"Ci vorrà una grande prestazione" 1

“Dobbiamo dare tutto e di più”

Le partite della parte finale del campionato di Super League si susseguono a ritmo serrato. Dopo il match di sabato con il Vaduz, il Lugano è attesa martedì dalla trasferta di Basilea mentre sabato sera ospiterà il Sion. Alle assenze già note di Kesckes e Maric si aggiungeranno quelle di Guidotti (che non si è ripreso dalla botta alla caviglia) e di Abubakar (colpo al costato nell’ultima partita). Dovrebbe per contro essere convocato Mattia Bottani che domenica si è allenato con la squadra. Anche Daprelà, che ha subito un colpo al cocige, dovrebbe poter partire con la squadra.

Prima della rifinitura di lunedì pomeriggio Maurizio Jacobacci ha incontrato i giornalisti nella conferenza stampa pre-partita. La prima domanda è stata: “dopo la sconfitta un po’ strana contro il Servette, dovuta a quell’errore iniziale, lei aveva detto di aver passato un brutto week-end dal tanto che era dispiaciuto, adesso la battuta d’arresto col Vaduz è stata più facile o difficile da digerire per come è maturata?

“Ogni sconfitta da fastidio ma chi ha visto la partita non può sostenere che il Vaduz abbia giocato meglio. Gli avversari hanno fatto il Lugano di turno, si sono difesi a oltranza, noi forse solo con il Losanna nel secondo tempo avevamo difeso così basso. Per tutta la partita loro si sono arroccati davanti all’area: hanno tirato due volte nello specchio della porta realizzando altrettanti reti, a parte il fatto che la seconda è arrivata su errore arbitrale perché il calcio d’angolo non c’era. Ciò non significa che non si sarebbe dovuti stare più attenti, su quel corner abbiamo difeso male. Prima c’era stata un’invenzione di Cicek sul primo gol. Bravo lui a reagire prima di tutti gli altri e a realizzare una bella rete. Noi abbiamo avuto le nostre opportunità soprattutto con Guerrero di testa nel primo tempo e con Sabbatini sul primo palo nella ripresa, se quel tiro fosse entrato nessuno avrebbe detto niente. La partita poteva concludersi come minimo con un pareggio. L’abbiamo persa ed è chiaro che dispiace perché non non doveva succedere. Domani ci tocca affrontare  un Basilea rigenerato che ha conquistato 11 punti in sei partite, realizzando 14 gol. Quindi sappiamo cosa ci aspetta, ne hanno subiti anche 7, però hanno segnato molto. Noi attualmente non riusciamo a metterla dentro.”

-Hai parlato del gioco, della differenza che anche secondo noi giornalisti non c’è stata in termini di bellezza. Il presidente Renzetti ha fatto una dichiarazione un po’ forte a fine partita, le è sembrata ingenerosa vista anche la qualità complessiva del gioco in Svizzera. Il Vaduz segna su corner e poi fa una partita difensiva, il Sion ieri su rinvio del portiere e palla in mezzo segna, non è che si possa parlare di grandi schemi. Che ne pensa?

“Non vorrei esprimermi sul giudizio del presidente che posso accettare. Ognuno ha un suo modo di vedere e giudicare le partite. So che i miei ragazzi hanno fatto circolare molto la palla, il problema è che non hanno trovato sbocchi nei pressi dell’area. Non c’è stato il passaggio filtrante per andare a fondo campo e crossare per le punte. Fino a due terzi del campo abbiamo giocato abbastanza bene però è negli ultimi venti metri che ci è mancato il guizzo. Ne abbiamo avuto uno con Sabbatini per Guerrero e conseguente colpo di testa: il pallone stava entrando in rete, è stato bravo il portiere Buchel anche se non sa nemmeno lui come abbia fatto a deviarla di  piede.  Il calcio è questo. Non ci stanno girando bene nemmeno gli episodi, anche contro il Vaduz sono stati tutti a loro favore. Dobbiamo cercare di fare qualcosa ancora in più per far girare la sorte, mettendoci lo zampino. E’ quello che cercheremo di fare domani anche se la partita di Basilea sarà molto difficile.”

-In questi ultimi venti metri da chi si aspetta qualcosa in più, dai centrocampisti con i passaggi filtranti, dagli esterni con i cross o dalle punte?

“E’ tutto legato, ci vuole feeling tra i giocatori che devono capire chi deve buttarsi nello spazio, evitando il fuorigioco, e quando deve partire il passaggio. Poi ci vuole evidentemente la giocata. Quando un avversario difende basso come ha fatto il Vaduz, che è quasi sempre stato sui propri sedici metri, di profondità ce n’è poca. Ci vorrebbero  fraseggi al limite, uno-due molto precisi per poter entrare in area, ma è difficile quando ci si trovano di fronte due linee una di quattro e l’altra di cinque giocatori. Sarebbe talvolta necessario un tiro da fuori area con magari una deviazione che possa indurre all’errore il portiere. Gli sbagli vanno provocati. Poi ci sono punizioni e angoli, ma ultimamente nemmeno in questo brilliamo.”

-Il presidente ha anche detto che siete una squadra da rifondare. Hai la stessa sensazione?

“Non mi esprimo in proposito. Abbiamo ancora tre partite da giocare e non vorrei occuparmi di questi aspetti. I ragazzi devono tutti essere motivati a scendere in campo e a dare il massimo”.

-E’ possibile che a Lugano i giudizi siano dettati troppo dall’emotività?

“Le emozioni sono parte integrante del gioco del calcio e ci vogliono. Anch’io sono una persona emotiva, cerco di controllarmi durante le partite e a volte ci sta che dica qualcosa. Da parte dei giocatori voglio vedere ancora di più emozioni, nel gioco riprendendo un compagno, facendogli capire che c’è bisogno di tutti, che non bisogna mollare. Poi anche elogi quando uno salva su un tiro pericoloso, su una grande parata, o dopo una bella azione sotto la porta avversaria: anche i complimenti sono emozioni. Mi auguro che ci siano. Poi gli spettatori hanno le loro emozioni e subito dopo il match, a dipendenza del risultato, vedono le cose in una certa maniera, poi riflettendoci a freddo magari il giudizio immediato cambia.”

-Ma la mia domanda era inerente alle emozioni nel valutare il tuo lavoro di allenatore?

“Ognuno ha diritto di giudicare il mio lavoro come ritenga sia giusto. Alla fine il giudizio  dovrebbe essere dato nel complesso dell’attività di un tecnico. C’è la parte del risultato ma anche quella dell’attività svolta durante la settimana e nel corso della stagione, sono vari gli elementi da considerare. Ad esempio la coesione del gruppo e tanti altri aspetti al di là del puro risultato. Noi oggi potremmo avere dieci punti in più senza problemi ma non li abbiamo. Ma il lavoro fatto è sempre lo stesso.”

-Tu sei cosciente di aver fatto tutto quello che potevi, di aver dato il massimo al di là dei giudizi di noi giornalisti, del presidente e di chiunque?

“Cerco sempre di dare il massimo sia  negli allenamenti, sia nel pre e nel dopo partita e  come gestisco il gruppo. Penso sempre di fare il meglio, poi a volte sbaglio anch’io ma credo che sugli errori si possa crescere. Analizzando le sconfitte si può migliorare, ma io analizzo attentamente anche le partite con risultato positivo. Altri invece si accontentano dei tre punti e non badano a come sono arrivati.  Per me non conta solo il risultato ma vedere come è  scaturito, dove si sarebbe potuto fare meglio. Pensate solo ai cambi, non sempre li ho azzeccati ma ci sta, al momento che decidi di togliere un giocatore e di inserirne un altro pensi che sia la decisione giusta. Il risultato può essere influenzato in positivo o in negativo da quel cambio ma ripeto al momento che lo fai ritiene che sia corretto”.

-L’altro giorno in conferenza stampa hai detto di aver sbagliato a parlare di Europa, ma ne sei sicuro, il tuo non è stato un tentativo di dire a tutto l’ambiente che è ora di fare un passo int più e di crescere anche come ambizioni?

“Era il momento e il luogo giusto per dirlo? E’ questa la domanda, avrei potuto parlarne direttamente e solo nello spogliatoio. Giusto o non giusto non lo so. Ognuno cerca di migliorarsi anche nei risultati e nella classifica. Io faccio parte di un gruppo e dipendo anche dai giocatori, come allenatore da solo non posso fare nulla. Sono soprattutto i ragazzi a dover avere la voglia di fare un passo ulteriore, io posso solo cercare di inculcare questa mentalità, ma sono loro a entrare in campo e a dare quello che possono in quel determinato frangente. Il mio compito è dare la carica massima per fare in modo che ci credano.”

-Cosa è successo: i giocatori non ci hanno creduto abbastanza o tu credevi più di loro?

“Non posso dirlo. Se si guarda alla partita di Zurigo il messaggio non è passato ma con il Vaduz la voglia di far bene c’è stata, come la corsa e l’impegno. Poi gli episodi hanno fatto pendere la bilancia da una parte al di là di meriti e demeriti”.

-Tu chiedi che a livello di emozioni i giocatori abbiano lo stesso atteggiamento avuto nel secondo tempo della partita con il Servette quando, in dieci uomini, hanno costretto alle corde gli avversari?

“Anche contro il Vaduz c’è stata grande volontà, hanno cercato in tutti i modi di superare la ‘muraglia liechtensteiniana’. Ci è mancata un po’ di qualità nell’ultimo gesto e in qualche episodio. Sotto porta ma anche al limite dell’area ci manca cattiveria. Se riguardate come ha tirato e segnato Cicek: era talmente arrabbiato che da settimane non partiva titolare e che da 25 partite non realizzava che ci ha messo tantissima cattiveria. E’ questo che dobbiamo avere, la voglia di buttarla dentro. Non ci creiamo tante occasioni come YB, Servette o Basilea e dobbiamo sfruttare quelle poche. Il Lucerna ieri nel primo tempo contro il Servette poteva andare sotto di due reti, alla fine ha vinto 3-0. Chi se ne frega dei primi 45′, ma se i ginevrini fossero passati in vantaggio probabilmente avrebbero conquistato i tre punti. E’ lì che ci vuole rabbia, Ugrinic in occasione del primo gol lucernese ha calciato per far male e segnare. “

-C’è in discussione la qualità di qualche tuo giocatore o solo il fatto che a salvezza ottenuta manca la rabbia necessaria?

“Non posso rispondere a questa domanda. Solo i ragazzi possono dirlo. Mi auguro che non ci sia appagamento e che vogliano terminare il campionato il più degnamente possibile. Ci aspettano tre partite non facili  contro Basilea, che si gioca il secondo posto, Sion, che deve salvarsi e Lucerna che sta facendo veramente bene anche se gli episodi gli sono tutti favorevoli. Hanno iniziato qui con il 3-2 e proseguito con la Coppa svizzera sempre a nostre spese. Gli sta girando bene ma devi metterci anche del tuo e noi non stiamo facendo abbastanza. Mi auguro che possiamo tirarci insieme per le ultime tre giornate, ripetendo quanto abbiamo fatto nel corso dell’intera stagione.  E’ questo il mio auspicio, ma è il gruppo che deve volerlo fortemente. Chi va in campo o subentra deve dare il massimo, non dire alla fine “avrei potuto fare di più”. Bisogna uscire stremati dal campo, non farcela più a parlare, avere al limite i crampi all’85’: insomma dare tutto. Poi è ovvio che ci siano ruoli diversi e c’è chi deve correre più di altri ma la voglia di dare tutto, aiutare i compagni a raggiungere un risultato positivo deve essere di tutti.”

-Questo genere di discorso immagino che lo farai spesso ai ragazzi e che lo avrai ripetuto nell’incontro/confronto che avete avuto nello spogliatoio la settimana scorsa. Hai percepito dai giocatori che la situazione extra calcistica di eventuale cessione della società o dell’insicurezza sul tuo ruolo futuro possa aver inciso sul loro atteggiamento?

“Quella riunione è stata molto positiva e costruttiva. Ogni ragazzo poteva esprimere la sua posizione come avviene in famiglia. E’ difficile sapere quanto la situazione societaria incida sui giocatori. Posso solo dire che da parte mia sono tranquillo e non sto pensando al contratto, sono concentrato sul campionato. Voglio terminare bene una stagione che è stata bellissima e che ci ha dato tante soddisfazioni. Poterla chiudere bene sarebbe gratificante. E’ quanto ho cercato di far capire ai ragazzi, che anche le ultime partite contano e che se ne parlerà perché sono le più vicine. Abbiamo approfondito soprattutto aspetti tattici e come migliorarli. Per quel che riguarda la situazione psicologica generale ovviamente non è ideale. Otto giocatori sono a fine contratto, l’uno o l’altro potrebbe partire anche se con il contratto valido. Io cerco di far capire che queste situazioni non possiamo influenzarle. L’unica cosa che dipende da noi è la partita che possiamo dettare con le prestazioni e i risultati. Il resto dipende da altri.”

-Se domani andate a vincere a Basilea sareste  a meno uno dai renani. Che ne dici?

“Bella la tua affermazione, mi piace. Spero che avrai ragione, noi ci vogliamo credere e andar lì a fare la nostra gara con i mezzi che abbiamo, sperando nel colpaccio. Si deve essere ottimisti ma anche ragionevoli in tutto. Credo nelle qualità del gruppo e spero che anche i giocatori ci creano.  Non possiamo stravolgere il nostro gioco andando all’arrembaggio e proponendo un calcio spumeggiante, abbiamo di fronte un avversario che cercherà di metterci sotto, noi dovremo contrastarli con i mezzi e le qualità che abbiamo. Sappiamo anche noi che contro il Basilea abbiamo ottenuto due vittorie e un pareggio, quindi possiamo giocarcela.”

 

 

 

 

 

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