Giocatori: siamo con la società

Alla conferenza stampa di mercoledì pomeriggio, dopo l’introduzione del presidente Angelo Renzetti (vedi news a parte) è stata la volta delle domande dei giornalisti. Ecco una sintesi.

-Fino a due settimane fa dicevi che questa rosa vale di più della posizione in classifica, invece pare di capire che in realtà in passato si è andati ben oltre le proprie capacità e che il posto del Lugano sia questo?

“Sono ancora convinto adesso che abbiamo una rosa all’altezza della situazione. Il problema è gestire certi momenti quando c’è anche un po’ di sfortuna. L’anno scorso era diverso, abbiamo vinto partite nelle quali eravamo quasi alla canna del gas, ricorderete la deviazione di stinco di Sabbatini a Losanna. Con il Lucerna qui con un’aria di festa eccezionale non siamo stati capaci nemmeno di pareggiare la partita, eravamo già un po’ sfiniti: nel calcio esiste questo sentimento di fatica anche nel momento in cui si vinceva sempre.  Oggi volevo venire con una lavagna dove mettevo due elementi per ruolo come mi ero messo in testa. Ma non l’ho fatto per non ricominciare questa tiritera. Credo che quando ci siano da gestire situazioni difficili, subentrano molte cose. Faccio un esempio: l’acquisto di Ledesma l’ho soppesato molto perché  andava un po’ contro i miei principi. E’ comunque un giocatore di una certa età, con un costo e non sapevo cosa mi avrebbe portato. Me ne sono fatto una ragione per due motivi: era una richiesta dell’allenatore e quindi mi pareva un atto dovuto verso di lui. Inoltre la motivazione tecnica era che in una rosa come la nostra poteva tornare utile un elemento esperto che entra a mezz’ora dalla fine e riesce a ricreare geometrie, a tenere la palla, a insegnare ai neofiti che non hanno mai fatto l’Europa League come si sta in campo. Poi i risultati non arrivano e l’allenatore vive male anche lui certi momenti. Andiamo a Berna con l’YB e mette in campo Ledesma dall’inizio e mi cambia i due terzi del centrocampo. Non è una critica, ma esci sconfitto e la partita successiva la perdi ancora, magari fai un’altra prova. I giocatori nuovi bisogna adattarli, coccolarli, inserirli “allo sbaraglio” non aiuta. Prendete il caso di Milosavljevic che a noi è costato zero. Era capitano per tre anni di una squadra di serie A serba, centrocampista che segnava, gioca a tutto campo e può fare anche l’esterno. Arriva qui, non sa la lingua, non sa niente e catapultato lì fa il compitino. Mi chiedo come fa Amuzi, che ho visto a giocare bene nella U21 a Locarno, a disputare una partita importante come quella di Zurigo senza aver mai fatto un’amichevole con i compagni, non sa quando inserirsi eccetera. E allora che fa? Fa il compitino, con un po’ di remore e magari lo sbaglia anche. Ci sono delle situazioni psicologiche che quando si perde si amplificano. Facciamo l’esempio che la rosa non sia all’altezza (ma io non lo credo): ci può essere una presa di coscienza che bisogna spremersi ancora di più per raggiungere l’obiettivo: noi vogliamo restare in Super League. Sappiamo che è difficile, siamo passati dalle stelle alle stalle. Come l’anno scorso abbiamo fatto l’exploit quest’anno possiamo anche andare a fondo. Però penso che abbiamo davanti 15 giorni per prepararci, scambiarci opinioni e da qui in avanti parliamo solo delle cose che arriveranno. Del Basilea contro il quale magari facciamo un mezzo risultato che ci aiuta. Ho sempre sperato, lo dico onestamente, di fare qualche punto in Europa non per guadagnare 120 o 140 mila euro ma semplicemente perché ci avrebbe dato grande morale per il campionato. Una condizione psicologica che nasce o si spegne dai risultati. Specie per noi che abbiamo fatto delle partite contro squadre che ci hanno solo aspettato nella loro metà campo, speculando su un nostro errore. E abbiamo fatto la figura dei fessi e questo non ti aiuta sul piano del morale e della testa.”

-Ha detto che non ha mai pensato di cambiare Tami, però dopo la partita con il GC aveva affermato che dopo le successive tre partite avrebbe tratto le sue conclusioni. Era una dichiarazione solo dovuta all’adrenalina?

“Ho detto così ma non  ho parlato di Tami. Mi son detto: dopo le tre partite, se le perdiamo, dobbiamo far qualcosa. E questo sto facendo. Ho fatto lunghe riflessioni e credo che lo statu quo e la presa di coscienza che vorrei che ci fosse in tutti, siano una soluzione alla crisi. Dopo le tre partite ho deciso di fare questa conferenza stampa per compattare tutti perché, e lo ripeto, Lugano e il calcio sono un bene di tutto i ticinesi. Senza la Super League anche il lavoro dei media sarebbe diverso. Dobbiamo aiutarci e crederci”.

-A inizio stagione quando spiegavi la scelta di Tami avevi detto che dopo l’adrenalina dell’anno passato c’era bisogno di tranquillità. La pensi ancora così e che Tami possa dare questa tranquillità?

“Penso che la possa dare e che la stia dando. Un altro allenatore in queste situazioni avrebbe potuto perdere la testa. Una volta uno è scappato proprio da Lugano, un altro accendeva la luce e faceva vedere i fantasmi ai giocatori. Ne abbiamo viste di tutti i colori. Pier è una persona seria, ha una certa esperienza. E’ una persona con i suoi limiti come tutti e davanti a una squadra che parte a mille e da spettacolo, poi perde una, due, tre partite, comincia a provare,  a far girare elementi e questo talvolta porta anche i giocatori a fare discussioni per un’esclusione. Sono cose che non devono più succedere. Dobbiamo essere solidali. Io per primo perché di errori ne faccio tanti. Ora non parlo più: ma vi assicuro che non sono partito alla fine del match di Zurigo per chissà quale motivo. Ho preso coscienza di quello che è successo in campo e non volevo fare inutili discussioni che non servono a niente”.

-Ha detto che ha fatto anche lei degli errori,  può essere più preciso?

“Di solito, lo dico con umiltà, gli errori li faccio soprattutto a livello verbale. In fondo in fondo tutti lo sanno che se posso fare e dare qualcosa lo faccio.  Poi è evidente che talvolta a parole sono un po’ un elefante in una cristalleria e dico cose che potrei fare a meno di dire. Ma in questo momento da parte mia ci sono uno o due passi indietro. Pur di fare il bene della società starò attento anche ai dettagli”.

-Ogni tanto si parla di gruppi interessati ad acquistare la società, tutto questo ti porta a resistere o a pensare di cedere?

“Onestamente dico che a me piace quello che faccio, ci ho messo e ci metterò l’anima. Evidentemente ci sono gruppi che si fanno vivi ma che dietro non hanno niente. Una persona mi chiede un appuntamento e arrivano in quattro, un procuratore, uno che vorrebbe fare l’allenatore e un altro il direttore sportivo: alla fine non c’è niente di serio. E inoltre penso che una società come il Lugano debba essere gestita nel limite del possibile da persone locali. Abbiamo fatto molto in questo senso creando una società sana e non è poco anzi è quasi un problema: spesso chi viene preferirebbe comperare società con i debiti almeno non deve metterci soldi. Stiamo cercando di costruire una rete: l’accordo fatto con il Chiasso sta andando alla grande. Abbiamo lì almeno quattro o cinque nostri giocatori che stanno facendo bene e hanno una direzione tecnica alla quale mi permetto veramente di fare i complimenti. Stanno lavorando bene e rendono anche a noi un bel servizio. Se andrò avanti o no dipende da chi si presenta: se è qualcuno che mi paga la società, la vendo anche. Se si presenta qualcuno che vuol entrare e dare una mano è ancora meglio, resto in sella e non ho tutto il peso sulle spalle. Sono pronto a tutto. Non vado a cercare nessuno, però voglio concretezza, non gente che  viene a raccontarmi barzellette”.

-Come mai avete venduto Schäppi a una concorrente diretta?

“In primo luogo l’avevamo acquistato gratuitamente e dal momento in cui l’allenatore ha chiesto Daprelà, tenere anche Schäppi a fare il terzo terzino non mi sembrava veramente giusto anche verso il ragazzo. Non credo che nel Thun vada a fare il titolare. Comunque probabilmente ci guadagneremo 130 mila franchi. Non puoi prendere un ragazzo dalla Svizzera interna, portarlo in Ticino e fargli vedere il campo solo ogni tanto con la U21, dal momento che abbiamo anche Daprelà.”

-Anche perdendo con il Basilea quindi Pier Tami resta?

“Si Tami resta. Non ho mai contattato nessuno. Se poi si ricama perché c’era in tribuna Ballardini, che non ho neanche visto e non se nemmeno chi sia… vengono qui tanti allenatori a seguire le partite. Non mi passa nemmeno nell’anticamera del cervello di cambiare tecnico. Anche perché, e questo fa parte delle riflessioni che ho fatto, cambiando staff -al di là dei costi che al limite pur di salvarti li sopporti anche- non sai come lavorano mentre Tami e i suoi lavorano benissimo. In vita mia sono sempre cresciuto con gli errori e anche Tami, pur se ha commesso errori, li ha immagazzinati, li sta elaborando e arriverà alla soluzione come auspichiamo tutti.”

-Dici che lo staff sta lavorando bene ma può trovare il famoso “qualcos’altro”?

“Bisogna dire che non è che tutti gli allenatori sono come quello dello scorso anno. Uno può arrivare alla soluzione anche per un’altra strada. Credo che  il rispetto, il comportarsi da signori, conoscere il calcio, lavorare bene con tutti noi che facciamo un passo indietro senza metterlo in difficoltà, possano permettere a Tami di darci soddisfazioni. Poi non c’è mai certezza, ma credo che sia più facile arrivare all’obiettivo con Tami che con un altro che non conosci, non sai come lavora e via dicendo.”

-Volevo sapere dai giocatori se hanno capito cosa sta succedendo, cosa manca rispetto all’anno scorso?

SABBATINI: “Anche noi stiamo cercando delle spiegazioni. Se avessimo capito cosa non va avremmo fatto dei risultati diversi nelle ultime settimane. Stiamo dando tutto, quello penso che si sia percepito.  Poi c’è la sfortuna, ci sono i gol mancati, perché le occasioni comunque le creiamo. E ci sono gli errori individuali, anche io ne ho fatti. Tutti siamo sulla stessa barca e a volte in una gara questo penalizza il risultato. Per fare un esempio contro il Grasshopper la partita l’abbiamo dominata. se avessimo concretizzata la chiara occasione con Gerndt e se poi io fossi stato un pochino più attento sulla  scivolata in area del rigore, la partita avrebbe avuto un esito diverso. “

RENZETTI: “Anche a questo proposito ho fatto delle riflessioni. Se la squadra non  avesse mai giocato, se fin dall’inizio del campionato non avesse fatto vedere niente, allora sì che sarebbe grave. Siamo andati a Losanna e abbiamo vinto con una gara brillante, il primo tempo con il San Gallo è stato una poesia. Con lo Zurigo ci hanno annullato un gol valido e avevamo giocato meglio di loro che sono terzi in classifica. Con il Thun, che tra virgolette è una  concorrente diretta, non gli abbiamo fatto veder palla, abbiamo giocato e segnato. Il problema è che quando succedono gli episodi dei quali parlava Jonathan prima cresce la paura, ti pesa il pallone, non prendi la responsabilità di fare un passaggio. Il tecnico magari comincia ad avere dubbi ed è lì che si entra nel buco nero. Ma come base di partenza la squadra è capace di giocare. Abbiamo visto il primo tempo con la Steaua Bucarest:  se alla pausa mi avessero detto che perdevamo la partita non ci avrei creduto. Eppure è andata così. Ci sono anche altri elementi: se  avessimo giocato a Cornaredo con 5 o 6 mila persone e fossimo andati al riposo in vantaggio giocando come avevamo giocato, sono quasi  certo che non avremmo perso la gara. Invece lì con poca gente e un campo non bellissimo abbiamo perso e io dopo il primo tempo ero esaltato, mi sembrava di sognare”.

SULMONI: “I giocatori che non hanno ancora capito la situazione lo dovranno fare nel giro delle prossime due settimane, toccherà a noi esperti  spiegare che bisogna fare, come ha detto il presidente, al minimo un passo indietro se non di più. Il passato nel calcio conta poco o nulla. Chi sta ancora vivendo dei successi del campionato scorso, sta sbagliando. Bisogna ripartire da zero, impegnarsi quotidianamente per raggiungere gli obiettivi che vogliamo raggiungere. In quanto ai limiti societari che il presidente ha paventato posso solo dire che  a Lugano si lavora veramente bene. La società sta crescendo tanto. Porto un caso concreto: Alexander Gerndt è arrivato da un club blasonato e ricco ed è rimasto favorevolmente impressionato per come qui si curano anche piccoli dettagli, ad esempio dopo l’allenamento troviamo sempre nello spogliatoio della frutta fresca, non è da tutte le squadre avere questa sensibilità che viene molto apprezzata dai giocatori. Quindi noi non possiamo chiedere di più alla società , ci tratta già fin troppo bene”.

-Si può affermare che l’Europa League sia ormai quasi un fastidio calcolando le energie fisiche e mentali che comporta con le trasferte a Lucerna e via discorrendo?

RENZETTI: “Un’altra riflessione che ho fatto è che fosse un fastidio. Poi mi sono detto: il milione lo stiamo pagando, quindi non cambia niente. Ma l’Europa League al di là della fatica e delle  trasferte (e la più lunga l’abbiamo ormai fatta) può essere un’opportunità. In caso di risultato positivo può darci linfa per il campionato. Può rivelarsi una leva, dimentichiamo i problemi che ci ha causato e concentriamoci sul buono che ci può portare.”

SABBATINI: “Noi la viviamo al massimo, nessun giocatore pensa che sia un peso. Fisicamente io che sono stato uno che ha giocato di più, mi sento bene. Poi magari è un fattore mentale che cambia a seconda dell’esito della partita”.

-Hai fatto una tabella di qui a Natale: dove volete arrivare?

RENZETTI: “Quello che auspico, ragiono sempre nei minimi termini, è che a Natale fossimo almeno vicino ad altre squadre,  vorrei avere un girone di ritorno arrembante e non deprimente. Siamo consapevoli degli impegni e del momento duro ma senza farci idee strane dobbiamo restare attaccati al treno. Poi avremo un mese o due per resettarci, l’EL sarà finita e per quel poco che possiamo fare sul mercato, senza promettere niente, vedremo di fare un bel girone primaverile”.

SULMONI: “I giocatori scendono in campo per vincere ogni partita senza farsi aspettative o calcoli. Vogliamo vincere con il Basilea tra due settimane. Visto che ho l’occasione di parlare ai giornalisti vorrei ringraziare da parte dei giocatori coloro che parlano in modo corretto di noi, analizzando correttamente il nostro lavoro e che non ricercano il clic o l’audience pubblicando articoli o trasmettendo interviste subdole che ci tolgono energia. Anche noi come giocatori riceviamo poi messaggi da parte di conoscenti ecc. Il Lugano in questo momento ha bisogno dell’aiuto di tutti, voi compresi. E’ un bene da difendere anche  per quei ragazzi che stanno ora allenandosi con la Scuola calcio qui sotto e che sognano di giocare in un Lugano in Super League e non in CL o in Prima Lega.”

RENZETTI: “Desideravo prima di chiudere ringraziare i  ticinesi che hanno intrapreso la trasferta a Lucerna. Hanno veramente dimostrato un attaccamento eccezionale, con il Gottardo chiuso, lo stadio vuoto, la partita alle 19 (orario non facile) e la diretta tv. Sobborcarsi la trasferta, tornare sul passo con cinquanta semafori, non era evidente:  veramente grazie a tutti.”

Foto: TiPress

 

 

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