Renzetti: cosa ho detto ai giocatori 1

Jacobacci: umili e vincenti

La presentazione ufficiale del nuovo allenatore del FC Lugano Maurizio Jacobacci (TiPress) è avvenuta mercoledì pomeriggio al Casinò Lugano, gold sponsor della società bianconera. Al suo fianco sedeva il presidente Angelo Renzetti. Numerosi i giornalisti presenti e parecchie le domande rivolte al mister.

-In poche ore sei stato catapultato dalla Prima Lega Promotion alla Super League e addirittura all’Europa League. Quali sono le tue sensazioni?

“Prima di tutto vorrei ringraziare il presidente Renzetti e il FC Lugano per la stima  e la fiducia che mi hanno accordato. Spero di poterli ripagare con risultati importanti. E’ chiaro che poter abbracciare di nuovo la SL per me è una grandissima soddisfazione perché è il calcio vero e spero di poter portare la squadra dove merita di essere.

-Stamane hai diretto il primo allenamento, come hai trovato il gruppo?

“Molto voglioso, i ragazzi sono desiderosi di far bene e stamattina erano persino troppo grintosi. Quando si cambia  allenatore i giocatori desiderano presentarsi nel migliore dei modi e ho cercato di far capire che non dovevano dimostrare tutto in un giorno. Per me  è importante soprattutto poter avere di nuovo tutti a disposizione, qualcuno è acciaccato, mi auguro di poterlo riavere a disposizione domani o al più tardi venerdì.”

-Quali sono state le prime parole che ha detto alla squadra?

“Che sono contento e orgoglioso di far parte di questo gruppo. Ma soprattutto che  desidero che vengano ad allenarsi con voglia e piacere e di mettersi sempre in discussione. La mentalità per me è fondamentale ed è una qualità importante. Quando si ha la mentalità giusta e vincente si possono raggiungere tanti traguardi, anche se l’elemento ancora più fondamentale è l’umiltà”.

-Per un tecnico cambia la pressione tra l’obiettivo di arrivare quarti o quinti in campionato o di “limitarsi” alla salvezza?

“Sono un vincente, entro sempre in campo come la mia squadra per ottenere i tre punti. Entrare con questa mentalità significa potersela giocare con tutti gli avversari ma per arrivare a questo ci vogliono umiltà e concretezza. A livello personale odio perdere, anche quando giocavo con i miei figli non li ho mai lasciati vincere facilmente, né  a minigolf né a biliardo. Sono fatto così e desidero inculcare questa mentalità ai miei giocatori.  Penso che l’attuale classifica non rispecchi i valori del Lugano, avrebbe meritato di avere un’altra posizione. Se mi trovo qui è perché sono venuti a mancare i risultati, ora è importante voltare pagina e cercare già da domenica  prossima andare in campo per vincere. A Lucerna ci attende una vera battaglia, sappiamo quello che ci aspetta e l’ho detto ai ragazzi stamane, dovremo lottare dal primo all’ultimo minuto. Dovremo fare noi il gioco, non aspettarli e soprattutto cercare di avere in mano il pallino. Conosciamo le insidie, loro sono una squadra fisica e cercherà di sfruttare questa circostanza. Ma il Lugano non si deve nascondere, giocare in casa o fuori per me non cambia l’approccio della partita”.

-Come vive i sentimenti contrastanti che ci sono a Bellinzona e a Lugano in relazione al suo passaggio: qui c’è un po’ di scetticismo e nella capitale si ritiene che non si sia identificato nel progetto granata?

“Sinceramente vorrei ringraziare l’ACB che mi ha dato la possibilità  di allenare nel momento in cui non avevo lavoro. Con loro sono stato trasparente sin dall’inizio: avevo accettato l’incarico perché nel contratto c’era la clausola di una liberazione immediata in caso di offerte da Super o Challenge League. In caso contrario non avrei potuto accettare, non posso entrare nei dettagli ma loro sanno esattamente come stavano le cose. Dispiace sempre lasciare un gruppo come quello che ho allenato in questi due mesi, c’è stata un’affinità importante, si è visto anche un cambiamento in campo sul piano fisico e del gioco e questa squadra meritava di avere qualche punto in più. Vengo ora qui sapendo che qualsiasi allenatore non potrebbe rifiutare l’offerta di una panchina di SL e del Lugano. Sono molto lieto e grato per la chance che mi viene data e sono qui per dare il meglio e prometto a tutti che farò il possibile per ottenere risultati e portare la squadra il più in alto possibile in classifica. Sono a disposizione della società e dei giocatori e non il contrario, cercherò sempre di aiutarli quando ne avessero bisogno.”

-A proposito delle ultime prestazioni dei bianconeri si è parlato spesso di sfortuna. Tu che ne pensi?

“Penso che un po’ di fortuna nel calcio ci voglia. Il pallone sul palo può entrare o uscire. Quel pizzico di fortuna si deve andare a cercare. Ho detto stamane ai ragazzi che se ognuno di noi cambia almeno una cosa, entreremo in campo con undici miglioramenti e questo darebbe un piccolo incentivo e magari arriverebbe anche la fortuna, magari già a partire da domenica prossima.”

-Uno dei problemi della squadra è il gol. Lavorerai in particolare sulla fase offensiva?

“La lavoreremo sicuramente, ad esempio con un paio di schemi in più per gli attaccanti. Ma dobbiamo occuparci anche dell’aspetto difensivo, rivedendo la disposizione dei giocatori. In sé si deve sempre lavorare su tutti gli aspetti tattici, non è perché manca il gol che bisogna insistere solo su quello. Durante l’intera stagione bisogna occuparsi di tutto, quando si smette di curare una fase, si perde qualcosa. Lo stesso dicasi per le punizioni e i calci d’angolo, sono fondamentali nel calcio e vanno allenati sempre.”

-Pensi di fare qualche richiesta al presidente per il mercato invernale in entrata o in uscita.?

“Per il momento mi devo concentrare sulla conoscenza di tutti gli elementi del gruppo. Ci sono giocatori  come  Covilo che mancavano da tanto o altri elementi che stanno uscendo da infortuni. Lavoro con questo gruppo, voglio capire le qualità dei giocatori  a disposizione e questo lo si vede giorno dopo giorno negli allenamenti. Finora la squadra la conosco dall’esterno seguendo le partite, sarebbe sbagliato chiedere adesso cambiamenti al presidente. Valuteremo a fine andata se c’è qualcosa da fare o meno.”

-Lei ha lavorato con Costantin, non la spaventa più niente dopo l’esperienza di Sion o è pronto a confrontarsi anche con Renzetti?

“Sono convinto che avremo un dialogo aperto e importante. Lui è il presidente e io l’allenatore al quale ha affidato la responsabilità del gruppo per mettere in campo la miglior squadra possibile. Sono una persona di dialogo, non uno che pensa di sapere tutto, ho ancora tante cose da imparare nonostante i 56 anni e il fatto di essere nonno di tre nipotini. Ho uno staff con il quale dialogare e cercherò anche l’opinione del presidente, confrontarsi fa sempre bene, molto meglio che tenersi dentro tutto. Ognuno vede il calcio a modo suo e le idee altrui possono fornirti spunti e questo è fondamentale.”

-Qual è l’idea di calcio ed eventualmente la tattica che desidera dare alla squadra?

“Lasciatemi lavorare con il gruppo. E’ chiaro che un’idea ce l’ho, ma prima desidero analizzare a fondo i giocatori a disposizione. Aggiungo che il sistema di gioco può essere importante  ma alla fine non è quello che fa vincere le partite. Semmai è l’attitudine che si ha in campo, la capacità di gestire i diversi momenti di una partita, il sapere quando si deve buttar via o giocare la palla.”

 

 

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