Celestini: a Ginevra per vincere

Celestini: a Ginevra per vincere

Saranno diverse le assenze nel Lugano che giovedì intraprenderà la trasferta di Ginevra. Non si sono infatti allenati nella rifinitura di mercoledì mattina Bottani, Covilo, Daprelà e Sulmoni. Mentre Rodriguez e Crinogj, appena ripresisi dai rispettivi infortuni, non sono ancora nelle condizioni di scendere in campo in un match ufficiale. L’allenamento è stato dedicato a rivedere movimenti offensivi e difensivi e a esercitare le palle ferme. Al termine della seduta Fabio Celestini sia è intrattenuto con i giornalisti. La prima domanda è su cosa abbia lavorato la squadra in questi giorni visto il poco tempo tra un impegno e l’altro?

“Recupero di energie fondamentalmente e video  sulle cose che hanno funzionato e quelle che non sono andate contro il Lucerna. Ieri e oggi abbiamo integrato sul campo i correttivi da apportare.”

-Che tipo di ambiente c’era tra i giocatori?

“Carichi come lo sono sempre stati prima delle partite. L’atteggiamento è lo stesso: c’è  grande voglia di far bene e non posso rimproverare nulla da questo punto di vista ai ragazzi.”

-Come si comporta un allenatore in un periodo delicato dal profilo dei risultati: conta sullo spirito del gruppo, parla con qualche senatore o altro?

“Nei momenti complicati dal profilo dei risultati vedi cosa hai seminato durante l’anno. Sarebbe troppo facile non parlare mai con i giocatori e poi, quando i risultati non arrivano, rivolgersi a loro, non ci crederebbe nessuno. Il mio atteggiamento è lo stesso nel corso di tutta la stagione, può darsi che si insista un po’ di più con taluni elementi di esperienza anche per avere qualche feedback su cosa si potrebbe migliorare, ma non è che il dialogo e la gestione si improvvisino. Sarebbe sbagliato come cambiare filosofia di gioco. In sintesi si lavora allo stesso modo cercando di trovare i punti sensibili sui quali andare a insistere per dare la svolta e permettere alla squadra di fare una serie importante come fu il caso lo scorso anno.”

-Già che parliamo di dialogo con i giocatori, qualcuno ha sostenuto che dopo Copenaghen c’è stato un confronto vivace, è vero?

“No assolutamente. Non c’è stato nessun confronto speciale. Se s’intende che abbiamo discusso, come facciamo sempre, allora ti rispondo che sì abbiamo confrontato le nostre idee. Lo facciamo diverse volte in una stagione. Sono squadre e momenti differenti rispetto allo scorso anno quando perdemmo malamente con il Thun. La mia leadership prevede che si discuta spesso collegialmente, io non sono il capo che parla e tutti gli altri stanno zitti. E’ come l’idea di gioco, da dieci mesi porto avanti lo stesso discorso e ora non posso certo cambiare facendo passare l’idea che ‘in fondo non siamo così bravi’. A Copenaghen i giocatori hanno seguito la mia idea fin quasi all’estremo, dopo l’1-0 avrebbero potuto dire molliamo, ne becchiamo quattro e la panchina salta. Ma non l’hanno fatto. I giocatori devono essere uniti allo staff e credere in quello che si fa. E loro lo hanno mostrato sul campo sia a Copenaghen sia contro il Lucerna nella ripresa. “

-Abbiamo visto immagini di Lavanchy in lacrime a fine partita: era dolore fisico o delusione emotiva?

“E’ che ci teniamo a vincere. Numa e gli altri hanno dimostrato di tenerci e di lottare sino alla fine. Sembrava che fosse stato il Lucerna a essere sceso in campo tre giorni prima, tanto era la nostra grinta e volontà sino al 95′. Se avessimo incassato un gol allo scadere avreste scritto che sul piano fisico non ci siamo, invece tutti i secondi tempi sono nostri e nessuno lo sottolinea.  Una squadra di Europa League è come un diesel quando torna al campionato, ci mette un po’ a mettersi in moto ma poi va alla grande. Lo sapevo che poteva succedere, ma in questo momento senza risultati avrebbe potuto accadere che tra stanchezza e sfortuna il diesel rimanesse diesel e dopo diventa difficile. Invece abbiamo  preso un punto ed era importante, un piccolo passo in più in avanti. E’ frustrante fare la prestazione e non ottenere risultati. L’unico modo per uscirne è confrontarci e restare uniti.”

-In questo senso ti hanno fatto male le parole del presidente che ha attaccato i giocatori?

“Vi rispondo sempre allo stesso modo. Lui fa il presidente e io l’allenatore. Sono ruoli differenti e lui -che è il massimo esponente della società- ha diritto di dire quello che vuole e sente. Non devo commentare io le sue dichiarazioni. Io devo allenare i giocatori. Poi è normale che quando non arrivano i risultati ci siano critiche, anche sul conto dell’allenatore. Dobbiamo andare avanti io a fare il mio, i giocatori il loro e il presidente il suo con il diritto di esternare le sue sensazioni.”

-Vedi Renzetti più stressato e preoccupato rispetto all’anno scorso?

“Io non lo vedo così tanto preoccupato sugli aspetti sportivi, semmai sulla situazione generale e già da diversi mesi. Dopo il 25 giugno, che era una data importante per tutti, c’è stata la volontà di rimanere alla guida del FC Lugano, ma i tempi sono difficili e il fatto di non fare i risultati non aiuta.”

-Anche se lunedì, sbollita la reazione emotiva, il presidente ha detto ‘grande fiducia in tutti e andiamo avanti tutti assieme’.

“Dovete capire che io ho un presidente che mi ha incaricato di dirigere la squadra, non di commentare le sue dichiarazioni ai media. Devo allenare i ragazzi e se mi ha  ingaggiato è per fare un certo tipo di gioco. Tutti sanno che con Celestini i “meloni” -nel senso di lanci lunghi e lotta sulle seconde palle- non esistono. Non saprei insegnare uno stile di gioco simile, non ce l’ho dentro, anche perché da giocatore non l’ho mai fatto. Quando sono arrivato il signor Renzetti  mi ha detto di sbrogliare qualche matassa, perché le cose non  andavano benissimo e l’abbiamo fatto ottenendo anche buoni risultati.  Però sempre  con le stesse idee di gioco: non è vero che il mio messaggio è cambiato in questi dieci mesi, chiedete ai giocatori. Semmai oggi sono un po’ meno rigido, ma questa squadra è costruita per giocare la palla. I giocatori stanno dicendo che non ci stanno a mollare tutto adesso, altrimenti si sarebbero comportati in altro modo e io sarei stato cacciato. Personalmente non sono certo demotivato, credo con forza in quello che facciamo e  sono pronto a restare con la stessa grinta per i prossimi cinque anni. E’ in questi momenti dove si vede la gente di carattere, se qualcuno pensa che io molli si deve preparare: potrò morire e sono già morto una volta ma dovete capire che la forza, le idee e la volontà di continuare con questo gruppo se prima era del 100 ora è del 200 per cento.”

-Sei contento del mercato?

“Sì, l’ho detto il primo giorno  e lo ripeto. Tutto i giocatori arrivati possono darci tanto. Il contenuto di tantissime partite è stato migliore del recente passato, poi puoi sbagliare di venti centimetri e prendere due pali. Ma anche l’anno scorso disputammo otto partite senza vincerne una e siamo arrivati in Europa League. Ricordate sempre che siamo il Lugano  e che ci sono anche le altre squadre che hanno le stesse ambizioni. E’ bello vedere che si sta costruendo qualcosa. Siamo tutti i giorni insieme in campo con i ragazzi e vedo come lavorano e credono nel progetto. E anche in campo desidero una squadra che mostri emozioni, quello che ci è mancato un po’ nel primo tempo,po contro il Lucerna. Si sono fatte cose buone ma la sensazione all’esterno era di una squadra febbrile, ci mettevamo molto a fare le rimesse, sembrava mancasse qualcosa. Ma non è che ho la bacchetta magica, nel secondo tempo gli stessi giocatori con le stesse idee hanno fatto molto bene. Il calcio è anche questo: è tutto testa. Si corre con la testa non con il fisico. Pensate quando una squadra controlla il match per 75′, poi gli altri fanno un gol e sembra che volino e non c’entrano le borracce…C’è ancora chi dice che se becchi un gol al 93′ è perché c’è un problema fisico: è ridicolo nel 2019. I giocatori sono monitorati anche quando vanno in bagno. Abbiamo tutti i dati sugli allenamenti e sulle partite: quanti sprint, quanta potenza, quanti chilometri, quanti salti eccetera. Abbiamo tutto e anche sugli avversari Poi quando vinci 4-0 è normale che l’altra squadra faccia qualcosa in più per recuperare, ma in generale siamo lì con gli stessi dati degli altri. Semmai facciamo qualcosa in più a livello di intensità. Fisicamente stiamo bene e lo vediamo dai GPS e ciò varrebbe anche se prendessimo un gol all’87’.”

-Se Dalmonte non viene impiegato dal primo minuto è perché non c’è ancora mentalmente?

“No. Lui c’è ma è due anni che non gioca. E’ arrivato per ultimo a Lugano ed erano otto settimane che non si allenava. Nell’anno precedente aveva giocato 7 o 8 minuti e l’anno prima poche partite. Parliamo di un ragazzo di 20 o 21 anni; per portarlo a livello degli altri ci vuole un po’ di tempo. Ma lui quando è stato in panchina è entrato quasi sempre, non è che non lo sto utilizzando. Devo fare delle scelte:  credo che Dalmonte possa farmi la differenza quando entra a partita in corso e preferisco fare iniziare altri perché so che -se dovessi andare a cercare di vincere le partite- in panchina ho gente come Nicola che farà bene l’ultima mezzora (che è decisiva nei match). Quando considererò che potrà fare altrettanto dall’inizio non avrò dubbi a schierarlo. A Losanna, ad esempio, l’ho fatto e ho lasciato fuori Aratore, Junior e altri, ricevendo critiche perché avevo messo in campo gente che non aveva mai giocato assieme. Di nuovo una critica ridicola perché contro lo Zurigo, nella prima di campionato, ho schierato quattro elementi che mai avevano giocato assieme, ma si lavorava da sei settimane. Poi in Coppa svizzera cambio tre elementi contro una formazione di CL, inserendo non degli under 21 ma giocatori di serie A, e si viene a chiedermi perché li ho schierati? Perché credo in loro e in tutti i giocatori a mia disposizione. L’unica cosa che ammetto è che mancano i risultati. Come sono d’accordo che sui calci d’angolo offensivi potrebbe essere più incisivi anche se con il Lucerna abbiamo segnato.  Questi sono elementi concreti su cui concordo. Poi sulle formazioni tutti ne farebbero una diversa e ognuna avrebbe un senso. Credo in quello che faccio e dopo la partita di Losanna ho ribadito che ero convinto degli undici mandati in campo, perché la partita l’avevo preparata per una settimana con lo staff e sono ancora sicuro oggi che l’avevamo preparata bene. Poi se mi chiedete se quella dell’allenatore sia una viticcio vi rispondo che preferivo fare il calciatore.”

-Cosa ti aspetti domani sera a Ginevra?

“Di continuare con questo spirito ma di ottenere finalmente i tre punti. Quando ti devi aggrappare a qualcosa o cerchi di salvare te stesso (e finisce male) o ti attacchi all’idea di gioco del mister. La squadra ha optato per questa seconda via, ma in modo  rigido, dimenticandosi di fare anche altre cose tipo le rimesse laterali battute velocemente, oppure saltare la linea dei centrocampisti avversari, fare movimento contrari tra mezzala e punte. Abbiamo comunque una base e quindi cercheremo di essere più verticali eccetera, come facevamo in altri momenti. Abbiamo bisogno di una vittoria, è da troppo che non arriva. Il lavoro di un allenatore è anche e soprattutto vincere. Sarà fondamentale. Costruire su pareggi e sconfitte non è facile, quando cominci a vincere poi decolli come successe lo scorso anno.”

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