Sabbatini e Ziegler nei Top Team

Sabbatini: “felice e motivatissimo”

Fresco di rinnovo il capitano bianconero Jonathan Sabbatini ha incontrato venerdì pomeriggio i rappresentanti dei mass media, introdotto dal nuovo responsabile della comunicazione del FC Lugano Marzio Mellini. 

-E’ stata una trattativa lunga ma alla fine si è arrivati a una bella soluzione?

“Sì è stato un tira e molla che si dice di solito però alla fine entrambe le parti volevamo che Sabbatini rimanesse a Lugano e così è stato. E’ andato tutto bene e sono davvero felice di proseguire quest’avventura”.

-E’ una bella notizia in vista dei prossimi impegni sia nell’immediato ma anche per il futuro in generale sia per la prossima stagione sia più avanti visto che ci sarà probabilmente posto per te in società diventerai una bandiera.

“Abbiamo discusso di queste cose, sono felice e ringrazio la società di offrirmi questa opportunità, mi sento un calciatore al cento per cento e sono contento che sia andato tutto per il verso giusto. Adesso toccherà  a me ripagare la fiducia dando il massimo perché c’è stato un periodo che magari avevo dei pensieri che non mi facevano giocare tranquillamente. Ora sono felice, come detto, e darò il massimo per aiutare la squadra a raggiungere innanzitutto l’obiettivo più importante di questa stagione”.

-Che effetto ti fa a  essere solo a 7 partite dal record di presenze in  bianconero che appartiene al mitico René Morf?

“Non me lo sarei mai aspettato. Quando sono arrivato qui avevo l’idea di far bene a Lugano e di ottenere risultati importanti ma sapete bene che nel calcio le cose cambiano velocemente. Sono trascorsi dieci anni, è pazzesco e con questo rinnovo non saprei come spiegare le sensazioni che provo, soprattutto il fatto di essere così vicino al traguardo delle presenze di Morf, un giocatore che ha fatto la storia del Lugano. Per quanto mi riguarda, al di là dei dati statistici, la  circostanza più importante è dare sempre il massimo per onorare questa maglia, poi se arriva anche qualche trofeo penso che sia la cosa migliore che possa capitare”.

-In questi dieci anni qual è l’episodio che ricordi più volentieri e magari quello che vorresti cancellare dalla memoria?

“Ci sono state tante cose. Al di là dell’Europa League, della quale avevo parlato tempo fa, credo che il fatto che oggi il Lugano si trovi in questa situazione lo si debba anche alla promozione in Super League del 2015. Non bisogna dimenticare le persone che contribuirono in tutti i sensi a quel traguardo, erano tanti anni che la squadra si trovava in Challenge League. Sin dal mio arrivo si lottava un po’ per la salvezza e non si sapeva se ci sarebbe riuscito il salto di qualità che poi è arrivato. La cosa negativa: è vero che nella carriera di uno sportivo che ci sono sempre episodi. Mi è dispiaciuto che nella finale di Coppa contro lo Zurigo non ero in condizione di giocare. Una settimana prima avevo preso una forte botta alla testa a Vaduz. Mi fecero dei controlli e c’era anche la mia grande voglia di disputare la finale e così il mister mi schierò. Ma non ero in condizione tanto è vero che quando mi chiedono conto di quanto successe in campo io non ricordo quasi nulla. Credo che quello sia la cosa che mi è dispiaciuta maggiormente ed è anche per quello che penso tanto alla finale del 15 maggio contro il San Gallo.”

-Tra i tantissimi compagni che hai avuto in questi dieci anni qual è il personaggio non necessariamente più bravo calcisticamente ma più simpatico e originale?

“Non posso non citare Bottani perché lui, al di là dell’amicizia, rappresenta tanto per noi. I personaggi più “strani” sono stati sicuramente il nostro ex capitano Antoine Rey e il portiere Francesco Russo. Due che facevano cose che uno non ci crederebbe mai, sono grato di aver condiviso con loro due lo spogliatoio e una grande amicizia.”

-E l’allenatore che di è rimasto più impresso in questi dieci anni?

“Parlo sempre bene di tutti i tecnici che ho avuto, ho imparato da ognuno di loro. Sono passati tanti allenatori sulla panchina luganese. Abbiamo raggiunto anche obiettivi importanti. Ricordo l’anno della promozione, Bordoli è stato importante mi ha schierato da traquartista, un ruolo che in quel momento era il più adatto a me. Poi penso a  Manzo che è stata una persona eccezionale, è stato molto sincero con me e mi ha cambiato di posizione. Vedeva che col passare del tempo le mie caratteristiche stavano mutando e, come mio aveva accennato tempo prima anche Renzetti, mi ha messo davanti alla difesa come mediano basso: quell’annata ho fatto un’ottima stagione chiusa copi alla grande con Tramezzani giungendo terzi e in Europa league.”

-A proposito di tecnici come fa Zeman, che si sa è uno che parla  poco, a far passare i messaggi ai giocatori?

“C’è una cosa da dire e che devo ripetere. Tanti sostenevano che io non avevano un grande rapporto con Zeman ma non era così. Avevo un buon rapporto e qualche mese fa l’ho anche sentito. Io sono uno che dice le cose e magari si pensa che voglia creare problemi ma non è così. Il Mister è una persona che parla poco ma è molto diretto, usa a volte parole forti che per lui sono normali, ma  molti giocatori non sono abituati a sentirle. Ognuno deve poi capire se la parola che lui dice è forte o meno. Zeman è bravo e aveva uno staff che faceva quello che lui voleva.”

-Per tornare al contratto ha firmato sino al 2023 con un ulteriore anno in società, c’è la possibilità che tu possa continuare a giocare anche il secondo anno?

“Abbiamo discusso con i dirigenti della clausola del secondo anno. Dipenderà dallo staff e dal club e ovviamente da me, dovrò dimostrare che posso dare un ulteriore contributo sul campo. Questo per me sarà una motivazione in più per far vedere che voglio continuare a giocare. In queste settimane pensavo al rinnovo ma d’ora in avanti da subito vorrò mostrare la voglia che ho di  raggiungere ancora obiettivi importanti con la maglia bianconera, dando grandi emozioni al pubblico. Mi sento benissimo e farò di tutto per giocare ancora almeno due anni.”

-Si può dire che oramai la tua vita è a Lugano?

“Sono qui da dieci anni e ho rinnovato. L’ho detto anche nelle scorse settimane:  anche Lugano è diventata la mia squadra del cuore. Non posso dire che mi sento un luganese doc ma ho acquisito tante cose, i miei figli sono nati qua ed è tanto che sono qui. Riesco anche a capire un po’ di dialetto.  Aver rinnovato è una bella cosa alla quale tenevo tanto e devo ringraziare la società per la fiducia  he mi sta accordando.”

 

 

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