“Occhio alle ripartenze del Winterthur”
Domenica alle 16.30 a Cornaredo il Lugano ospiterà il Winterthur nell’ottava giornata del campionato di Super League. La squadra giostrerà in maglia verde in onore della fondazione Greenhope che aiuta le famiglie con figli malati di tumore. Per il settimo anno di fila la società bianconera organizza questo #greenmatch mettendo all’asta le maglie, già da domenica pomeriggio, sul sito Ricardo.ch con la parola chiave FC Lugano. Vendita che rimarrà aperta sino a domenica 6 ottobre.
Tornano Steffen e Kacper
Per la partita contro i leoni tornano a disposizione Renato Steffen e Kacper Przybylko che hanno saltato gli ultimi tre impegni in seguito a problemi muscolari. Hicham Mahou, dal canto suo, è già tornato in campo mercoledì disputando il primo tempo con la U21 a Rapperswil. Mancheranno ancora Vladi (per altre due settimane) e Valenzuela. Quest’ultimo si è ripreso dall’infortunio ma viene tenuto a risposo per motivi precauzionali visti gli impegni ravvicinati della squadra.
Antidoti contro le difese basse
Nella conferenza stampa a conclusione dell’allenamento di venerdì mattina il tecnico Mattia Croci-Torti è stato interrogato innanzitutto sull’importanza del recupero di Steffen e Przybylko alla luce anche della mancanza di occasioni di domenica scorsa a Sion.
“Per me è sempre importante recuperare tutti i giocatori, poi evidentemente se ci sono elementi che sanno occupare certi ruoli meglio di altri perché lo fanno da una vita come Kacper, meglio. Però non è stato colpa della mancanza di uomini se al Tourbillon non siamo stati maggiormente pericolosi. In settimana abbiamo lavorato su diverse situazioni che possano permetterci di mettere in difficoltà le squadre che si difendono un po’ basse com’è stato il caso a Sion e come sarà sicuramente contro il Winterthur.”
Le giocate di Di Giusto
-A proposito dei leoni c’è Matteo Di Giusto che ha messo a segno il 75% delle loro reti. E’ lui l’elemento al quale bisognerà prestare maggior attenzione?
“Bisognerà stare attenti a tutti i giocatori del Winterthur e non concentrarci su uno solo. Però è comprensibile che Di Giusto venga elogiato perché parecchie volte ci ha messo in difficoltà, galleggia tra le linee e poi ha una cosa importante nel calcio moderno: fa tante giocate decisive. Le sue statistiche sono sempre importanti, tra assist e gol a fine stagione arriva ogni volta in doppia cifra, dunque è un giocatore al quale bisogna prestare attenzione perché in questi anni è riuscito più volte a farci male.”
Partirà in futuro
-Rimanendo a Di Giusto sei stupito che sia ancora Winterthur e non abbia scelto società più importanti?
“Si tratta di uno di quei giocatori che ha avuto un percorso diverso dagli altri. A 18 anni si è trasferito in Germania nel Friburgo poi è tornato a Vaduz e ha fatto un passo avanti col Winterthur. E’ un elemento che può sicuramente vestire la maglia di qualche squadra che ambisce a posizioni di alta classifica. Ma non bisogna dimenticare che lo scorso anno il Winti è entrato nelle prime sei ed è arrivato in semifinale di Coppa. Dunque non c’erano a luglio molti club più forti ed è possibile che con le varie storie contrattuali possa essere in partenza nei prossimi anni. E’ una pedina importante e difficilmente la sua società l’avrebbe lasciato partire in estate senza una congrua contropartita.”
Gestire i tre impegni
-Inizia la settimana che vedrà un impegno europeo (giovedì con l’Helsinki) e domenica una difficile trasferta di campionato a Zurigo. In passato avete faticato ad avere la stessa costanza di risultati nelle due competizioni, quest’anno da questo punto di vista ti senti più tranquillo grazie anche alle esperienze trascorse?
“L’importante è che domani non posso convocare, per via del numero, solo tre giocatori. Uno sarà Vladi, l’altro Valenzuela e il terzo lo devo ancora individuare. Ciò significa che siamo tornati ad avere a disposizione una rosa all’altezza all’inizio della fase campionato di Conference League. Ed è questa la cosa più rilevante. Lo scorso anno in questo periodo avevano tra l’altro perso un elemento come Valenzuela per tre mesi e non avevamo la rosa attuale. Devo essere bravo io a risultare migliore rispetto al passato nel saper gestire al meglio le risorse e le forze a disposizione. Non necessariamente bisogna iniziare il turnover solo all’ultima partita ma si tratta di saper gestire tutti e tre gli impegni partendo da domenica col Winterthur per non arrivare al Letzigrund, sette giorni dopo, con giocatori stanchi ed esausti.”
Prudenza con i reduci da infortuni
-Avevi fatto spesso l’esempio di Steffen come caso sul quale migliorare la tua gestione delle forze. Il nazionale rientra adesso dall’infortunio e sulla settimana dei tre impegni come pensi di gestirlo?
“Renato ha svolto oggi il primo allenamento al cento per cento con la squadra. Ha fatto di tutto per essere a disposizione già per queste tre partite. Adesso bisogna capire quali saranno le sue sensazioni, vediamo giorno per giorno e capiamo cosa bisogna fare. Alla fine questi giocatori hanno avuto tutti piccoli problemi muscolari e dobbiamo valutare caso per caso come reagiscono. Non è pensabile che Steffen possa disputare 90 minuti contro il Winthertur visto che è da due settimane che non si allenava. Però la circostanza che abbiano fatto il massimo per tornare a disposizione è un buon segnale per la squadra, tutti desiderano dare una mano. Starà a me fare le scelte del caso volta per volta. Ma i discorsi che riguardano i reduci da infortunio sono diversi da quelli relativi alle normali rotazioni: bisogna vedere come reagisce il muscolo alle varie sollecitazioni”.
Steffen e la nazionale
-Steffen è anche molto legato alla nazionale. In una situazione simile e visti i carichi di lavoro che vi attendono quanto potreste e avreste interesse a fare in modo che lui salti i due impegni di ottobre con i rossocrociati?
“Nè io né la società possiamo fermare un giocatore convocato con la nazionale. Questi ragazzi quando vengono chiamati hanno qualcosa che gli si crea dentro, ci tengono tantissimo. Renato ha più di quaranta presenze in nazionale e ogni volta che viene convocato trova tantissime motivazioni interiori e lo stesso è per i vari Bislimi, Belhadj ed El Wafi e per i loro compagni che hanno la fortuna di essere chiamati nelle rispettive nazionali. La maglia del proprio paese è una grande spinta sul piano delle motivazioni, lo si vede, lo si sente e lo si percepisce quando si fa l’allenatore del Lugano, dunque per noi è importante che possano rispondere. Poi sta, non tanto all’intelligenza del giocatore, ma alla conoscenza del proprio corpo capire se ha senso o meno andare. Se in queste tre partite Steffen risponde alla grande non vedo perché noi dovremmo sconsigliargli la partenza, al contrario se i dolori dovessero persistere saremo i primi a valutare col giocatore la situazione.”
Przybyłko sempre prezioso
-Come stai gestendo Przybyłko, lo devi centellinare anche se devi cambiare l’assetto della squadra senza una vera punta centrale?
“Kacper è nelle condizioni di Steffen. Ha svolto ieri la prima seduta di allenamento dopo dodici giorni. Anche averlo in campo per pochi minuti domenica potrà essere importante perché abbiamo già visto che ultimamente qui a Cornaredo gli avversari riusciamo a metterli un po’ sotto e a farli difendere basso e quando hai una punta del genere può deviare di testa nel finale una palla ferma, un corner o un cross. Meglio averlo sempre a disposizione un elemento simile anche se per pochi minuti, piuttosto che non averlo”.
Qualità a centrocampo
-Ti fa paura il loro eventuale “non gioco”?
“La questione non è il loro non gioco perché è tutto relativo il giocare bene o meno. Loro sono schierati per ripartire e hanno elementi che sanno aggredire ottimamente la profondità. Giocano anche bene perché quando hai in mezzo al campo Zuffi e Frei di qualità nei hai tantissima. Dunque più che al non gioco penso alla loro filosofia, fuori casa hanno fatto bene negli ultimi due anni, difendono compatti tra le linee e poi hanno giocatori bravi a ripartire e farti male. Vanno velocemente sugli esterni e con i cross mettono in condizione Di Giusto, lo scorso anno Turkes, di risultare pericolosi. Avete visto Bajrami, appena arrivato ha già fatto gol. Lo scorso anno aveva segnato più di 25 reti in Prima Promotion, quest’anno promosso in prima squadra ha vissuto il “caso ombrello” con lo Zurigo che lo ha ceduto in prestito. E’ un elemento che tutti gli allenatori in Svizzera vorrebbero avere, è un grande prospetto e dobbiamo stare attenti. E’ un ragazzo con fame e voglia, che può crescere tantissimo.”
Babic e Macek
-Sull’impegno di domenica ho due domande riguardanti i singoli. Boris Babic ha segnato due reti mercoledì con il Lugano U21. Visto che l’attacco è un tema non cambia nulla rispetto alla sua posizione e utilità per te. Quanto a Macek, entrato benissimo a Sion, da qui a Natale potrà trovare più spazio e un suo maggior utilizzo dipende da lui, dalla rosa o da te?
“Per tutti e due i giocatori la scelta di quando e quanto utilizzarli dipende esclusivamente da me. Ci sono stati in passato dei momenti in cui mi aspettavo di più da Babic e sta a lui cercare di convincermi in tutte le maniere possibili. Roman Macek nelle ultime tre partite è sempre entrato e quando schiero un elemento significa che gode della mia fiducia. Poi è normale che un giocatore come lui abbia un altro tipo di aspettative rispetto al minutaggio, però queste sono -tra virgolette- le scelte dure che devo fare. E’ un ragazzo che ha sempre mostrato che in questa rosa ci poteva stare e sono convinto che come ha fatto domenica scorsa, a Losanna o contro il Rapperswil, possa darci una mano in questi mesi. La cosa che mi ha fatto ben sperare è avere a disposizione il maggior numero di elementi possibile per non trovarci nella situazione dell’anno scorso quando alla quarta, quinta e sesta partita di Conference League ci siamo presentati rispettivamente in 16, 15 e 14 giocatori.”
Meglio essere in Conference
-Hai visto ieri la partita tra Fenerbahçe e Union St. Gilloise: potevate starci?
“E’ un livello superiore al nostro. Altro stadio, altra struttura societaria. Poi in una partita secca possiamo giocarcela contro chiunque come abbiano dimostrato. Ieri sera un amico giornalista mi ha inviato il risultato di Ajax-Besiktas (4-0) e ha commentato: per fortuna che non ci siete voi perché chissà come finiva… Quella del Fenerbahçe è stata una gara diversa ma l’Europa League quest’anno ha un livello molto alto. So -e lo dico sinceramente- che non siamo a questo livello attualmente anche per una mancanza di strutture ma sarebbe un sogno che tra un anno e mezzo il Lugano possa disputare una partita del genere nel proprio stadio, con tutti i tifosi. Lì sì che potremmo diventare una mina vagante, anche se ci sono dei budget spesso dieci volte superiori ai nostri, un motivo c’è sempre. Ripeto in una gara singola non abbiamo paura di nessuno, ma in un girone di otto match le conseguenze a livello mentale e nervoso avrebbero potuto essere una scusa da prendere per il campionato. Invece non cerchiamo alibi, siamo in Conference e vogliamo fare bene in tutte e tre le competizioni.”
Rapporti chiari con il club
-Visto che ti proietti in avanti e mi hai dato un assist: in maggio Martin Blaser aveva preannunciato che in autunno vi sareste seduti al tavolo per discutere con calma del rinnovo contrattuale. Ci pensi, ritieni che fino a Natale non abbia senso intavolare discussioni visto che saranno i risultati a fare la differenza o ti aspetti -visto quello che hai fatto in questi anni- di venir convocato presto?
” Penso che i rapporti tra me e la dirigenza nella fattispecie con il CEO Blaser e con Da Silva siano molto chiari e coerenti. Se parlano di autunno significa che nei prossimi giorni inizieremo a capire le dinamiche del futuro, ognuno sa quello che vuole, ne discuteremo a breve. Quando si dice autunno è autunno, con me le cose sono sempre chiare e sincere, nelle prossime settimane ci siederemo al tavolo. Non è Mattia Croci-Torti la persona che adesso ha l’esigenza o il bisogno di discutere del prossimo anno, io non vedo l’ora al momento di battere il Winterthur. Ogni allenatore deve dimostrare qualcosa tutti i giorni, non è che se adesso perdo tre partite non ho il coraggio di parlare con i miei dirigenti e non è che se ne vinco altrettante ho maggior forza.”
Felice di allenare qui
“Ho visto che la settimana scorsa ricorrevano i tre anni esatti dalla prima panchina, sono stati anni belli e intensi, pieni di situazioni positive, c’è stato anche qualcosa di negativo ma è stato un periodo che mi ha aiutato a migliorare sia come allenatore sia come persona. Dunque sono veramente felice -e lo dico sempre- di potermi sedere dove mi siederò domenica”.
Sono cambiato molto
-In questi tre anni in cosa ti senti cambiato?
“Sono cambiato tantissimo sia come allenatore nella gestione degli uomini e delle idee sia come persona. C’è una determinata responsabilità nell’allenare una squadra in Ticino e cerco sempre di essere un esempio positivo. Penso di essere un po’ cambiato anche sotto quell’aspetto pur se il carattere è sempre quello.”
Un po’ “uregiatt”
“Sono sempre stato un po’ diplomatico, i miei amici direbbero “un po’ uregiatt”. Lo ero prima e lo sono tuttora. Tre anni sono tanti e ogni tanto ci penso. La settimana scorsa ho ripensato ad alcuni momenti e un po’ mi sono emozionato riandando a qualche frangente col gruppo-staff o gruppo-squadra: abbiamo vissuto due o tre situazioni veramente forti a livello emotivo. Sono situazioni, anche quelle negative, che ti aiutano a crescere. Allenare il Lugano e metterci sempre la faccia è un grosso carico di responsabilità.”