. Nella vita e non solo nel calcio  uno deve anche sognare, altrimenti non puoi trovare le motivazioni. Nel periodo in Challenge League sono cresciuto anche come conoscenza del calcio svizzero: ho fatto tutto in fretta con soli 5 giorni di vacanza. Sono soddisfatto del percorso fatto e di essere in Ticino dove sono stato accettato bene sin dal primo giorno e penso che raccoglieremo altre soddisfazioni con il Lugano.”

 

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