Calcio femminile: si riparte dalla formazione

Calcio femminile: si riparte dalla formazione

Il comitato dell’Associazione FC Lugano femminile, presieduto da Gianfranco Rusca, affiancato da Edo Carrasco, Andrea Incerti e Mari Besomi-Candolfi, ha deciso di non proseguire il campionato di AXA Women’s Super League al termine delle 18 partite del girone principale, rinunciando alla disputa dei play out,  accettando la relegazione a tavolino e rinunciando a proseguire l’attività. Le motivazioni della decisione e le prospettive del calcio femminile nel Luganese sono state illustrate nel corso di una conferenza stampa tenutasi mercoledì pomeriggio allo Stadio di Cornaredo. Il presidente Rusca ha parlato di decisione sofferta sul piano umano (specie per le giocatrici) ma ponderata e giustificata da ragioni economiche (ogni stagione costa più di mezzo milione) ed etico-sportive non ritenendo corretto disputare i play-out quando è noto che l’attività non proseguirebbe. Oltre che per ragioni di budget l’Associazione FCL femminile non potrebbe rimanere in SL non essendo in grado di costituire, a fianco della prima squadra, una rappresentativa U19 come richiesto dai regolamenti. 

Il FC Lugano società anonima aveva già dato in dicembre una disdetta cautelativa alla convenzione con l’Associazione FCL femminile per l’utilizzo del marchio bianconero. In passato il Lugano femminile era arrivato in Champions League basandosi su un’andirivieni di turiste americane, un modello che tra l’altro non rispettava le leggi sull’immigrazione. Viste le premesse è opportuno fare dei passi indietro per creare delle fondamenta solida al movimento femminile. Come ha spiegato il direttore generale del FC Lugano Michele Campana l’analisi della situazione ha portato a ritenere che non vi siano per il momento i presupposti per mantenere una società nell’élite del calcio femminile svizzero. Mancando giocatrici ticinesi (ce ne sono al massimo 5 o 6) si devono ingaggiare annualmente 15 o 16 ragazze straniere con regolari permessi, contratti di lavoro professionistico e  minimi salariali. Il FC Lugano ritiene più importante e urgente sostenere la formazione con squadre giovanili e supportando il Team Ticino femminile sperando che anche dall’alto (ASF) arrivino sostegni concreti. Propone inoltre la creazione in tempi brevi di un gruppo di lavoro del quale facciano parte: FTC, TT femm., FC Lugano, AS Gambarogno e SC Balerna, cioè le società con squadre femminili. In sostanza si punta “a sostenere e migliorare la formazione (a partire dalle scuole calcio e in inglobando squadre femminili del settore giovanile bianconero) per far crescere una compagine composta in gran parte da ragazze ticinesi piuttosto che mantenere in vita “artificialmente” una squadra senza costruire qualcosa per il territorio e per le rappresentative nazionali svizzere”. Il FCL è in contatto con la responsabile del calcio femminile dell’ASF per discutere da quale categoria si possa e abbia senso ripartire. 

Rispondendo alla domanda di un giornalista Martin Blaser, CEO del FC Lugano, ha ribadito il concetto di inclusione: “tutti sapete che vedo il calcio come prodotto globale, in un mondo globale è chiarissimo che tutti club devono al minimo dare la possibilità a una bambina che lo desidera di giocare al calcio, non come succedeva quarant’anni fa. Che poi dopo qualche anno questa ragazzina vada a giocare a Balerna, nel Gambarogno o a Zurigo o Ginevra va benissimo perché gli avremo dato la possibilità di progredire nello sport che ha scelto. Nel budget del prossimo anno abbiamo quindi inserito una cifra per la formazione delle giovani calciatrici, poi i dettagli andranno definiti e siamo aperti al modello più idoneo per il Ticino, non escludendo a tempo debito un ritorno nell’élite.” 

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