Doumbia: “convinto dalle ambizioni del Lugano”
Ousmane Doumbia, primo volto nuovo del Lugano 2022-23, è una vecchia conoscenza del calcio svizzero e ticinese. Ha esordito nel nostro paese il primo settembre 2013 con il Servette, proprio contro i bianconeri. Vinsero i ginevrini per 4-1 e Doumbia segnò una rete non convalidata per posizione di fuori gioco di un compagno. Da allora con il Servette ma anche nei suoi trascorsi a Winterthur (96 partite) e a Zurigo (68) ha affrontato a più riprese formazioni del nostro cantone. Venerdì mattina, al termine del suo primo allenamento agli ordini di mister Croci-Torti, il mediano della Costa d’Avorio -fratello di Seydou altra figura di spicco del calcio non solo svizzero (ha giocato a YB, Basilea e Sion ma anche per CSKA Mosca, Roma, Newcastle, Sporting Lisbona e Girona- si è intrattenuto con i giornalisti ticinesi.
-Come si spiega la scelta di lasciare Zurigo, campione svizzero, per Lugano e con un contratto lungo e cioè di quattro anni?
“E’ stata una scelta di carattere sportivo. I dirigenti del Lugano mi hanno contattato spiegandomi ll loro progetto. Per me è un progetto molto interessante per vari aspetti ma soprattutto sul piano sportivo. Mi ha sedotto; mi sono detto perché non restare in Svizzera altri quattro anni dopo la stagione importante che ho fatto a Zurigo”.
-Ma cosa l’ha convinta in particolare del progetto luganese?
“Soprattutto l’ambizione di giocare forse per il titolo già la prossima stagione. I movimenti di mercato che fanno mostrano il desiderio di puntare in alto, magari non al titolo ma certamente alle prime posizioni. Ho visto che negli ultimi tre o quattro anni il Lugano è sempre stato tra le prime quattro della classifica, quindi questo è già di per sé un fattore positivo e una buona base di partenza”.
-Lei ha giocato per una decina d’anni in squadre romande e svizzero tedesche. Cosa si pensa al di lâ del Gottardo del Lugano?
“In tutte le squadre nelle quali ho giocato si è sempre avuto rispetto e timore del Lugano. E’ una squadra molto difficile da affrontare, sia quand’ero a Ginevra sia a Zurigo venire a giocare a Cornaredo era veramente ostico. Sono una buona squadra, con giocatori di grande esperienza.”
-Non hai pensato di prolungare il tuo contratto con lo Zurigo per poter disputare la Champions League?
“Come sapete nel calcio ci sono parecchi fattori che entrano in considerazione al di là dell’aspetto puramente sportivo. Abbiamo discusso ma non si è trovato un terreno d’intesa e ci siamo lasciati di comune accordo; poi ho esaminato il progetto del Lugano e mi è piaciuto”.
-Ci sono state altre squadre che si sono interessate a lei?
“Certamente, avevo varie proposte ma il Lugano è stato il più concreto. Ho capito che la società mi voleva fortemente. Per me è importante il rispetto e sapere che c’è un club al quale posso dare il 100% in un campionato che conosco bene, mentre all’estero ci sarebbero delle incognite. Ho firmato per 4 anni per finire la mia carriera qui. Il calcio va veloce e non si sa mai cosa possa succedere, preferisco stare qui e al limite prolungare ulteriormente se le cose dovessero andar bene.”
-Con tutto il rispetto tu arrivi qui a 30 anni e la tua maturazione è avvenuta tardi. Come spieghi che sei arrivato ad alti livelli in Super League solo in queste ultime stagioni?
“E’ la domanda che mi facevo sempre quando giocavo in Challenge League. Mi pareva di avere già il livello per disputare il campionato superiore ma non toccava a me andare a bussare alle porte dei club, dovevano essere loro a cercarmi dopo che da sette anni stavo facendo bene in CL. C’è stato solo lo Zurigo che mi ha visto a Winterthur e mi ha dato fiducia, per me quello è stato il grande giorno, di avere la mia piccola opportunità, avevo bisogno di quella. E’ grazie alle stagioni che ho fatto a Zurigo che oggi sono a Lugano. Ma non voglio rivangare il passato, in fondo gli anni trascorsi in Challenge mi hanno formato e dato forza mentale e lo si è visto sul terreno in queste ultime stagioni e spero possa continuare”.
-Quali sono le tue prime impressioni di Lugano nei rapporti con i compagni e l’allenatore?
“Penso che non ci siano grandi differenze, il calcio è universale. Conoscevo quasi la metà della squadra visto che abbiamo incontrato il Lugano quattro volte all’anno. Non ci si parla ma ci si conosce e si ci affronta. Ho visto subito che gli anziani del gruppo sono super cool, molti parlano francese mi hanno bene accolto, l’integrazione è stata più facile. Mi sento già bene, come se fossi qui da mesi.”.
-Dovrai sostituire elementi importanti come Lovric e Custodio, è un buon challenge per te il non dover far rimpiangere questi giocatori?
“Challange è una parola grossa. Io resto Ousmane, sono stato ingaggiato per essere me stesso. Sanno cosa so fare e continuerò a farlo al meglio. Poi si vedrà se dovrò prendere il posto o ruolo di questo o quello.”
-Cosa pensi di poter apportare al gioco del Lugano?
“La mia prima qualità, e voi lo sapete bene, è il recupero del pallone, poi sul piano offensivo cerco di apportare un po’ di più. In squadra c’è bisogno di chi lavora a fondo per recuperare palla e rilanciare. Una squadra è fatta a centrocampo da un 6 un 8 e un 10. Io mi sento bene nel ruolo davanti alla difesa ed è quello che so fare meglio.”
-In Svizzera abbiamo conosciuto Serey Die, centrocampista ivoriano alle cui caratteristiche pensi di assomigliare?
“Penso che facciamo più o meno lo stesso tipo di gioco ma con una differenza, io non sono un mediano che resta davanti alla difesa ma mi piace giocare da un’area all’altra. Se ho spazio mi piace avanzare ma questo dipende ovviamente anche dall’allenatore e dal sistema tattico. Siamo dei giocatori e dobbiamo ubbidire al tecnico: se dice che devo rimanere lì io rimango.”
-Ha già avuto la possibilità di parlare di tattica con Mattia Croci-Torti?
“Gli ho parlato il primo giorno ma a livello personale. Mi ha chiesto notizie della famiglia, eccetera. Poi nel corso derll’allenamento abbiamo fatto un po’ di tattica e ho visto che vuol giocare un po’ più alti. Per me va bene, mi adatto a ogni sistema. Giocare a tre o a quattro è lo stesso, l’importante è fare bene in campo.”
-Tra l’altro quando Croci-Torti era assistente a Chiasso gli ha segnato 2 o 3 gol…
“Me l’ha detto. E’ vero le mie prime reti in Svizzera sono state contro i rossoblu perché a Ginevra giocavamo molto offensivi. Ho segnato anche contro Bellinzona in Coppa svizzera e contro il Lugano nel 2014.”
-Croci-Torti è un tecnico che ha fatto parlare molto di sé anche oltre san Gottardo. Come lo giudichi ora che l’hai conosciuto personalmente?
“E’ diverso quando lo vedi in panchina durante le partite e poi lo incontri fuori dal campo o in spogliatoio. In campo si vede che ha grande passione, che ama il calcio, che incita in continuazione i suoi ragazzi, è persino più motivato lui di loro. Ma quando gli parli fuori è super tranquillo, gentile e molto presente sul piano umano e questo in un gruppo è la cosa più importante, specie per come comprende gli altri e tratta i giovani che sono la componente fondamentale.”
-Come avversario come veniva vissuto?
“Si vedeva che ha un’idea di gioco e che la sua squadra l’applicava. Tutte le squadre di SL sanno che affrontare il Lugano è sempre difficile, perché il sistema di difesa a tre era ben interpretato e assimilato. Affrontare i bianconeri è sempre complicato, specie a centrocampo. Si capiva che lui conosceva bene anche gli avversari e veramente un buon coach.”
-Cosa significa per te aver vinto il titolo a Zurigo, una specie di consacrazione?
“E’ un genere di situazione che probabilmente ti succede una volta nella vita. Mi sono detto i sette anni che ho passato in Challenge League sono valsi la pena se poi è arrivato questo successo. Non rimpiango il passato se dopo due anni in Super League sono già diventato campione svizzero. Penso di aver finito la mia missione con lo Zurigo ma di avere altre tappe nella mia carriera”.
-Ho visto nella tua pagina Istagramm che possiedi una sala dei trofei ad Abidjan, vuoi arricchirla ulteriormente con quello che vincerai a Lugano?
“E’ l’obiettivo anche se non riuscirò ad avere più trofei di mio fratello (ride). Ho vinto tre trofei e sono già molti e l’ultimo è importante, anche Seydou si è felicitato, il titolo nazionale non è una piccola impresa. “
-Come sono i rapporti con tuo fratello che ha giocato in club importanti, ora tocca a te tenere alto l’onore della famiglia?
“Come ho detto prima non giochiamo nello stesso ruolo, lui è attaccante ed è più facile vincere trofei. Io cerco di fare del mio meglio e di onorare il mio posto. Cerco di prendere match dopo match, di fare sempre del mio meglio e di mettermi a disposizione dei compagni, le star sono loro. Tutto comincia dagli allenamenti bisogna sempre dare il cento per cento, lavorare duro per ottenere poi i risultati”.
-Seydou ti ha dato dei consigli per avanzare nella tua carriera?
“Certamente e me li da tuttora. Già il fatto di essere venuto in Svizzera a giocare lo devo a lui. Avevo molte offerte in vari paesi ma mi ha consigliato il vostro campionato che lui conosceva bene e questo anche per una questione di lingua e di facilità di adattamento e integrazione. Dopo ogni partita ci sentiamo e se non lo chiamo io, sa che abbiamo perso e mi telefona lui. “
-Che tipo di giocatore sei non sul terreno ma nello spogliatoio: sei un leader, prendi la parola ?
“La cosa principale è la gioia, mi piace entrare in uno spogliatoio dove tutti siano contenti, io parlo con tutti specie con i giovani. Anche se il tedesco non l’ho imparato molto, ma cerco ugualmente di comunicare con i ragazzi. Desidero creare l’armonia, il calcio è divertimento e se in spogliatoio ci sono musi lunghi non funziona. Poi quando torno a casa dimentico il calcio e viceversa. Resto sempre me stesso e non cambio. Poi sul terreno è un’altra cosa ci vuole grandissima concentrazione ma nello spogliatoio mi piace ridere con i compagni”.
-Hai previsto di imparare l’italiano?
“Sì è nelle mie intenzioni, l’italiano, a differenza del tedesco, è più facile da imparare per noi francofoni.”
-In Costa d’Avorio moltissima gente ama e segue il calcio. Da quando tuo fratello prima e tu ora giocate in Svizzera viene seguito anche il nostro campionato?
“Certamente, ci sono persone che guardano le partite anche se non vengono trasmesse da tutti i canali. Bisogna spesso andare su Internet ma molti lo fanno. Ho molti amici che mi inviano messaggi e mi felicitano per le vittorie. Sono fieri di noi perché in fondo rappresentiamo il paese e l’intero continente africano. E questo ci spinge a fare sempre meglio.”
-Hai qualche idolo calcistico?
“Quand’ero più giovane non ne avevo ma negli ultimi anni seguo e ammiro tantissimo N’golo Kanté, centrocampista del Chelsea e della nazionale francese. Non sono al suo livello ma cerco di imitarlo, abbiamo lo stesso profilo. Non posso ispirarmi a Xavi perché è fuori dalla mia portata. Studio Kanté, cerco di imitarlo nella semplicità di gioco. E’ il mio idolo da almeno 5 anni.”
-Guardando le statistiche tu giochi quasi tutte le partite, senza assenze. Come si piega?
“Tocchiamo ferro (ride). Non si possono prevedere gli infortuni, potrei cadere oggi stesso da quello scalino. Penso che Dio ci protegga, prego tutti i giorni per questo. Poi c’è il lavoro, devi sempre essere pronto sul piano fisico. Devi rinforzare i muscoli, conoscere il tuo corpo. Se non sono al cento per cento fisicamente sarebbe impossibile giocare al calcio, in campo corro molto e per questo mi preparo tantissimo. “
-Sei anche un giocatore molto corretto, nonostante il ruolo ha ricevuto solo 3 o 4 ammonimenti.
“Quando sono giunto a Zurigo la prima stagione giocavo quattro partite e poi stavo fuori una. Dai 12 o 3 gialli sono sceso drasticamente. Mi sono adattato alla Lega, ho fatto l’intera preparazione con la squadra e questo mi ha aiutato a essere pronto. Ero sempre primo sul pallone e in questo caso non devi fare falli, quando sei in ritardo invece succede il contrario. Più sei pronto sul piano fisico, più prevedi le azioni e meno devi intervenire in modo irregolare. Questo mi ha evitato di prendere troppi cartoni.”
-Cosa hai pensato delle nuove maglie del Lugano?
“Che sono molto belle, la qualità è top. Poi non sono le maglie che giocano ma chi le indossa. Comunque le maglie mi piacciono. Non posso giudicare quelle degli scorsi anni.”
-Hai giocato qualche stagione a Winterthur e quest’anno la squadra è stata promossa in Super League. Tu che conosci l’ambiente cosa ti aspetti?
“Winterthur è una buona squadra con ottimi dirigenti che mi avevano accolto bene. Ma la cosa più importante lì sono i supporter. Anche quando uscivamo sconfitti da partite di CL la gente ci applaudiva e a ogni partita c’erano sempre almeno 3 o 4000 spettatori. E’ una delle squadre di CL che ha il maggior seguito. C’è un grande ambiente perché lo stadio è piccolo e i fans si sentono. Sono contento che il Winti sia salito, ho molti amici e sarà bello incontrarci in campionato.”