Abascal: occhio al pressing alto del San Gallo

Abascal: occhio al pressing alto del San Gallo

E’ proseguita giovedì mattina la preparazione del Lugano in vista della partita di domenica pomeriggio a San Gallo. Il lavoro al quale lo staff ha sottoposto i giocatori non si è distanziato da quello dei giorni precedenti con grande attenzione tattica sia alla fase difensiva sia a quella offensiva. Al termine della seduta Guillermo Abascal ha risposto alle domande dei giornalisti. La prima ha riguardato le due settimane di “pausa” del campionato. Qual è stata l’attività svolta e come vi presentate alla ripresa?

“Abbiamo lavorato. La prima è stata diversa dalla seconda settimana, c’erano da attendere e inserire gli elementi impegnati con le nazionali. Non abbiamo preparato in modo specifico la sfida di Coppa con gli Azzurri  ma abbiamo voluto arrivare bene a questo periodo di partite ravvicinate. Abbiamo quindi caricato un po’ all’inizio e poi lavorato sui concetti da mettere in campo. Grazie a quanto fatto possiamo adesso adottare indifferentemente i due schemi: 3-5-2 oppure 4-4-2.”

-Avrete tre match in una settimana, li prendi uno per volta o ti sei fatto un’idea di quello che vorresti ottenere nel blocco?

“Per quanto riguarda i giocatori la risposta è chiara devono pensare solo al San Gallo. Io devo fare un piano più a media scadenza anche se per come sono fatto io, che vivo per i 90′ settimanali, arriva la domenica e non esiste altro. E’ difficile dominare situazioni diverse con lo stesso concetto di gioco, dobbiamo adattarci. Il lavoro fatto finora è buono: potremo cambiare interpreti ma il concetto base di gioco rimarrà tale.”

-A livello mentale e di concentrazione non è difficile tornare al campionato dopo un’interruzione così lunga?

“Siamo pagati per fare questo lavoro e significa che dobbiamo trovare in noi stessi le motivazioni per giocare in campionato o no. Certo il ritorno al campionato è il momento più atteso, però abbiamo giocato la Coppa che è un obbiettivo altrettanto importante. E’ un’attività la nostra che deve avere in sé le giuste motivazioni, già il fatto di arrivare alle 9 su un campo di calcio e trovare altri compagni è uno dei migliori lavori che esistono. Sono rimasto stupito dell’attitudine dei giocatori che ho trovato a Lugano, io a 19 anni ero stufo di allenarmi e qui dopo due ore di seduta vogliono ancora giocare e tirare in porta, significa che la passione e la motivazione ci sono. Non perderle è importante per raggiungere traguardi come squadra.”

-Si è parlato del blocco delle tre partite, ci sono 9 punti in palio, ti sei fissato un obiettivo minimo?

“Mi sono fissato sui primi 90′, quelli contro il San Gallo. Condizionano il resto e ciò vale per tutte le squadre.  Se finisci con una vittoria hai la gestione semplice, così come se hai meritato e pareggiato; se hai perso malamente invece è difficile gestire gli impegni successivi. Sono 90 minuti importanti per noi. Non serve fare conti, quando fischia l’arbitro cambia tutto. Contro il San Gallo, che ha un’idea di gioco finora vincente, voglio capire se abbiamo anche noi un’attitudine e degli schemi vincenti. Non sarà come affrontare Thun,  Zurigo o Xamax. In questo momento i sangallesi fanno un pressing altissimo ma lasciano anche spazi, a volte ti possono far male con la loro cattiveria nel pressing, sono  una delle squadre che recupera il maggior numero di palloni nella metà campo avversaria. Se non sei pronto e concentrato sarà difficilissimo fronteggiarli, per me è una sfida nella sfida.”

-Come stanno le punte, i vari Janko, Gerndt, Junior e Bottani, li hai visti nervosi o sereni?

“Ovviamente l’attaccante quando non segna è come minimo arrabbiato. Finora comunque sono tranquilli, è vero che non abbiamo chiuso le partite anche perché ci sono mancati a volte i loro gol, ma l’importante è che segni la squadra e che si arrivi in porta. Al di là di questo ognuno ha la sua mentalità, Junior è l’ultimo che ha segnato prima di essere espulso con la U21, gli altri arriveranno, ne sono convinto. Se ti metti in testa che devi far gol a tutti i costi è difficile sbloccarti, va migliorato il gioco della squadra per mettere le punte nella condizione di segnare.  Nel nostro gioco molto collettivo la prima punta deve creare lo spazio agli inserimenti dei compagni. Per me è questo che conta, che si muovano ad esempio verso il primo palo portandosi via i difensori e permettendo alla mezzala di arrivare dietro e fare gol. Non sempre il gol è l’unico elemento di giudizio su un attaccante, spesso i loro movimento mettono altri nella condizione di battere a rete.”

-Hai lavorato anche per sfruttare gli inserimenti da dietro?

“E’ quello che ci manca. Abbiamo fatto pochi gol al di là delle occasioni avute perché non abbiamo sfruttato le palle sulla seconda linea o perché non abbiamo gestito bene il primo palo per lasciare libera la zona del dischetto.”

-Janko è un giocatore d’area, un po’ statico, può fare quello che chiedi tu, di tenere palla e di far salire le seconde linee?

“Con Marc a livello di gioco abbiamo due soluzioni  per così dire diverse: riuscire a mettere un buon cross in area in modo che lui lo possa sfruttare oppure fargli fare da torre/sponda così da lasciare il pallone sui piedi di chi deve calciare. A Losanna in Coppa  ha servito almeno  cinque palle sui sedici metri che non siamo riusciti a sfruttare. Dobbiamo utilizzarlo come sponda, ma non mettendogli la palla veloce in profondità perché lui non può arrivarci. Abbiamo lavorato molto su come servirlo perché Janko è un elemento importante in varie situazioni, ricordiamo le partite del finale della scorsa stagione a Sion e in casa col San Gallo.”

-Difensivamente sei riuscito a trovare la struttura ideale, adesso manca la fase offensiva efficace?

“Sono due situazioni; finora complessivamente non siamo stati inferiori agli altri. Abbiamo sempre cercato di vincere. Quando fai un lavoro con centrocampisti e attaccanti, se arrivano a capire il nostro comportamento difensivo possono far bene, ma in caso contrario non riescono nemmeno a giocare.  Tutti devono partecipare anche alla fase difensiva, non mi interessa vincere le partite 7-6. Sono un tecnico a cui piace avere il controllo sia delle fase difensiva sia di quella offensiva, ma tutto parte da dietro. Bisogna essere concreti: una squadra che non subisce può creare di più. Se gioco con Junior e con Gerndt possiamo fare un pressing alto, con Janko, che è un altro tipo di giocatore, no. In questo campionato è importante non subire, perché dopo il sessantesimo tutto si complica.”

-Quindi Piccinocchi  che è un po’ il tipo di giocatore che si adatta meglio alle due fasi, manchi tantissimo a te?

“Credo che a tutti gli allenatori manchino i giocatori intelligenti. E’ l’unica qualità che può contrastare la fisicità che nel nostro campionato è molto presente.  Piccinocchi  ha già disputato 100 partite in Super League, vuol dire che pur essendo giovane ha alle spalle una carriera importante. Ha quella dote naturale di giocare a un tocco, superare le linee avversarie e orientare bene. Inoltre quando si è infortunato era uno dei più avanti dal profilo dell’assimilazione del concetto tattico. A centrocampo l’intelligenza è fondamentale, pensate a Pirlo, Xavi, Iniesta non toccavano molti palloni di testa ma avevano grandi qualità e sapevano già come e dove mettersi prima di prendere la palla e a chi giocarla.”

-Dei 10  punti conquistati dal San Gallo, 7 sono stati fatti in trasferta. E’ un dato che ti fa ben sperare?

“L’altro giorno ho letto una statistica sulle differenze tra primo e secondo tempo. Siamo ultimi. Dei secondi 45′ ne abbiamo pareggiato uno,  vinto un altro e persi 4. Quindi non è tanto importante giocare in casa o fuori ma chiudere le partite; se vinci il primo tempo e pareggi il secondo porti a casa tre punti. Lo abbiamo fatto solo ultimamente. Come analisi studiamo l’atteggiamento delle squadre in casa o in trasferta, perché tante cambiano attitudine e modulo.  Ma il San Gallo prova sempre ad attaccare e sicuramente in casa, spinto dal suo pubblico, andrà ancora di più e magari lascerà qualche spazio. Per noi non cambia niente: dobbiamo pensare al nostro atteggiamento, poi è vero che vincere davanti al tuo pubblico ti dà doppia soddisfazione. Ma l’importante è fare i tre punti, dentro o fuori poco importa.”

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