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"Terza finale con emozioni diverse ma stessa voglia di vincere"

“Terza finale con emozioni diverse ma stessa voglia di vincere”

Partiti dal Ticino dopo l’allenamento di giovedì pomeriggio, giocatori e staff del FC Lugano si sono allenati venerdì a Rapperswil e in serata sono giunti nella capitale federale. Sabato pomeriggio si è svolta la rifinitura sul terreno sintetico del Wankdorf che ospiterà la finale di Coppa con calcio d’inizio domenica alle 14.

12.500 tifosi bianconeri a Berna

Prima dell’allenamento, nella sala stampa dello stadio bernese, si è svolta la conferenza stampa di presentazione del match. In apertura il responsabile della comunicazione del FC Lugano Marzio Mellini ha annunciato con orgoglio che l’intero contingente dei biglietti riservato al club bianconero (12.500) è stato venduto. Gli ultimissimi ticket potranno essere acquistati domani sul piazzale antistante lo stadio.

Abbiamo più esperienza

Alla conferenza stampa hanno presenziato il tecnico Mattia Croci-Torti affiancato dal capitano Jonathan Sabbatini. Le prime domande sono state rivolte all’allenatore. “E’ la terza volta che ti trovi qui. Se riguardi e ripensi alla finale di tre anni or sono e a come l’avevi approcciata personalmente trovi che sia cambiato qualcosa?”
“Sono situazioni completamente diverse. La prima volta era tutta una sorpresa, c’era tantissima emozione, l’anno successivo quando abbiamo affrontato l’YB non c’era niente da perdere. Stavolta  arriviamo all’atto conclusivo con tante consapevolezza e senso di responsabilità. Per noi è un onore e un piacere essere qui però evidentemente le  situazioni emotive cambiano. Poter disputare la finale per tre anni di seguito ci aiuta in esperienza a gestire i giorni e le ore che precedono la partita. Penso che sia giusto che sia così, la cosa che non cambia è l’importanza della sfida di domani. Per il resto le emozioni sono diverse ma la voglia di vincere è la stessa di tre anni fa e dell’anno scorso.”

Vendicare la sconfitta di un anno fa

-L’anno scorso prima di affrontare l’YB avevi detto che se ripensavi al 15 maggio 2022 non avresti immaginato di disputare subito un’altra finale, l’avevi definita un’utopia. Adesso sei arrivato a quota tre, non è certamente un’utopia e nemmeno un’allucinazione collettiva. Come definiresti questa ennesima impresa?

“Un risultato clamoroso da parte dei miei ragazzi, ci hanno creduto dalla prima partita contro il Gunzwil, poi a Lancy. Abbiamo affrontato due squadre di Super League come Losanna e Basilea, siamo andati a giocare con grande personalità a Sion. Questo ha mostrato come la mia squadra avesse un sentimento forte che è quello della rivincita. Lo scorso anno ce ne siamo andati da qua, dopo la sconfitta con l’YB, con l’amaro in bocca. Eravamo sicuri che ce le saremmo giocata alla pari, nessuno di noi si è tirato indietro. Non ce l’abbiamo fatta ma quel sentimento è rimasto nella pancia mia e dei giocatori che hanno disputato tutte le partite secche di questa stagione con una concentrazione altissima e se siamo qui è perché ce lo siamo meritati. Siamo una squadra da Coppa, abbiamo dimostrato di saper giocare queste partite e speriamo vivamente una volta in più domani di disputare come si deve una partita secca”:

Non ci sentiamo favoriti

-Nei giorni scorsi Livio Bordoli ha dichiarato che è la prima volta che arrivate in finale da favoriti. Sei d’accordo?

“Non sono completamente d’accordo. Non ci nascondiamo, sappiamo di essere una squadra forte e arriviamo qui con tanta consapevolezza. Però affrontiamo un avversario che non solo ci ha battuto tutte le volte quest’anno, ma che ha compiuto un percorso europeo clamoroso. Quello che ha fatto il Servette in questa stagione in partite secche difficilmente l’abbiamo visto fare da squadre svizzere. Hanno superato un turno preliminare di Champions League, si sono fatti valere in Europa League e sono riusciti a qualificarsi per la Conference. Vuol dire che sono una complesso forte che ha avuto un solo piccolo periodo di appannamento verso aprile, dove le cinque partite consecutive perse hanno permesso  a noi di risucchiarla. Ma restano una squadra forte, che forse non ha la panchina che abbiamo noi (hanno avuto qualche problemino in gennaio con i trasferimenti) però nei 14, 15 giocatori se la giocano alla pari. L’ho detto da subito, a mio parere è una partita da 50 a 50. La vincerà chi sarà maggiormente preparato nei dettagli e più pronto mentalmente. Io sono molto fiducioso ma ritengo che il ruolo di favorito l’avremmo trovato se avessimo affrontato l’altra semifinalista (il Winterthur). Contro il Servette non mi sento di assumermi quel ruolo.”

Determinante chi termina il match

-A livello di formazione  hai risolto i dubbi, in altre parole Mai e Doumbia saranno della partita?

“Ieri e due giorni fa si sono allenati, tra poco è in programma l’ultima seduta e vedremo il da farsi. Oggi ho ancora a disposizione 21 ragazzi più tre portieri. Qualcuno purtroppo domani  dovrà sedersi in tribuna e dunque queste non sono le ore più semplici per un allenatore. Dico così perché tanti ragazzi hanno fornito risposte positive in questi mesi, difficile che qualcuno mi abbia deluso, sono tutti pronti per disputare la finale. Se aveste assistito all’allenamento di due giorni or sono  e  visto la carica con cui tutti (dal primo all’ultimo) hanno giocato, potreste capire  quanto sia difficile il mio ruolo oggi. Gli infortuni che ci sono capitati in primavera hanno fatto sì che  tutti si siano sentiti protagonisti e questa è stata la forza della squadra fino ad oggi, la grande concorrenza. Siamo arrivati a questa sfida secca nella quale ci si gioca tutto, ma io non dimentico che una finale può durare anche 120 minuti. Ripeto sempre che  chi comincia la partita la indirizza ma chi la determina sono gli undici in campo al momento del fischio finale. Ieri sera ne abbiamo avuta l’ennesima prova con il gol di Abubakar che ha salvato il GC, stasera vedremo una finale di Champions alla quale il Real Madrid è arrivato grazie a un elemento che, subentrato dalla panchina, ha messo a segno una doppietta in dieci minuti. L’importante anche domani sarà il gruppo non chi scende in campo dall’inizio.”

Rosa più competitiva

-Sempre a proposito di panchina e lo si è visto anche nell’ultima di campionato contro il Servette, la vostra appare più lunga. Si può affermare ce più andrà avanti la partita di domani e maggiori saranno le chance del Lugano di aggiudicarsela grazie proprio alle sostituzioni?

“Sì, lo si può dire. Penso che abbiamo una rosa sicuramente forte, non dobbiamo nasconderci. Abbiamo elementi che non partono dal primo minuto, chiamarle riserve mi fa male,  ma che sono convinto siano molto più competitivi della rosa del Servette.”

Conta l’approccio non la tattica

-Nelle quattro sfide di campionato col Servette quest’anno hai sempre schierato la difesa a quattro che non ha funzionato benissimo. Questo può farti riflettere e cambiare in vista della finale?
“Sto riflettendo perché non sono sicuro di aver sempre giocato a quattro. Il Servette ci ha messo più volte in difficoltà, non ricordo bene come abbiamo approcciato tutte le partite. La prima arrivò tre giorni dopo la nostra clamorosa vittoria a Istanbul. Non ritengo che il sistema di come difendiamo o attacchiamo faccia la differenza domani. Semmai è l’approccio che conta. Ho la fortuna che con i ragazzi che ho a disposizione posso utilizzare vari moduli tattici e cambiarli anche più volte nel corso di un match. L’importante è avere sempre una determinata organizzazione che abbiamo sempre dimostrato di possedere”.

Diversa dalla finale col SG

-Due anni fa dopo la vittoria col San Gallo avevi dichiarato che quella partita l’avevi già “vista” prima ancora che si disputasse. Non ti chiedo come finirà domani ma hai già “visto” anche questa finale?
“No, è una situazione molto diversa. Nel 2022 affrontavamo un avversario che mostrava sempre lo stesso calcio, sia in fase difensiva che offensiva. Mentre il Servette è una squadra che -e lo abbiamo visto anche ieri analizzando i video con i giocatori- nelle ultime cinque partite del girone finale ha giocato cinque volte in maniera diversa. Possono benissimo schierarsi in diversi sistemi con elementi che sanno fare altre cose. Possiamo cecare di prevederla ma è difficile leggerla, come sempre sarà importante al momento che conosceremo la loro formazione, capire al più presto le dinamiche che possono verificarsi.”

L’assenza di Crivelli

-L’assenza del loro attaccante Crivelli è un pensiero in meno per te?

“Vista la semifinale dell’anno scorso (quando con una doppietta ci portò ai supplementari) sicuramente. E’ un giocatore che da molto fastidio ma al suo posto hanno elementi altrettanti bravi. Pensiamo solo a quanto è successo sabato scorso a Cornaredo con i gol di Guillemenot, difficili da fare, Nishimura è un attaccante giapponese molto forte, chi gioca sulla tre quarti (tra Antunes., Cognat e Bolla) ha indubbie qualità senza dimenticare un giocatore speciale come Stevanovic. Dunque l’assenza di Crivelli è un piccolo vantaggio (perché sulle palle ferme è veramente di alto livelli svizzero) ma i ginevrini  hanno soluzioni alternative adeguate.”

Serata con le figlie

-Avete previsto qualcosa come squadra stasera per la finale di Champions  League: la guarderete assieme?
“Faremo come abbiamo fatto ieri per il ritorno dello spareggio tra Thun e GC. Chi vorrà  vederla in sala in compagnia lo potrà fare, chi desidera ritirarsi e seguirla da solo in camera pure, così come chi non vuole seguire la partita.  La sera della vigilia di una finale è importante che  i giocatori siano liberi di gestirla in modo individuale per preparare nel migliore dei modi la partita. Io personalmente non guarderò la sfida tra Real e Borussia, andrò a trovare le mie tre figlie (giunte oggi a Berna) in modo di  farmi trasmettere energie dalla famiglia.”

Vogliamo scrivere la storia

-Hai ricordato che in questa stagione non avete mai battuto il Servette. Da giornalista romando  ti chiedo perché mai dovreste riuscirci domani?
“Perché è una partita molto importante per la nostra società e vogliamo fortemente scrivere una volta di più la storia. Vincere due volte la Coppa in tre anni sarebbe qualcosa di eccezionale, che renderebbe orgoglioso tutto il Ticino. Sentiamo questa responsabilità e la spinta delle dodicimila persone che arriveranno qua. I miei giocatori  meriterebbero questa vittoria per quanto hanno fatto in questa stagione. E ci sono elementi, come il capitano seduto al mio fianco, che hanno ancora più fame degli altri. Ci sono mille motivi per cui vogliamo vincere, ma le mie sono evidentemente solo parole. Bisogna vedere domani  alle 14 cosa dimostreremo sul campo. Posso dire una sola cosa: noi siamo pronti.!”

 Zeman e Crüs: approcci diversi

-A Jonathan Sabbatini viene chiesto: “sei alla quarta finale in otto anni. Rispetto al 2016 quanto cambia per un giocare sentire e approcciarsi alla finale quando al fianco hai un allenatore che copre un po’ tutta la squadra perché è innegabile che queste tre ultime finali abbiano lo stampino del Crüs?”

“A titolo personale posso dire che quando arrivammo in finale la prima volta -ed avevamo appena disputato il nostro primo campionato  in Super League- in panchina sedeva Zeman. Il suo approccio alle partite, finale di Coppa compresa, era molto diverso rispetto a quello di Croci-Torti. Inoltre il fatto di avere un mister che conosce perfettamente il calcio svizzero, le squadre e tutti i giocatori fa sì che l’approccio sia diverso. Poi a livello di emozioni ho le stesse sensazioni di allora. Anche se è la quarta finale di fila i sentimenti che provi sono gli stessi, c’è una voglia pazzesca di vincerla e la consapevolezza che sarà comunque una partita difficilissima perché davanti, come è capitato in passato, troveremo un avversario molto forte”.

Voglia di alzare la Coppa

-Jonathan quella di domani potrebbe essere la tua ultima partita con il Lugano. Come stai vivendo queste ore  e hai magari sognato di essere nuovamente sul balcone ad alzare la Coppa e salutare magari i tifosi?

“Sinceramente non penso a quello che potrà succedere e nemmeno se questa sarà la mia ultima partita. Ovviamente, come ho fatto le altre volte, cerco di godermi fino in fondo questo momento perché non capita spesso. In questi tre anni abbiamo fatto qualcosa di eccezionale, mi auguro che anche l’anno prossimo si possa arrivare in finale ma non è scontato. Cerco di godermi al massimo i momenti che precedono l’inizio perché sappiamo che poi durante il match può capitare qualsiasi cosa. Se andrà bene sarà tutto fantastico in caso contrario non sarà così. Io sto bene e ho tanta voglia di alzare la Coppa al cielo, sapendo che è una partita fantastica da disputare”.

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