Gaëlle Thalmann: ‘siamo pronte a lottare’
Dal 28 agosto 2023, Gaëlle Thalmann è alla guida della sezione femminile dell’FC Lugano, ricoprendo anche il ruolo di responsabile della preparazione dei portieri. Con 109 presenze con la Nazionale svizzera, e una carriera che l’ha portata a giocare in club prestigiosi come il Real Betis Balompié e l’ACF Fiorentina, Gaëlle porta esperienza, visione e passione al servizio del calcio femminile. In questa intervista, ci racconta il suo percorso, le ambizioni per il Lugano Femminile e le sfide imminenti.
Un anno a Lugano: come ti stai trovando?
«Mi trovo molto bene. Lugano è una città accogliente e stimolante, e il mio legame con l’Italia mi ha aiutata ad ambientarmi rapidamente. Il ruolo è impegnativo, soprattutto perché coniugo il lavoro sul campo con la gestione della sezione femminile.»
Parliamo delle tue origini: come è nata la tua passione per il calcio?
«Fin da bambina, il calcio è stato naturale per me. Guardavo le partite di mio padre e giocavo con i miei amici del quartiere. Ricordo un episodio particolare: una maestra rifiutò di darmi un volantino per un club di calcio, dicendo che era solo per i maschi. Questa esperienza mi spinse ancora di più a dimostrare che anche le ragazze potevano giocare. Da lì, iniziai con l’FC Bulle, prima in squadre maschili, poi scoprendo il calcio femminile e, infine, la Nazionale.»
Con oltre 100 presenze in Nazionale, quali momenti ricordi con più emozione?
«Ogni convocazione è stata speciale, ma ci sono momenti che porterò per sempre nel cuore. Ho avuto l’onore di essere titolare nei primi quattro tornei maggiori della storia della Nazionale femminile: due Mondiali e due Europei.Tra i ricordi più belli, c’è sicuramente l’ultimo Europeo in Inghilterra, dove ho potuto giocare davanti alle mie nipoti. Per me è stato motivo di grande orgoglio, perché hanno avuto l’opportunità di vedermi ancora in campo, condividendo con me un momento così importante.Un altro ricordo indimenticabile è il Mondiale in Australia e Nuova Zelanda, dove ho potuto chiudere la mia carriera giocando davanti ai miei genitori. Dopo tanti anni di sacrifici e viaggi lontano da casa, vederli sugli spalti è stato il modo perfetto per ringraziarli e chiudere un capitolo così significativo della mia vita.»
Dal campo al management: com’è stato questo passaggio?
«La fase di transizione per un atleta non è mai semplice, ma nel mio caso, aver lavorato e studiato durante la carriera mi ha aiutato a reinventarmi. Ho completato formazioni in sport e sport management, tra cui un CAS con Swiss Olympic e un corso UEFA Academy, che oggi applico sia come direttrice del calcio femminile sia come allenatrice di portieri. Però iniziare subito questo nuovo impegno mi ha probabilmente aiutata a guardare subito avanti. Ora posso sfruttare ciò che ho imparato in campo, nelle mie varie esperienze lavorative e nei miei studi per creare, affrontando nuove sfide ogni giorno: dalla composizione della squadra alla promozione del calcio femminile nel territorio.» Adattarsi a ogni squadra, che si tratti di bambini o adulti, è essenziale, e nel calcio femminile bisogna considerare anche esigenze fisiologiche spesso trascurate. Questo ruolo mi permette di unire passione, esperienza e visione strategica.»
Sei a tutti gli effetti un’icona del calcio elvetico. Quanto è importante per te questo ruolo?
«Rappresentare e promuovere il calcio femminile e la Svizzera è un privilegio che porto con orgoglio. Voglio contribuire a creare un ambiente dove le ragazze si sentano incoraggiate a inseguire i propri sogni, superando ogni ostacolo.
Durante la mia carriera, ho sempre dedicato tempo ai bambini, anche dopo le sconfitte, perché il valore di un atleta va oltre i risultati: siamo modelli per chi ci guarda. Ricordo con emozione l’ultima partita del Mondiale in Nuova Zelanda, dove tanti tifosi sono venuti da tutto il mondo per un autografo o una foto. Quel contatto umano è una parte preziosa del nostro lavoro.
Oggi, da una nuova prospettiva, continuo a lavorare per una maggiore equità e uguaglianza nel calcio. Il percorso è lungo, ma ogni gesto conta per costruire un futuro migliore per il nostro sport.»
Come giudichi la crescita del calcio femminile in Svizzera?
«Negli ultimi anni ci sono stati passi avanti importanti, soprattutto in termini di visibilità. Grazie ai successi della Nazionale e alle competizioni internazionali, sempre più persone si stanno interessando al calcio femminile. Tuttavia, il percorso è ancora lungo. Servono maggiori investimenti nelle infrastrutture: molte squadre non hanno strutture adeguate per allenarsi o giocare. Anche i contratti e gli stipendi devono migliorare, perché molte giocatrici non riescono a vivere di calcio. A livello di competizioni locali, noto una crescente competitività. L’Europeo 2025 sarà un’occasione unica per mettere in mostra il calcio femminile svizzero. Se riusciamo a creare un ambiente che offra stabilità alle giocatrici, vedremo un miglioramento ancora più marcato, sia sul piano tecnico che su quello dell’interesse generale.»
Se avessi una bacchetta magica, cosa cambieresti nel calcio femminile?
«Il calcio femminile ha bisogno di investimenti più consistenti e di maggiore riconoscimento. Ma non si tratta solo di soldi: serve anche supporto da parte delle istituzioni sportive e della società in generale. Vorrei vedere infrastrutture migliori, programmi di sviluppo giovanile più ampi e una visibilità costante per le competizioni femminili. È un cambiamento culturale quello che serve, dove il calcio femminile venga considerato parte integrante del panorama sportivo e non un’eccezione. Se riuscissimo a ottenere questo, sono sicura che il movimento farebbe un enorme salto di qualità.»
Obiettivi per il Lugano Femminile?
«Abbiamo diversi obiettivi, sia a breve che a lungo termine. Nel breve periodo, vogliamo assicurarci la permanenza in Lega Nazionale B e consolidare la squadra, creando un gruppo coeso e competitivo. Questo significa anche lavorare sullo sviluppo delle giovani ticinesi, dando loro spazio e fiducia per crescere. A medio termine, il nostro obiettivo è diventare un punto di riferimento per il calcio femminile in Ticino, attirando talenti locali e creando un settore giovanile solido. Stiamo già investendo molto in questo, perché crediamo che la base sia fondamentale per il futuro.»
Prossima partita contro l’Yverdon, attuale capolista. Come state preparando questa sfida?
«L’Yverdon è una squadra molto forte, che non occupa la prima posizione per caso. Stiamo lavorando su più fronti per prepararci al meglio: analizziamo il loro gioco attraverso video delle partite e ci concentriamo su come contrastare i loro punti di forza, soprattutto in fase offensiva. Ma la preparazione non è solo tattica: vogliamo entrare in campo con la giusta mentalità, pronte a lottare su ogni pallone. Sappiamo che non sarà facile, ma abbiamo dimostrato di poter competere contro squadre più quotate. Questa partita è importante non solo per la classifica, ma anche per chiudere la prima parte di stagione con una prestazione che dia fiducia per il futuro. Invito i tifosi a venire a sostenerci, perché il loro supporto sarà fondamentale per affrontare questa sfida con il massimo dell’energia.»